Intesa, connessione e attrazione, presupposti dell’amore……..

Dely è un tavolino rotondo con tre gambe e un piano in noce, in frassino oppure in marmo.
La struttura è composta da tre listelli di legno di eguale lunghezza appoggiati a terra dalle cui estremità si alzano le tre gambe sulle quali poggia il piano.
L’amore è anch’esso un piano di varia natura poggiato su tre gambe tra loro interconnesse, che sono l’Intesa, la connessione e l’attrazione.
Intesa intellettuale, connessione emotiva, attrazione fisica sono quindi i presupposti su cui si basa il rapporto fra due persone.
Condizione che può evolversi in una vera e propria impresa familiare o restare nella fase iniziale, entrambe, se vissute intensamente, sono espressione di passione.
Facendo un’ardita allegoria fra un tavolo e l’amore, si può immaginare che l’avvio e la gestione di una vera e propria impresa familiare, comporta significative sfide e difficoltà.
Per far prosperare un’attività imprenditoriale è essenziale disporre di elementi chiave come idee originali, ferrea volontà, determinazione costante, impegno assiduo, risorse finanziarie adeguate e un mercato che accolga con entusiasmo l’offerta proposta.
L’impresa familiare, tuttavia, introduce ulteriori elementi di complessità, perché per sua natura, è l’incarico più arduo che probabilmente due persone possano assumersi.
Le relazioni personali intensificano il peso delle decisioni nella famiglia, poiché influenzano non solo l’assetto economico ma anche quello emotivo.
Tuttavia, è cruciale non perdere di vista che prima di tutto, una famiglia si realizza solo e unicamente quando due persone si amano, quando il loro amore, come un piano, poggia saldamente su quelle tre gambe che ne garantiscano la stabilità.
A prescindere da qualsiasi condizionamento pregiudiziale, l’Intesa, la connessione e l’attrazione sono e resteranno sempre il punto di partenza, la base del rapporto fra due persone.
Se l’amore è stabile e ben piantato, allora le sfide come il lavoro, la gestione dei figli, il raggiungimento dei successi e la risposta agli imprevisti, possono essere affrontati con un approccio più unito e coordinato.
Liberarsi dalla retorica opprimente, è ricordare che la famiglia è definibile principalmente attraverso l’amore iniziale di due persone, l’unica condizione che consente di affrontare i venti e gli eventi della vita.
Firenze 13 maggio 2024

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https://www.diotti.com/it/tavolino-rotondo-tre-gambe-dely.html

La solidarietà si configura come un pilastro fondamentale nel tessuto di ogni società moderna e civile, fungendo da emendamento etico per la costruzione di una collettività più inclusiva e giusta. In questo contesto, l’angolo visivo si allarga sulla valorosa azione dell’organizzazione Lions, che rappresenta un esempio concreto di come il volontariato possa trasformare la connessione umana in azioni significative per il benessere collettivo.
Il progetto Casa Marta ha visto i Lions della Toscana collaborare strettamente con la Fondazione Casa Marta per l’istituzione del primo Hospice Pediatrico nella regione, la cui apertura è prevista nel 2025.
Questo esemplare centro di cura sorgerà a Firenze in Via Cosimo il Vecchio, strategicamente posizionato nelle vicinanze dell’Ospedale Meyer.
Grazie all’impegno incessante e alla generosità dei membri Lions, sono stati raccolti quasi 300.000 euro, destinati all’essenziale acquisto e installazione degli arredi della nuova struttura.
Tra questi si annovera un sofisticato ascensore montalettiche, che garantirà un essenziale collegamento tra il piano terra e il primo piano.
I fondi hanno inoltre supportato la creazione di un padiglione esterno multifunzionale, che emerge come un elemento architettonico di fondamentale importanza.
Questo spazio, destinato a ospitare attività culturali, di svago, ricreative e sociali, permetterà ai familiari e agli amici dei piccoli ospiti dell’hospice di partecipare attivamente nella vita dei loro cari in uno spazio autonomo e indipendente dal corpo principale della struttura sanitaria.
Quest’ultimo, infatti, nella sua natura altamente specialistica, pone requisiti stringenti di protezione e sicurezza che altrimenti limiterebbero la realizzazione di determinate attività.
Questa incisiva iniziativa dei Lions non solo migliorerà la qualità della vita dei pazienti pediatri e delle loro famiglie, ma rappresenta anche una finestra attraverso la quale l’organizzazione si mostra alla città, dimostrando come la solidarietà, quando organizzata e sostenuta da una comunità coesa, possa realizzare meraviglie, trasformando la visione di un mondo migliore in una tangibile realtà.
I&f Arte Cultura Attualità / Italia&friends / Italia&friends Toscana / Fondazione Casa Marta
https://www.fondazionecasamarta.it/

L’umorismo, la satira e l’ironia possono facilitare la comunicazione e la comprensione umana…….

Il desiderio di ridere e far sorridere attraverso la satira, l’umorismo e l’autoironia, riveste un ruolo cruciale nell’educazione che ho ricevuto da mio padre.
Egli mi ha trasmesso la visione di queste pratiche non come mere forme di intrattenimento, ma come veri e propri strumenti di comunicazione e comprensione umana.
Tuttavia, è fondamentale distinguere tra l’uso autentico di queste tecniche per socializzare, tessere relazioni, sollevare gli spiriti e l’uso distorto che può scivolare nel protagonismo egocentrico.
La satira, l’umorismo e l’autoironia, quando nelle intenzioni sono impiegati con sensibilità e consapevolezza, hanno il potere di smussare gli angoli più duri della realtà, offrendo un rifugio sicuro dove le verità scomode possono essere esplorate e condivise con leggerezza.
Questo approccio non solo alleggerisce il peso dei problemi quotidiani ma promuove anche una connessione empatica tra le persone, facilitando così un dialogo più aperto e onesto.
Al contrario, il protagonismo mascherato da umorismo rappresenta un’insidia significativa. Questa forma degenerata tende a mettere in evidenza il narratore piuttosto che il messaggio, spostando l’attenzione dal fare sorridere gli altri al desiderio di essere al centro dell’attenzione.
In questo scenario, l’umorismo perde la sua innocenza e si trasforma in uno strumento di auto-promozione o, peggio, di derisione verso gli altri. Naturalmente comprendere le differenze è una condizione dovuta in chi ascolta, cogliere l’intento originale dell’umorismo, saper discernere tra essere spettatori di una manifestazione egocentrica o interlocutori di un gioco volto alla leggerezza anche questo è un modo per capire i comportamenti umani e l’indole delle persone. L’ egocentrismo può anche isolare e allontanare le persone, creando barriere invece di abbatterle, come invece avviene quando il sorriso diviene il solo protagonista .
Mantenere una chiara distinzione tra l’aspirazione a condividere un sorriso genuino e la tentazione di utilizzare l’umorismo per scopi egoistici può fare la differenza tra un’esistenza ricca di vere risate condivise e una vita di solitudine dissimulata dietro una maschera di superficialità.
La consapevolezza e la riflessione continua sull’intento e sull’effetto del nostro senso dell’umorismo sono cruciali per navigare con successo tra queste acque.
Coltivare la capacita che permetta di discernere le differenze tra il contribuire ad una maggiore e migliore socializzazione e il cercare l’approvazione personale, è una sfida che richiede introspezione e maturità emotiva.
L’opera buffa lirica che sembra avere delle connessioni con il ruolo dell’umorismo, della satira e dell’autoironia è “Il barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini, che evidenzia come l’umorismo e la satira possano facilitare la comunicazione e la comprensione umana, promuovendo un approccio leggero a situazioni potenzialmente pesanti e conflittuali, ed enfatizzando l’importanza dell’empatia e del dialogo aperto.
Firenze 11 maggio 2024

Don Basilio – La Calunnia da Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini

I veri marinai sanno che comprendere la natura del vento è fondamentale per una navigazione sicura e proficua.
Similmente, nel vasto mare delle relazioni interpersonali, è cruciale riconoscere che, proprio come il vento, anche le parole possono cambiare le nostre rotte.
La capacità di gestire, affrontare e utilizzare il vento è parallela alla capacità di navigare tra le parole e le opinioni altrui.
Fidarsi ciecamente senza cercare verità o seguire senza vedere chiaramente i fatti può essere rischioso, tanto quanto navigare a occhi chiusi.
Nella vita, come in mare, il vento può sia aiutarci sia ostacolarci: può offrire un sollievo o può annientarci con la sua forza devastante.
Chi è in balia del vento, sia in mare che nei rapporti umani, si lascerà sempre trasportare dalla corrente delle circostanze senza avere il controllo della propria direzione.
“La calunnia è un venticello” una famosa aria tratta dall’opera “Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini che ci ricorda come spesso nelle relazioni umane, la calunnia e i malintesi possano diffondersi facilmente, crescendo in intensità e causando devastazione, proprio come un vento che inizia con una leggera brezza e si trasforma in tempesta.
In questo contesto, il vento diventa un’allegoria potente: simboleggia le forze invisibili ma potenti che possono influenzare le nostre vite.
Riconoscere e interpretare queste forze è essenziale per ogni navigatore della vita che desidera mantenere il controllo del proprio percorso.
Il vento, così come descritto da Alan Oisrak nel suo “Vento” : “Vento, voce unica e incontrastata della natura sovrana, con il tuo canto, a volte come dolce sussurro, a volte come urlo impetuoso, imponi il suo inappellabile volere.”
I marinai della vita, attenti e saggi, sanno che, per mantenere la rotta desiderata, devono comprendere sia la brezza leggera della calunnia sia gli uragani delle verità indiscutibili.
Attraverso la poetica stagione delle ciliegie ceche che esplode nei suoi frutti, impariamo a discernere e rispettare il valore e le potenzialità del vento, così fondamentali nelle nostre interazioni umane e nella navigazione del mare della vita.

Per ulteriori riflessioni visitate il blog dell’autore, Alan Oisrak, al seguente link : Blog di Alan Oisrak.

La Città che vorrei è organizzata, accogliente, funzionale e sicura.
Come riuscirci, certamente non con le parole e le promesse, ma con idee, progetti e le concretizzazioni pianificate a breve, medio e lungo termine.
Nell’ingresso del Museo “Opera del Duomo di Firenze” c’è un manifesto in cui sono scritte le parole Innovazione, Conservazione, Valorizzazione.
È da queste parole che bisogna partire.
l’Italia ha bisogno di Innovazione, l’Italia ha necessità di Conservazione, l’Italia ha impellenza di Valorizzazione, tutto questo è possibile solamente se si ha una visione olistica, strategica unitaria e un comune obiettivo.
Questa sera, 10 maggio 2024, tornando a casa mi sono emozionato nel vedere persone di ogni età partecipare emotivamente ad un momento musicale di forte coinvolgimento, ebbene si è proprio questa la città che vorrei, una città che sappia offrire e accogliere.
Riccardo Rescio

Vi consigliamo di leggere “Le Città del futuro, tra conservazione e innovazione” di Riccardo Rescio
Articolo pubblicato sul n°24 di novembre/dicembre 2022, della Rivista bimestrale “Idee di Governo”
https://italiaefriends.wordpress.com/2023/04/02/le-citta-del-futuro-tra-conservazione-e-innovazione-di-riccardo-rescio/

Artista che esegue il brano Hallelujah è Alfjo Greco
https://www.facebook.com/alfonsogrecomusic

Il giuramento di fedeltà alla Costituzione da parte dei membri delle Forze Armate Italiane non è solamente una formalità, ma rappresenta un impegno solenne che permea ogni aspetto della vita militare e riflette l’essenza stessa del servizio dedicato alla nazione.
Questo giuramento avviene in un contesto di profonda reverenza verso i principi fondamentali dello Stato, ribadendo l’ incondizionata sottomissione alla legge suprema del paese, la Costituzione italiana.
Davanti a tale impegno, il dissociarsi pubblicamente dai valori costituzionali assume una gravità senza pari, non solo perché rappresenta un evidente abbandono del dovere giurato, ma anche perché pone le premesse per azioni che possono condurre a conseguenze legali severe.
La lealtà alla Costituzione non è una scelta discretiva, ma un obbligo incancellabile per chi indossa l’uniforme.
Le forze armate, in quanto pilastri dell’integrità nazionale, hanno il dovere di mantenere e proiettare un’immagine che sia conforme ai principi di onestà, rispetto e dignità.
Ogni atto di dissenso che si discosti da questi valori non solo mina l’autorevolezza di chi lo esprime, ma compromette l’integrità dell’intera istituzione che rappresenta.
Tali comportamenti, quando esposti pubblicamente, possono trasformare in modo negativo la percezione delle forze armate da parte della società.
In un’era dove i media e la politica spesso si trasformano in palcoscenici di confronto e spettacolarizzazione, è fondamentale ricordare che i dibattiti riguardanti questioni di tale delicatezza dovrebbero essere gestiti con la massima discrezione e, ove necessario, all’interno delle strutture appropriate come la magistratura militare. Questo aiuterebbe a prevenire l’escalation mediatica e politica che può seguire certe dichiarazioni o atti controcostituzionali.
Le leggi, le norme e i regolamenti militari sono, pertanto, molto più che semplici direttive, sono la base su cui si costruisce la disciplina militare, essenziale per la sicurezza e l’ordine interno del paese.
Ogni membro delle forze armate, indipendentemente dal grado, è tenuto a un rigido rispetto di queste norme, con la consapevolezza che il loro ruolo è cruciale per il mantenimento delle fondamenta democratiche e legali della nazione.
Di fronte alla crescente polarizzazione e ai conflitti interni, l’Italia si trova, ora più che mai, a un bivio critico.
La scelta è tra il persistere in una strada segnata da divisioni interne o il ristabilire un dialogo costruttivo fondato sull’unità e il rispetto reciproco.
Per preservare la coesione sociale e le basi democratiche sulle quali la Repubblica Italiana è costruita, è imperativo che ci sia un impegno collettivo verso la riconciliazione delle differenze e la promozione di un consenso che unisca la nazione.
Firenze 5 maggio 2024

Come membri della Associazione di Promozione Sociale “Assaggia l’Italia ApS”, ci impegniamo a promuovere attivamente attraverso il nostro Network Italia&friends tutte le peculiarità che caratterizzano le Terre Uniche delle 20 Regioni d’Italia.
Il nostro obiettivo è censire, tutelare, valorizzare e comunicare l’incantevole patrimonio culturale, enogastronomico e paesaggistico che contraddistingue l’Italia.
Riteniamo che comunicare e condividere le meraviglie delle nostre terre non sia semplicemente un piacere, ma una vera e propria missione.
Ogni regione, ogni città, ogni borgo racchiude una storia millenaria da valorizzare e tramandare alle generazioni future.
Ci impegniamo a promuovere il turismo in ogni sua forma e manifestazione nel rispetto le tradizioni locali, dell’ambiente e che favorisca lo sviluppo economico delle rispettive comunità.
L’opportunità di vivere in Italia, che sia per nascita o per scelta, va onorata e celebrata in modo continuativo e costante, attraverso la conoscenza, la tutela, la valorizzazione e la comunicazione delle nostre radici e dell’identità nazionale.
Sosteniamo l’importanza della diversità culturale e gastronomica come fonte di arricchimento per la società italiana.
Promuoviamo l’inclusione, il rispetto reciproco e la valorizzazione delle differenze come pilastri fondamentali della nostra azione promozionale.
Insieme, ci impegniamo a creare connessioni tra le diverse realtà regionali, a favorire lo scambio di esperienze e conoscenze, e a costruire ponti che uniscano le nostre Terre Uniche in un’unica, splendida sinfonia di culture, tradizioni e sapori.
Riccardo Rescio
Presidente “Assaggia l’Italia ApS”
Associazione di Promozione Sociale no profit

Franco Di Mare

Sarebbe opportuno e quanto mai necessario riflettere sull’importanza della coerenza e della responsabilità nel contesto della politica, delle istituzioni e dei mezzi di comunicazione.
La domanda è se ci sia davvero una congruenza tra le parole pronunciate e le azioni compiute da coloro che detengono il potere, qualunque esso possa essere, notando quanto sia scorretto illudere, raggirare pretestuosamente e impunemente le persone, restando comodamente al sicuro dietro ruoli e mansioni, senza responsabilità alcuna.
Particolarmente critico è il modo vergognoso con cui spesso si fa uso della discrezionalità nelle funzioni istituzionali, una possibilità reale sempre o comunque molto spesso utilizzata in modo restrittivivo, condizione fortemente lesiva della fiducia dei cittadini.
Il caso di Franco Di Mare, noto giornalista e conduttore televisivo italiano e uno dei corrispondenti più affidabili e apprezzati, specialmente in zone di conflitto, la cui carriera è stata prevalentemente legata alla Rai, la televisione pubblica italiana.
Durante gli anni, Di Mare, noto per la sua capacità
di trasmettere con empatia e precisione le difficili realtà che ha documentato, si è guadagnato il rispetto e la fiducia del pubblico.
Oltre al suo lavoro di reporter, Franco Di Mare ha anche ricoperto il ruolo di conduttore in diversi programmi di successo su Rai 1, come “Unomattina” e “Linea Verde”.
La sua capacità di connettersi con gli ospiti e il pubblico, unita a una solida competenza giornalistica, ha contribuito al successo di questi programmi.
Franco Di Mare è solo l’ultimo in ordine cronologico di una lunga serie di casi di persone che si sono ammalate e che hanno perso la vita per lavoro a cui non viene riconosciuta la causa di servizio.
Una gravissima mancanza di responsabilità e di sprezzante indifferenza verso chi espletando il proprio lavoro subisce le conseguenze di gravi patologie.
Tutto questo ci deve indurre a riflettere sull’inalienabilita della coerenza e della responsabilità per ogni singolo individuo e soprattutto per chi svolge funzioni istituzionali pubbliche e private.
Coerenza e responsabilità nel ruolo svolto e anche per non incorrere nel grave reato di omissione di soccorso, non perseguendo chi non si fa carico di attuare le leggi e le norme previste a tutela della salute in generale e quelle più specifica sul lavoro.
Sarebbe opportuno manifestare la comune indignazione nei confronti di chi si rende colpevole dei più svariati, scorretti a volte illeciti comportamenti, ma soprattutto diviene opportuno indicare le vere colpevoli mancanze di coloro che, occupando posizioni di potere, non perseguono adeguatamente tali comportamenti, preferendo seguire percorsi che violano le norme e i valori etici, utilizzando sotterfugi e scappatoie lesive della dignità della persona.
La coerenza e la responsabilità, sono condizioni essenziali ed inalienabili per garantire equità e giustizia all’interno della società.
Firenze 4 maggio 2024

Nel corso della vita, ogni individuo attraversa numerose fasi e assume vari ruoli che contribuiscono alla sua costante evoluzione.
Una volta, forse, eravamo bambini spensierati, adolescenti ribelli, o adulti in piena ascesa professionale.
Ognuno di noi, nel suo piccolo, ha sperimentato diversi stadi dell’esistenza, ciascuno caratterizzato da specifici tratti distintivi e situazioni uniche. Questo processo di metamorfosi, lungi dall’essere motivo di nostalgia o rimpianto, dovrebbe essere visto come una testimonianza della nostra ricca trama vitale.
In effetti, la vita di ciascun individuo è segnata da innumerevoli trasformazioni.
Alcuni di noi hanno conosciuto la bellezza nella sua forma più pura, altri hanno assaporato le potenzialità della ricchezza, la forza potere o l’euforia della celebrità.
Indipendentemente dalle qualità o dalle posizioni che abbiamo occupato, tutti partiamo da un comune denominatore, l’infanzia e la giovinezza, periodi in tutto concorre alla formazione del nostro essere e del nostro addivenire.
Con il susseguirsi degli anni, queste esperienze si stratificano, creando un mosaico di ricordi, apprendimenti e realizzazioni personali.
La vera ricchezza, tuttavia, non risiede tanto in quello che siamo stati, quanto nella consapevolezza del nostro continuo divenire. Troppo spesso dimentichiamo che la capacità di adattarsi e cambiare è in sé un’abilità preziosa, che ci permette di affrontare le sfide future con una maggiore saggezza ed equilibrio.
La chiave per una vita pienamente realizzata risiede nell’abbracciare ogni fase del proprio percorso senza rimpianti, riconoscendo che ogni periodo della nostra vita ha il suo valore intrinseco.
Sia che si tratti di gioie che di difficoltà, ogni esperienza contribuisce a definire chi siamo. Cambiare, dopo tutto, è un segno di crescita e di adattamento, un aspetto fondamentale della condizione umana.
In questo senso, mantenere una prospettiva positiva sul nostro passato, riconoscendo ogni fase come un capitolo essenziale del nostro libro della vita, ci permette non solo di apprezzare chi siamo oggi, ma anche di accogliere con entusiasmo chi potremmo diventare domani.
In questo modo, la consapevolezza di “continuare ad esserci” si trasforma in un impegno attivo verso il proprio sviluppo personale e un invito a valorizzare ogni nuovo inizio, indipendentemente dalle sfide che esso possa presentare.
Firenze 3 maggio 2024

Ph Veronica Triolo
1° maggio 2024

Nel cuore del Quartiere 3, prende vita “Casa PFF”, un innovativo centro di benessere e aggregazione destinato alle atlete della Pallacanestro Femminile Firenze.
Questo progetto, sostenuto dalla Fondazione CR Firenze, emerge nell’ambito del Social Innovation Jam, una parte integrante dell’iniziativa “Siamosolidali” e realizzato in collaborazione con Impact Hub Firenze e Feel Crowd, con il patrocinio di Regione Toscana, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze e Coni Toscana.
Parte integrante del progetto è la raccolta fondi per “Casa PFF” che ha lo scopo di creare un ambiente dove le atlete possono non solo allenarsi ma anche ricevere un sostegno multidisciplinare fondamentale.
Tra i servizi offerti, “Casa PFF” prevede incontri con psicologi, fisioterapisti, nutrizionisti e tutor scolastici.
Inoltre, il centro è dotato di un’area studio dedicata e un’area relax con cucina, progettate per promuovere un equilibrio tra le esigenze sportive e quelle personali delle atlete.
Questo spazio vuole quindi essere più di un semplice luogo di allenamento, mira a diventare un punto di riferimento per il benessere fisico, mentale e sociale delle giovani sportive.
L’obiettivo è formare atlete non solo eccellenti nella prestazione ma anche equilibrate e appagate nelle loro vite quotidiane.
Con il raddoppio delle donazioni garantito dalla Fondazione CR Firenze al raggiungimento dell’obiettivo minimo di 10.000 euro, “Casa PFF” rappresenta un modello virtuoso di come lo sport possa fungere da catalizzatore di solidarietà e inclusione sociale, rafforzando il legame tra il benessere individuale e quello della comunità.
Tutto questo è stato illustrato nella conferenza stampa di venerdì 3 maggio 2024 nella sede della Fondazione CR Firenze, in Via Bufalini a cui hanno presenziato Maria Oliva Scaramuzzi Vice Presidente Fondazione CR Firenze, Francesco Casini Presidente di Pallacanestro Femminile Firenze, Cosimo Guccione Assessore allo sport, politiche giovanili del Comune di Firenze,
Serena Perini Presidente del Quartiere 3 di Firenze.
Firenze 3 maggio 2024

Credito immagine
Firenze Fuori

“Tutti un tempo siamo stati qualcosa o qualcuno che oggi non siamo più”
di Riccardo Rescio

Nel corso della vita, ogni individuo attraversa numerose fasi e assume vari ruoli che contribuiscono alla sua costante evoluzione.
Una volta, forse, eravamo bambini spensierati, adolescenti ribelli, o adulti in piena ascesa professionale.
Ognuno di noi, nel suo piccolo, ha sperimentato diversi stadi dell’esistenza, ciascuno caratterizzato da specifici tratti distintivi e situazioni uniche. Questo processo di metamorfosi, lungi dall’essere motivo di nostalgia o rimpianto, dovrebbe essere visto come una testimonianza della nostra ricca trama vitale.
In effetti, la vita di ciascun individuo è segnata da innumerevoli trasformazioni.
Alcuni di noi hanno conosciuto la bellezza nella sua forma più pura, altri hanno assaporato le potenzialità della ricchezza, la forza potere o l’euforia della celebrità.
Indipendentemente dalle qualità o dalle posizioni che abbiamo occupato, tutti partiamo da un comune denominatore, l’infanzia e la giovinezza, periodi in tutto concorre alla formazione del nostro essere e del nostro addivenire.
Con il susseguirsi degli anni, queste esperienze si stratificano, creando un mosaico di ricordi, apprendimenti e realizzazioni personali.
La vera ricchezza, tuttavia, non risiede tanto in quello che siamo stati, quanto nella consapevolezza del nostro continuo divenire. Troppo spesso dimentichiamo che la capacità di adattarsi e cambiare è in sé un’abilità preziosa, che ci permette di affrontare le sfide future con una maggiore saggezza ed equilibrio.
La chiave per una vita pienamente realizzata risiede nell’abbracciare ogni fase del proprio percorso senza rimpianti, riconoscendo che ogni periodo della nostra vita ha il suo valore intrinseco.
Sia che si tratti di gioie che di difficoltà, ogni esperienza contribuisce a definire chi siamo. Cambiare, dopo tutto, è un segno di crescita e di adattamento, un aspetto fondamentale della condizione umana.
In questo senso, mantenere una prospettiva positiva sul nostro passato, riconoscendo ogni fase come un capitolo essenziale del nostro libro della vita, ci permette non solo di apprezzare chi siamo oggi, ma anche di accogliere con entusiasmo chi potremmo diventare domani.
In questo modo, la consapevolezza di “continuare ad esserci” si trasforma in un impegno attivo verso il proprio sviluppo personale e un invito a valorizzare ogni nuovo inizio, indipendentemente dalle sfide che esso possa presentare.
Firenze 3 maggio 2024

Ph Veronica Triolo
1° maggio 2024

Alle ore 20.00 del 1° maggio 2024, alla Fortezza da Basso, si è conclusa l’88ª Mostra Internazionale dell’Artigianato, con un bilancio positivo in termini di affluenza di pubblico e di soddisfazione degli espositori.
Con oltre 65.000 visitatori, questa edizione si è contraddistinta come un grande successo, un catalizzante richiamo per gli appassionati e gli amanti dell’arte e del grande pubblico che si sono ritrovati a questo piacevole ed interessante appuntamento per scoprire le realizzazioni nel settore dell’artigianato italiano e internazionale, come da consolidata consuetudine della fiera dell’artigianato di Firenze.
L’appuntamento tradizionale con i migliori artigiani del mondo ha veramente conquistato un pubblico di piccoli e grandi, che hanno esplorato con entusiasmo all’interno dei padiglioni e delle sale del Quartiere Monumentale della fortezza medicea le innumerevoli proposte presente italiane e internazionali presentate.
La ricchezza del patrimonio italiano e l’artigianato esposto non solo hanno celebrato la nostra tradizione, ma hanno anche aperto nuovi orizzonti per la creatività e lo scambio culturale.
Calato il sipario su questa edizione, gli echi di creatività e passione espressi tra le mura della Fortezza da Basso continueranno a persistere, alimentando l’ispirazione e l’ammirazione per la bellezza dell’arte artigianale tradizionale.
La Mostra Internazionale dell’Artigianato resta il consolidato simbolo del duraturo incontro tra innovazione e tradizione, un legame che continua ad arricchire il tessuto artistico/culturale di Firenze, della Regione Toscana e dell’Italia tutta.
Firenze 1° maggio 2024

Firenze Fiera Mostra dell’Artigianato – Firenze Città di Firenze Regione Toscana Camera di Commercio di Firenze Fondazione CR Firenze CNA Firenze Confartigianato Imprese Firenze

Italia&friends Toscana

Rebecca Pelleri, una giovane ballerina fiorentina, ha coltivato la sua passione per la danza fin dai suoi primi passi presso il Centro Studi Danza e Movimento a Firenze. Dopo la sua formazione iniziale Rebecca si è trasferita a New York dove nel 2023 si è diplomata alla Martha Graham School of Contemporary Dance. Rebecca Pelleri ha scelto di vivere a New York per continuare a seguire la sua passione e coltivare la sua carriera nell’ambito della danza. Dopo il diploma, Rebecca ha avuto la preziosa opportunità di unirsi a prestigiose compagnie come la Martha Dance Company, il Buglisi Dance Theatre e il Movement Migration. Si è esibita in diversi festival sia nello Stato di New York che del North Carolina, partecipando anche a spettacoli di risonanza come l’evento della Maison Dior presso Sacks sulla Fifth Avenue insieme ai ballerini della Martha Graham Dance Company per l’inaugurazione del “Carousel of Dreams” lo scorso 26 novembre. Uno dei suoi lavori più recenti, “The Box (Solitary Confinement)”, è una performance intensa e drammatica che, attraverso la danza, esplora l’angoscia e la disperazione profonda provocate dall’isolamento dei detenuti politici in Iran. Questa forma estrema di privazione ha gravi conseguenze sulla salute mentale e fisica di coloro che vi sono sottoposti, come Toomaj, un rapper iraniano, e Vahid Afkari, che ha trascorso 1000 giorni in isolamento. La coreografia di “The Box” porta la firma di Tina Bararian, una poliedrica artista originaria dell’Iran, attiva come ballerina, coreografa, attrice e video maker residente a New York. Il loro incontro alla Martha Graham Center for Contemporary Dance ha dato vita a una fitta collaborazione, culminata nella realizzazione di progetti significativi. Questo eccezionale spettacolo sarà nuovamente in scena al teatro The Tank il 5, 9 e 12 maggio 2024, come parte di “57”, un evento che presenta una serie di coreografie firmate da Tina Bararian e interpretate non solo da Rebecca Pelleri ma anche da Lorenzo Guerrini e Nora Stancu.

Martha Graham School of Contemporary Dance

Martha Graham Dance Company

Castelnuovo di Garfagnana vanta una storia ricca e affascinante che risale all’epoca medievale. Fondata intorno al X secolo, la città ha giocato un ruolo importante nelle lotte tra le città-stato toscane.
Tra i monumenti più significativi di Castelnuovo di Garfagnana spicca la maestosa Rocca Ariostesca, un’imponente fortezza medievale che domina il paesaggio circostante.
Altri luoghi di interesse includono la Chiesa di San Pietro e il Palazzo Comunale, entrambi testimonianze dell’architettura rinascimentale.
Le attrazioni turistiche nei dintorni di Castelnuovo di Garfagnana sono numerose e variegate.
Gli amanti della natura potranno godere di escursioni nella splendida Riserva Naturale dell’Orecchiella, famosa per la sua flora e fauna uniche.
La Grotta del Vento è un sistema di grotte calcaree spettacolare aperto ai visitatori che desiderano esplorare le meraviglie sotterranee della regione.
Per quanto riguarda i festival, Castelnuovo di Garfagnana offre diverse celebrazioni tradizionali che riflettono la cultura e le tradizioni locali e anche eventi di spettacolo come “Mont’Alfonso sotto le stelle 2024” a luglio/agosto 2024 a Castelnuovo di Garfagnana e San Romano in Garfagnana (Lucca).
Senza ombra di dubbio Castelnuovo di Garfagnana è una destinazione affascinante che unisce storia, natura e tradizione in un mix unico che merita di essere esplorato.
Firenze 30 aprile 2024


Il cortometraggio “Backstage”, diretto da Gregorio Poli e Alessandro Teofano e prodotto da Gabriele Bassone con il sostegno dell’Accademia di Cinema Toscana, rappresenta un’ambiziosa esplorazione del panorama interiore di un artista alle prese con una tappa cruciale della sua carriera.
Il cortometraggio segue le ore ansiose che precedono la prima di uno spettacolo teatrale, mostrando il regista protagonista confinato nel suo piccolo appartamento, quasi soffocato dalle pareti che sembrano chiudersi intorno a lui.
Attraverso l’utilizzo di elementi surreali ben calibrati, i registi riescono brillantemente a illustrare il tumulto emotivo del personaggio, che si rifugia in un mondo di fantasia per sfuggire alle realtà opprimenti di una società implacabile.
Le paure e insicurezze del regista si materializzano in maschere demoniache, impiegando simbolismi potenti per rappresentare le battaglie interne che lo tormentano.
Questa scelta stilistica non solo eleva la narrativa, ma arricchisce anche il messaggio visivo del film.
Il quesito ancestrale al centro di “Backstage” indaga la reazione del protagonista al proprio isolamento: affrontare i demoni personali e rompere la barriera della propria bolla emotiva o rimanere segregato in essa, soggiogato dal gi seudizio altrui.
I registi hanno saputo tessere un racconto che sfonda il comune sentire, facendo leva sulla universalità dell’ansia sociale e della pressione lavorativa, tematiche che riecheggiano profondamente nelle esperienze di molte generazioni.
Inoltre, l’innovativo impiego delle maschere del teatro Nō giapponese arricchisce il film di un ulteriore strato simbolico.
Queste maschere, che differiscono dalle più note maschere teatrali occidentali, simboleggiano perfettamente i demoni che il protagonista deve affrontare.
La scelta di queste particolari maschere non solo sottolinea la gravità e la complessità delle sfide interne al protagonista, ma funge anche da ponte culturale, collegando artisticamente est e ovest nel contesto di una narrazione profondamente personale e introspectiva.
L’Accademia Cinema Toscana, con i progetti ad essa legati, si pone come una fucina di creatività e innovazione, offrendo ai giovani registi una piattaforma per esplorare e discutere tematiche importanti attraverso l’arte cinematografica. “Backstage” emerge come un esempio di come il cinema possa essere strumento di riflessione sociale e di introspezione personale, dimostrando come la cultura visiva possa efficacemente contribuire al dialogo tra le generazioni su argomenti contemporanei fondamentali.
Castelnuovo in Garfagnana 29 aprile 2024


Le spezie sono gli indispensabili additivi alimentari necessari per la preparazione delle pietanze che abbiamo imparato ad apprezzare dal momento che le abbiamo conosciute, gustate e apprezzate, ma oltre al gusto c’è anche un aspetto importante a cui attribuire la valenza di spezie, sono gli additivi naturali necessari per dare sapore alla vita.
L’amicizia, l’amore, il lavoro, la passione, la capacità di apprezzare il bello e buono che ci circonda, sono le spezie indispensabili per dare un senso al nostro quotidiano vivere.
Così come una selezione di spezie diverse può trasformare un piatto banale in un capolavoro culinario, così le esperienze emozionali individuali e interpersonali possono trasformare la nostra esistenza in un viaggio vibrante e pieno di sfumature.
Pensiamo all’anice stellato, con il suo profumo intenso e il sapore distintivo che armonizza dolcezza e piccantezza; è simile alla presenza di amici che offrono conforto e sostegno nei momenti di difficoltà o nella condivisione di una gioia.
Proprio come la cannella, che con il suo calore avvolgente trasmette un senso di comfort, di accoglienza e di gentilezza che possono avvolgere il nostro cuore e la nostra anima, creando un rifugio sicuro nella tempesta della vita.
E ancora come non considerare il sale, simile all’amore, l’additivo per eccellenza, necessario a volte indispensabile, che può divenire persino determinante quando manca come per il pane toscano, cambiandone completamente il sapore.
E poi lo zucchero, il dolcificante per ogni preparazione, paragonabile alla passione senza la quale ogni nostro fare sarebbe vuoto e inutile.
Similmente, il coraggio e la determinazione possono essere paragonati al peperoncino piccante, che aggiunge un tocco di ardore alla nostra esistenza, spingendoci ad affrontare le sfide con audacia e risolutezza.
Le spezie alimentari, con la loro capacità di trasformare e migliorare i sapori, trovano quindi un parallelo nelle emozioni e nei legami che arricchiscono le nostre interazioni umane.
In definitiva, tanto le spezie culinarie quanto le “spezie emozionali” sono essenziali per creare una vita appagante e significativa.
Combinando con attenzione e consapevolezza queste varie componenti, possiamo amalgamare un mosaico di esperienze uniche e coinvolgenti, trasformando la nostra esistenza in un banchetto sensoriale e emotivo da gustare pienamente ogni giorno.
Firenze 29 aprile 2024

La possibile integrazione alle direttive locali che contemplano ticket di ingresso nelle città, dovrebbe necessariamente prevedere la classificazione del turismo nostrano in categorie, che attraverso una normativa a valenza nazionale, possa finalmente dare regolamentazione certa al cosiddetto turismo di massa.
Le tipologie turistiche possibili individuate sono :
1) La T/Q, che sta per Turismo di Qualità: la categoria che include i viaggiatori ricchi e colti.
2) La T/S, la categoria del Turismo Selettivo, costituita da viaggiatori con grandi disponibilità economiche ma scarse conoscenze culturali.
3) La T/C, la categoria che comprende il Turismo Culturale, raggruppando viaggiatori informati, attenti e consapevoli.
4) La T/MF, la categoria che include il Turismo Mordi e Fuggi, che raggruppa la stragrande maggioranza dei viaggiatori del terzo millennio.
Questa importante classificazione permetterà un’accoglienza organica, adeguata, funzionale e diffusa.
Una volta individuate le classi di appartenenza, che devono essere necessariamente fissate dal legislatore, sarà necessario procedere nello stilare le norme finalizzate a prevenire quello che si ritiene il deprecabile fenomeno dell’overturismo.
Andando in controtendenza rispetto alle metodologie praticate in passato, le norme dovranno tendere a intervenire a monte, in modo preventivo, preciso e circostanziato.
Per ciò che concerne la prima tipologia turistica, la T/Q, vengono precisate ed elencate le peculiarità che i Turisti di Qualità devono necessariamente possedere :
A) Dimostrazione di capacità di spesa.
B) Possesso di un diploma di scuola superiore, che attesti conoscenze storico-umanistiche, da presentare presso le dipendenze diplomatiche del nostro Paese all’estero, per il rilascio del permesso preventivo di ingresso in Italia.
La seconda tipologia turistica, la T/S, è la classe che indica i turisti facoltosi e prevede le seguenti norme :
A) Obbligo di sottoscrizione di un documento vincolante, in cui si impegnano a alloggiare esclusivamente in alberghi, relais, resort extra-lusso e ristoranti rigorosamente stellati.
B) Obbligo di effettuare acquisti solo negli store dei grandi brand nazionali.
C) La sottoscrizione per l’ottenimento del visto preventivo di ingresso sul nostro territorio dovrà essere effettuata personalmente nelle sedi diplomatiche preposte nei paesi di provenienza, con la presentazione dei documenti fiscali pertinenti alle spese sostenute durante il soggiorno italiano per ottenere il rimborso dell’IVA.
La terza tipologia, la T/C, che enuclea i turisti acculturati prevede :
A) Effettuazione di un esame da superare per l’ottenimento del visto preventivo d’entrata in Italia, dimostrando conoscenze di storia generale, storia dell’arte, folklore e tradizioni italiane, da sostenere presso i consolati e ambasciate d’Italia.
B) A questa categoria di viaggiatori non vengono posti vincoli relativamente alle tipologie di strutture ricettive e di ristorazione, poiché la cultura non può e non deve essere penalizzata, soprattutto quella di chi già la possiede e vuole verificarla sul campo.
La quarta tipologia, la T/MF, dei Turisti Mordi e Fuggi, che deve riscuotere la maggiore attenzione del legislatore, costituirà definitivamente la metodologia risolutiva di ogni problematica derivante dall’overturismo.
Le norme attuative nelle regioni ad alta concentrazione turistica prevedono :
A) Realizzazione di Centri di Accoglienza Turistica di massa, dove verranno fatti confluire tutti i viaggiatori interessati a visitare il nostro Paese che non sono in possesso dei requisiti delle tre classi identificative precedenti.
B) Dopo un attento riscontro delle intenzioni di viaggio e in stretta relazione al numero chiuso, che dovrà essere previsto per ogni punto attrattivo del nostro Paese, verranno smistati esclusivamente nelle destinazioni che vorranno e potranno accoglierli.
C) Obbligo del possesso personale di speciali contenitori di plastica rinforzata a chiusura ermetica per inserire ogni materiale organico e non, derivante dal consumo di cibo e bevande, con pesanti sanzioni previste per il mancato possesso e utilizzo.
Riccardo Rescio
Presidente “Assaggia l’Italia ApS”
Associazione di Promozione Sociale (no profit)

Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo

Il tempo passa e l’uom non se ne avvede, ma soprattutto non ne fa tesoro……..

Riflessioni sulla congiura dei Pazzi, una infame azione che continua a reiterarsi inalterata, in modi e forma diverse, anche nella nostra contemporaneità, non sempre raggiungendo l’obiettivo previsto.
La congiura dei Pazzi contro i Medici è un esempio storico emblematico che esemplifica perfettamente la tesi secondo cui le cospirazioni, a breve o a lungo termine, sono controproducenti.
Questa congiura, avvenuta nel 1478, fu orchestrata dalla famiglia Pazzi, una delle più influenti famiglie fiorentine dell’epoca, che mirava a rovesciare la dominanza dei Medici a Firenze.
Il 26 aprile 1478, durante la messa nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, un attentato fu portato contro Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, e suo fratello Giuliano.
Giuliano fu brutalmente assassinato, mentre Lorenzo riuscì miracolosamente a sfuggire alla morte.
Tuttavia, l’effetto immediato dell’attacco non fu quello desiderato dai Pazzi.
La risposta della città di Firenze fu di ferma condanna dell’atto.
La popolazione cittadina si schierò fortemente a favore dei Medici, vedendoli non solo come vittime di un brutale attacco, ma anche come simboli del potere e della stabilità della città.
Ne consegue che molti dei cospiratori, compresi membri della famiglia Pazzi e loro alleati, furono rapidamente catturati e giustiziati. Inoltre, il fallimento della congiura portò a una maggiore consolidamento del potere per Lorenzo de’ Medici, che divenne ancor più influente e rispettato sia in Italia che all’estero.
Questo evento sottolinea drammaticamente come le azioni dettate dall’infamia e dalla calunnia, anziché produrre i cambiamenti desiderati, possano rivelarsi devastanti per chi le perpetra.
Il tentativo di usurpare l’altrui potere, credibilità e professionalità, attraverso la violenza, l’inganno, la denigrazione e la manipolazione della verità si trasforma in un fallimento che ha rafforza ulteriormente coloro che erano destinati a essere rovesciati, screditanti, diffamati e calunniati, sottolineando la assoluta mancanza di una personale coscienza critica di chi dà assenzo e consenso a tale spregevole modo di agire.
Proprio come l’antico adagio suggerisce, ‘chi di infamia ferisce, di verità perisce’, così la famiglia Pazzi, con il loro atto ignobile, finì per essere distrutta dalla verità e dalla lealtà che i cittadini di Firenze riservavano ai Medici.
Firenze 26 aprile 2024

Credito immagine
https://michelangelobuonarrotietornato.com/2020/04/26/26-aprile-1478-la-congiura-dei-pazzi/

il suono, la melodia, la musica della natura, quella che l’uomo sta imparando a imitare, accompagna ogni nostra emozione vissuta, legandola indissolubilmente ad essa………

La Musica evoca, il suono stimola, la melodia emoziona e lentamente e prepotentemente i ricordi riaffiorano, prendono forma e consistenza, si materializzano, ciò che è stato diviene ausilio e supporto al nostro presente. La capacità evocativa della musica trascende da qualsiasi volontà o determinazione e da sola ha la forza di far affiorare i ricordi più reconditi, di riproporre le immagini più sfocate e persino quella di far provocare emozioni, a volte, volutamente sopite. I ricordi delle emozioni, delle situazioni e degli attimi vissuti, quali essi siano, non devono mai essere la scappatoia, la via di fuga, lo scivolo verso quello che crediamo possa essere un sicuro rifugio dove nascondersi, per sfuggire a ciò che ci circonda, quel luogo in realtà è solo un buco nero pieno di vuoto che tutto attrae e niente restituisce, al contrario i ricordi sono il capitale che abbiamo saputo o voluto accumulare, costituiscono la necessaria riserva a cui ricorrere e attingere benessere ogni qualvolta se ne avverta il bisogno. I ricordi sono gli integratori dell’anima, da prendere con regolarità quotidiana, sono privi di controindicazioni, indispensabili vitamine che fanno bene e danno una grande forza, poiché contribuiscono a incrementare la ricchezza interiore, che poi altro non è se non il bene in assoluto più grande che si possa mai possedere. I ricordi non devono mai venir meno, non devono mai essere rimossi, poiché sono per ognuno di noi la prova tangibile e incontrovertibile della nostra stessa esistenza, la conferma di aver realmente vissuto il nostro tempo e per quanto possibile di esserne stati anche artefici. La Musica è davvero un’arte meravigliosa, la sua straordinaria valenza è che, dalle viscere della terra alle vette più alte, dagli auditorium alle arene, lei la Musica riesce, in qualsiasi luogo la si ascolti, a coinvolgenti totalmente.

Firenze 26 aprile 2024


Gli eventi che puntano alla valorizzazione di un luogo non dovrebbero essere trattati come mere notizie momentanee, ma richiedono una comunicazione preventiva, continua e contestualizzata, specifica per ogni tipo di evento. La promozione di un territorio si effettua anche tramite la divulgazione delle sue caratteristiche distintive e dei relativi eventi, mirati a incrementare e migliorare la conoscenza dello stesso.
È fondamentale che amministratori locali, enti e istituzioni sia pubbliche che private, organizzazioni professionali e associazioni dedicate alla promozione del territorio, comprendano l’importante opportunità offerta dal web per diffondere le qualità e le eccellenze dei loro territori. È essenziale abbandonare pregiudizi e preconcetti e utilizzare i canali di comunicazione social per informare dettagliatamente su localizzazione, tempi e motivazioni degli eventi.
Non si deve mai dare per scontate le informazioni essenziali come la localizzazione dell’evento o del luogo, la data e le modalità di accesso.
Ciò che può sembrare ovvio a chi divulga le informazioni, spesso non lo è per chi le riceve.
La comunicazione deve essere sempre inserita nel contesto più ampio del territorio, a livello comunale, provinciale, regionale e nazionale.
Quando si parla di luoghi, prodotti o eventi di vario tipo, è necessario farlo inserendoli in una contestualizzazione territoriale ampia e promuovendo una collaborazione sinergica con tutti gli elementi che definiscono e caratterizzano le uniche Terre delle nostre venti eccezionali Regioni.
Ogni evento deve essere adeguatamente comunicato e contestualizzato non solo a livello provinciale o regionale, ma anche nazionale.
Ciò che è ovvio per noi, infatti, non lo è per milioni di persone che accedono al web.
Questi potenziali visitatori, grazie a indicazioni chiare, non solo memorizzeranno meglio il luogo o il prodotto e di conseguenza decidere di visitare i luoghi citati o acquistati i prodotti, ma al contempo riconosceranno e ricorderanno meglio anche chi ne è l’autore della pubblicazione.
A coloro che preferiscono operare da soli, ricordiamo che talvolta la velocità non equivale all’efficacia.
Collaborare con altri, condividendo una visione strategica e portando avanti un progetto solido, permette di raggiungere risultati migliori e di sostenerli nel tempo.
Riccardo Rescio
Presidente “Assaggia l’Italia ApS”
Associazione di Promozione Sociale (no profit)
Firenze 26 aprile 2024

Sarà per tè…….., ma lo sarà anche per tutti noi.

Il ‘Premio Francesco Nuti’, istituito dalla figlia Ginevra, rappresenta un omaggio sentito a un artista eclettico e geniale come l’attore, regista, musicista e tanto altro di più Francesco Nuti.
Grazie a questa iniziativa, Ginevra ha realizzato un suo grande desiderio, quello di narrare la storia di suo padre per condividerne le straordinarie peculiarità con le nuove generazioni.
Francesco Nuti si distingueva per il suo eclettismo geniale, l’ ironia paradossale e la profondità dei suoi pensieri, che ha lasciato un’impronta indelebile su chiunque abbia avuto l’opportunità di conoscerlo attraverso le sue opere.
L’istituzione di un premio a lui intitolato testimonia il desiderio di preservarne il suo ricordo nel tempo.
Le due serate programmate al cinema La Compagnia di Firenze, il 10 e il 23 aprile 2024, hanno celebrato l’eredità artistica di Francesco Nuti, scomparso il 12 giugno 2023.
Durante queste serate sono state proiettate sue pellicole, presentati contributi video inediti, accolti ospiti speciali e consegnati premi a artisti del mondo dello spettacolo.
Il premio, realizzato dalla storica bottega di gioielleria artigiana fiorentina Paolo Penko, è ispirato a un’opera pittorica dell’indimenticato attore e regista.
Il 10 aprile è stato presentato il film ‘Casablanca, Casablanca’ (1985), con la partecipazione speciale di Claudio Bisio e Sabrina Ferilli.
La seconda serata, il martedì 23 aprile, ha visto la proiezione del film ‘Stregati’ (1986), con Giovanni Veronesi e Giuliana De Sio, accompagnati dalla musica dal vivo di Stefano Cantini e Riccardo Galardini, che hanno eseguito il tema principale della colonna sonora.
Questa iniziativa, tenutasi a Firenze martedi 23 aprile 2024 presso La Compagnia nel cuore di Firenze, rappresenta un tributo sentito e indimenticabile a Francesco Nuti, un vero talento della cinematografia italiana.
Riccardo Rescio
Firenze 24 aprile 2024

La Compagnia Regione Toscana

A braccio, l’estemporaneità del dire affascina, ma non nel progettare………


L’evento “Firenze, quale rinascimento? Idee per il Futuro” organizzato dall’Associazione ‘Politica @ Cultura’ e tenutosi il lunedì 22 aprile 2024 al Gabinetto Vieusseux di Firenze, ha dato spazio a un’incontro dinamico e coinvolgente grazie alla formula Speed Talks.
Sono stati diversi e interessanti gli interventi di imprenditori, professori, scrittori, presidenti di associazioni e musicisti, che si sono alternati con la formula che privilegia contributi veloci a tempo predeterminato.
Un metodo che ha permesso agli intervenuti al confronto di condividere le rispettive prospettive e proposte con il pubblico presente e attento, nella suggestiva cornice della Sala Ferri.
In particolare, il concetto esposto del Presidente del Consorzio del Mercato di Sant’Ambrogio, Luca Menoni, si è caratterizzato per l’uso efficace della “Metafora del bollito”.
Attraverso questa allegoria Menoni, ha saputo esprimere in modo chiaro e esaustivo concetti fondamentali legati alla preparazione di un progetto, richiamando l’importanza degli ingredienti di base sia nella cucina che nella realizzazione di iniziative concrete. Ha sottolineato che nella preparazione di un piatto tradizionale come il bollito sono richiesti ingredienti essenziali, anche nella realizzazione di progetti e politiche efficaci sono necessari presupposti solidi per ottenere risultati concreti e aderenti agli obiettivi prefissati.
La metafora della ricetta, emersa da questa discussione, amplia ulteriormente il concetto presentato da Luca Menoni durante l’evento.
La ricetta diventa un simbolo di guida e strategia, un insieme strutturato di passaggi e ingredienti necessari per raggiungere un obiettivo specifico. Così come nella preparazione di un piatto come il bollito è fondamentale seguire con precisione le istruzioni e utilizzare gli ingredienti giusti per ottenere un risultato eccellente, anche nella vita professionale, personale o politica che possa essere, è essenziale avere una “ricetta” ben definita per raggiungere il successo.
Seguire una sorta di “ricetta” nell’affrontare progetti, decisioni o sfide implica pianificazione, organizzazione e attenzione ai dettagli.
Una buona procedura operativa non consiste solo nello stilare un elenco degli ingredienti, ma anche nella sequenza delle azioni, nei tempi di cottura e nelle modalità di presentazione.
Analogamente, affrontare un progetto o un’azione con una strategia chiara e ben strutturata può aumentare significativamente le probabilità di successo.
Inoltre, la metafora della ricetta sottolinea l’importanza di apprendere dagli errori, apportare personalizzazioni e adattamenti, e soprattutto di sviluppare una propria “migliore ricetta” che si adatti alle esigenze specifiche e alle ambizioni personali, quanto a quelle sociali o politiche.
In definitiva, la ricetta diviene simbolo di disciplina, creatività e pensiero strategico che possono guidare sia nel mondo culinario che in quello professionale verso risultati soddisfacenti e duraturi.
Firenze 24 aprile 2024

Gabinetto G.P. Vieusseux

Una meravigliosa avventura…….

Donatella Alamprese, sabato 20 aprile 2024,
ha proposto al Teatro del Cestello di Firenze lo spettacolo “Tango, una Favola Porteña : Astor Piazzolla e i suoi Poeti”.
Questa rappresentazione, descritta da Donatella come una meravigliosa avventura, offre uno sguardo su un lato meno conosciuto del musicista argentino.
Sul palco, una voce narrante si accompagna a chitarra, bandoneon, due ballerini, e naturalmente, la splendida voce di Donatella che interpreta i classici di Piazzolla.
Donatella Alamprese, con una formazione classica, è una cantante estremamente eclettica che ha trasformato il suo repertorio canoro in una preziosa rarità nel panorama musicale.
È altresì riconosciuta come la regina italiana del tango, per le sue performance particolarmente apprezzate e coinvolgenti.
Astor Piazzolla, su cui si incentra lo spettacolo, è stato un compositore e bandoneonista argentino, visto come uno dei principali innovatori del tango. Nato nel 1921, ha rivoluzionato il tango tradizionale con il suo nuovo stile, il “tango nuevo”, che incorporava elementi del jazz e della musica classica.
Lo spettacolo mette in luce le importanti collaborazioni volute da Piazzolla con vari poeti per creare il “tango canzone”, uno degli aspetti distintivi del suo percorso artistico.
Queste collaborazioni hanno fuso la lirica poetica con la musica, creando opere profonde e cariche di emozioni.
Tra le collaborazioni più note di Piazzolla vi è quella con il poeta Horacio Ferrer.
Insieme, hanno creato alcune delle opere più emblematiche, come “Balada para un loco” e “Chiquilín de Bachín”, che uniscono ritmo e melodia intensa tipica del tango con testi poetici che narrano storie di vita, amore e nostalgia.
Un altro poeta crucial per la carriera di Piazzolla è stato Jorge Luis Borges, con cui ha collaborato nell’album “El tango”.
Questo progetto ha esplorato vari aspetti della cultura e storia argentina attraverso il tango, arricchendo ulteriormente il genere con una profonda dimensione letteraria.
Con determinazione e innovazione, Piazzolla e i suoi poeti hanno elevato il tango da semplice forma di danza a un’espressione artistica complessa e rispettata, dimostrando il potenziale del tango di trasmettere intense emozioni attraverso sia la musica che le parole.
Una sala piena, quella del Teatro del Cestello, con spettatori attenti e affascinati, che hanno sottolineato con lunghi applausi la bravura degli interpreti.
Domenica 21 aprile 2024, la meravigliosa avventura avrà una replica alle 16.45.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità I

Ruben Costanzo Simone Marini Marco Giacomini Giuliano Scarpati Arthur Murray Perla Collini Donatella Alamprese

Teatro Del Cestello

Già cantai allegramente è un viaggio musicale attraverso l’Italia.
Il progetto “Già cantai allegramente”, che anima la collaborazione tra oltre 300 studenti delle scuole Waldorf italiane di VII classe della seconda media, si articola attraverso due cori distinti.
Coinvolte nell’iniziativa sono 25 scuole Steiner-Waldorf, distribuite da Milano a Palermo, con gli alunni che hanno ricevuto una preparazione specifica dai loro maestri di musica.
L’appuntamento culminante di questo viaggio musicale è stato venerdì 19 aprile 2024 a Firenze, presso la Chiesa di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi in Borgo Pinti 58, dove si sono tenuti due concerti gratuiti alle ore 18.00 e alle 20.30.
Questa sesta edizione dell’evento è stata promossa dall’Associazione Resonare, con il patrocinio della Federazione delle Scuole Steiner-Waldorf e dal Comune di Firenze, segno dell’importanza e del riconoscimento dell’iniziativa.
Il titolo del progetto riprende il brano omonimo del compositore bolognese del Cinquecento Filippo Azzaiolo, noto per le sue villotte, un genere di canto popolare tradizionale del Friuli.
Azzaiolo descriveva queste melodie come “cjandit lusôr inocent” (una luce candida e innocente), citando il celebre Pasolini.
Durante l’evento, i giovani interpreti hanno eseguito un repertorio che spaziava dalle musiche rinascimentali ai canti della tradizione africana, rappresentativa di una cultura ricca di ritmi e sonorità e spunto di dialogo interculturale.
Alla performance hanno contribuito anche i musicisti Dario Castiello e Boris Pierrou.
La Scuola Waldorf di Firenze si conferma come fulcro di questo ambizioso progetto che, negli anni, ha saputo coinvolgere numerosi studenti, insegnanti e famiglie, estendosi da regioni italiane disparate fino alla Svizzera.
Questo progetto ha progressivamente costruito un’identità dinamica e creativamente flessibile, riuscendo a superare i confini delle singole istituzioni per diventare un punto di riferimento e un catalizzatore di esperienze che valorizzano non solo la pedagogia Waldorf, ma anche la qualità degli incontri umani, offrendo agli studenti un’occasione unica di esprimersi artisticamente e musicalmente.

Riccardo Rescio
I&F Arte Cultura Attualità
Firenze, 19 aprile 2024

Chiesa di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi
Borgo Pinti 58, Firenze

Accademia del Caffè Espresso

L’autorevole Istituto Tecnico per il Turismo “Marco Polo” di Firenze ha partecipato attivamente all’evento di grande rilevanza culturale e di valorizzazione territoriale tenutosi giovedì 18 aprile 2024 presso l’Accademia del Caffè Espresso di Pian di San Bartolo, dedicato alla presentazione del progetto “Museo Diffuso”.
Organizzato dall’Assessorato al Turismo del Comune di Fiesole, l’evento ha rappresentato un’importante vetrina per la valorizzazione del patrimonio culturale diffuso nel territorio, coinvolgendo attivamente la comunità e le istituzioni educative.
Durante l’incontro, gli studenti della classe 3G dell’Istituto, impegnati nel “Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento”
(PTCO), un’iniziativa di alternanza scuola-lavoro curata in collaborazione con l’Ufficio Turismo del Comune di Fiesole, hanno svolto quel ruolo cruciale nell’ambito più ampio della accoglienza turistica, che deve divenire sempre più la maggiore peculiarità che ci deve caratterizzare come Paese.
Gli studenti agendo come hostess e steward, hanno non solo garantito la ricezione calda e professionale dei partecipanti, ma hanno anche guidato gli ospiti attraverso la scoperta dell’esposizione “Coffee Migrant, Migrant Coffee”, curata dall’Accademia del Caffè Espresso nel contesto di esplorazione del legame tra l’emigrazione italiana e il mondo della produzione del caffè.
L’Istituto “Marco Polo” offre una formazione completa e diversificata, composta da due indirizzi principali: il percorso Tecnico per il Turismo e il Liceo Linguistico.
Entrambi gli indirizzi sono progettati su un modello educativo che enfatizza l’innovazione negli spazi, nelle relazioni interpersonali, nelle metodologie didattiche, nelle attività proposte e nell’utilizzo delle tecnologie più avanzate.
L’obiettivo è creare un ambiente di apprendimento stimolante e inclusivo, che permetta agli studenti di crescere in un contesto accogliente e liberale, divenendo cittadini consapevoli, critici e attivi nel loro ambiente sociale, economico e culturale.
La partecipazione a questo tipo di eventi si inserisce in un contesto più ampio di valorizzazione e promozione del territorio italiano, con la coscienza che gli operatori turistici devono prima di tutto comprendere a fondo le potenzialità e le peculiarità che rendono uniche le varie regioni d’Italia.
Questa comprensione è essenziale per contribuire efficacemente alla creazione e allo sviluppo di un ‘Sistema Italia’ che promuova internazionalmente il patrimonio culturale, storico e ambientale del nostro paese.
Il professor Domenico Scimone, referente e coordinatore del progetto presso l’Istituto, ha espresso grande soddisfazione per il coinvolgimento degli studenti, sottolineando l’importanza dell’esperienza pratica che essi hanno acquisito organizzando e gestendo direttamente aspetti cruciali dell’evento.
Questo tipo di esperienza prepara efficacemente i giovani studenti a confrontarsi con le realtà del mondo del lavoro, ampliando le loro competenze e la loro visione del settore turistico.
Il progetto “Museo Diffuso” di Fiesole si basa su un concetto di rete che connette circa quaranta luoghi significativi del territorio, selezionati per le loro peculiari caratteristiche e inseriti in quattro itinerari tematici.
Questi itinerari illustrano la ricchezza e la varietà di Fiesole come un “sistema di paesaggi”, includendo elementi di grande valore storico, artistico, naturale e culturale, offrendo una nuova chiave di lettura e fruizione del territorio.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità
Fiesole 18 aprile 2024

Comune di Fiesole Accademia del caffe Espresso Toscana Promozione Turistica Feel Florence Regione Toscana Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo

Il progetto che mira a difendere, promuovere e comunicare l’unicità del ricco territorio Fiesolano………

L’ innovativa proposta che prima non c’era e che ora con il progetto “Museo diffuso di Fiesole” incomincia a prendere forma concreta.
È un nuovo concetto di valorizzazione territoriale che tiene nella giusta e adeguata considerazione le peculiarità che caratterizzano e identificano lo straordinario territorio Fiesolano.
Il “Museo Diffuso” rappresenta una opportuna e necessaria iniziativa di valorizzazione turistica, che è stata presentata con grande entusiasmo giovedì 18 aprile 2024 all’interno della suggestiva cornice dell’Accademia del Caffè Espresso, situata a Pian di San Bartolo.
Questo progetto è frutto di un’intensa collaborazione con l’Assessorato al Turismo del Comune di Fiesole, che ha avuto il merito di ideare e promuovere un evento ricco di contenuti e prospettive.
Il processo di realizzazione di questo Museo diffuso è stato complesso e volutamente articolato in quattro distinte fasi.
Inizialmente, è stata condotta una dettagliata ricognizione e mappatura del territorio, seguita dalla creazione di innovativi strumenti di comunicazione, che spaziano dal digitale al divulgativo, con l’obiettivo di fornire orientamento e arricchire l’esperienza visiva dei visitatori.
Un concept unico nel suo genere, dove non esistono sale tradizionali, ma ambientazioni ricche di esperienzialita costituite dagli stessi paesaggi e luoghi di Fiesole, con una particolare attenzione per quelli meno esplorati ma ricchi di storia e fascino, sia naturali sia creati dall’uomo.
I luoghi selezionati per il Museo diffuso sono categorizzati in quattro principali itinerari tematici, ognuno con una propria identità distintiva :

  1. “Armonia”, un percorso che esplora luoghi di suggestiva bellezza, dove il connubio tra natura e cultura emerge con forza straordinaria.
    Tra questi, meritano menzione la cascata di Ontignano e il Cimitero del Commonwealth, che incarnano un intenso legame con il contesto naturale e storico.
  2. “Origine”, un itinerario dedicato alle radici storiche di Fiesole, con un focus particolare sulla sua eredità etrusca, romana e medievale.
    Luoghi emblematici come le Mura Etrusche, il Convento di San Francesco e Villa Medici sono alcuni dei siti che evidenziano l’importanza della pietra serena, materiale simbolo della zona.
  3. “Sguardo”, che collega i punti panoramici da cui è possibile ammirare vedute mozzafiato, testimoniando perché Fiesole sia stata e continua ad essere una destinazione privilegiata per viaggiatori di ogni epoca.
    Luoghi come la panchina della Regina e il Parco della Rimembranza offrono prospettive uniche sul paesaggio circostante.
  4. “Pensiero”, che attraversa centri di studio e ricerca ospitati in edifici di grande valore architettonico e storico come l’Archivio Pietro Porcinai e l’Accademia del Caffè.
    In sintesi, il progetto del Museo Diffuso di Fiesole non è semplicemente un’iniziativa di valorizzazione turistica, ma un approccio innovativo alla cultura e alla storia locale, che mira a difendere, promuovere e comunicare l’unicità di questo ricco territorio, rendendo l’esperienza educativa, stimolante e accessibile a tutti.
    Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità
    Fiesole 18 aprile 2024

Comune di Fiesole Accademia del caffe Espresso

Toscana Promozione Turistica Feel Florence Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo

Preservare, valorizzare e comunicare il patrimonio culturale associato all’Arte del caffè………

Situata tra i lussureggianti faggi e castagni delle pittoresche colline che abbracciano il panorama di Firenze, nell’incantevole contesto della vecchia fabbrica Marzocco, che rappresenta un esemplare rinnovato di archeologia industriale, un tempo fulcro produttivo oggi trasformato e restituito al suo antico splendore, oggi è la sede e cuore pulsante dell’Accademia del Caffè Espresso con il suo innovativo e rivoluzionario progetto di maggiore e migliore conoscenza del mondo del Caffè.
L’edificio in questione, oltre ad essere una testimonianza storica, è divenuto un tempio della modernità dove, in passato, un selezionato gruppo di artigiani geniali e profondi conoscitori delle tecnologie legate ai processi di estrazione del caffè, si adoperava per cambiare radicalmente il concetto di macchinario per l’espresso.
Questi pionieri, veri cultori della materia, hanno lasciato un’impronta indelebile nel settore, elevando la macchina da caffè espresso a un livello di comprensione e apprezzamento mai visto prima.
Nell’attuale Accademia, lo spazio si è trasformato in un ambiente aperto e condiviso, un vero e proprio polo magnetico di attrazione e connessione, che genera passione e promuove l’eccellenza.
Qui, la ricerca continua e la profonda conoscenza della materia prima si fondono armoniosamente con le competenze specifiche del processo di torrefazione ed estrazione, creando un luogo unico nel suo genere.
All’interno dell’Accademia, un multidisciplinare team composto da agronomi, impegnati in progetti di ricerca collaborativa con università prestigiose, ingegneri al lavoro nello sviluppo di prototipi innovativi e macchine per caffè espresso uniche nel loro genere, baristi, chef e professionisti della comunicazione, lavora incessantemente.
Ogni membro del team contribuisce con il proprio expertise, promuovendo e preservando la cultura del caffè espresso e ampliando le frontiere del possibile nel settore.
L’obiettivo dell’Accademia del Caffè Espresso non è solo quello di trasferire conoscenza e competenza, ma anche di preservare e valorizzare il patrimonio culturale associato all’Arte del caffè, rendendolo accessibile a un pubblico sempre più vasto e interessato.
Questo nobile intento guida ogni iniziativa dell’Accademia, ponendola come una realtà di estrema rilevanza nel panorama culturale e accademico internazionale dedicato al caffè espresso.
Mercoledì 18 aprile 2024 l’Accademia è stato Teatro del bellissimo e innovativo progetto “Museo diffuso” del Comune di Fiesole, che vuole e certamente sarà un apripista di maggiore e migliore valorizzazione e comunicazione delle tante peculiarità che caratterizzano un luogo di straordinaria bellezza e ricchezza quale è quello di Fiesole.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità
Fiesole 18 aprile 2024

Comune di Fiesole Accademia del caffe Espresso

Italia&friends Toscana

La grande versatilità di una Artista completa che si esprime attraverso una vasta gamma di generi musicali, dalla lirica al jazz, dal pop alla sperimentazione più raffinata.
Regina italiana del tango, Donatella Alamprese è una cantante eclettica con radici classiche che ha saputo distinguersi nel panorama musicale grazie alle sue emozionanti performance.
Il suo debutto teatrale nel 2004 con lo spettacolo “Canciòn desesperada” è stato un tributo sentito ad Alda Merini e al Tango Canciòn, manifestando le sue radici argentine paterne.
La sua catalizzante presenza scenica si accompagna a un repertorio multilingue che trasmette intense emozioni con un’eleganza e un’intelligenza fuori dal comune.
I suoi successi internazionali includono esibizioni acclamate presso l’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires e a Santiago del Cile, nonché rappresentazioni di spicco alla “X Cumbre Mundial del Tango” a Buenos Aires nel 2015.
Inoltre, il suo talento l’ha portata in Giappone in più occasioni, ricevendo grandi consensi presso svariati teatri.
Il suo impegno artistico ha fruttato la realizzazione dell’album “Tango sin Carmìn”, un’opera dedicata al tango contemporaneo che testimonia la sua continua evoluzione creativa.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità
Firenze 17 aprile 2024

Teatro Del Cestello

Il paranoico bisogno di ostentare il proprio sapere, molto spesso solo nozionistico, raramente frutto di una profonda metabolizzazione delle conoscenze acquisite, rappresenta una tematica di grande interesse nel contesto della psicologia individuale e sociale.
Questa tendenza, identificabile sia in ambiti professionali sia nella vita quotidiana, si manifesta attraverso una eccessiva esternazione, di nomi, dati, date e ricercate altrui citazioni.
Che il sapere sia di natura specifica, legato cioè a una determinata disciplina o competenza, o generalistica, abbracciando un ampio spettro di argomenti, ciò che accomuna le diverse manifestazioni di questo comportamento è una ricerca quasi ossessiva di ammirazione e validazione esterna.
Un primo aspetto da considerare è la radice psicologica di tale comportamento.
L’ostentazione paranoica del sapere, più che un semplice desiderio di condividere informazioni, sembra scaturire da un profondo bisogno di riconoscimento e dall’insicurezza personale. Individui che presentano questo tipo di comportamento spesso si rifugiano nel sapere come mezzo per compensare percezioni di inadeguatezza in altre aree della loro vita.
Il fenomeno dell’ostentazione paranoica del sapere è configurabile come una patologia, una iper reazione alle paure di inadeguatezza al contesto sociale in cui ci si ritrova.
L’esibizione di conoscenza diventa quindi un’armatura contro il giudizio altrui e un metodo per stabilire una posizione di superiorità sociale e intellettuale.
Dal punto di vista sociale, questo fenomeno può avere ripercussioni significative sul tessuto delle relazioni interpersonali.
La comunicazione viene distorta dalla preponderanza di un dialogo unilaterale, dove l’ascolto e lo scambio reciproco di idee vengono soffocati da un flusso incessante di informazioni spesso non richieste.
Questa dinamica può portare a un deterioramento delle relazioni, con sentimenti di frustrazione, incomprensione e distanza emotiva che emergono tra gli individui coinvolti.
Analizzando l’impatto nelle varie sfere della vita quotidiana, è evidente come l’ostentazione del sapere possa creare barriere anche nel mondo del lavoro, influenzando negativamente il clima aziendale e la collaborazione tra colleghi. In ambito accademico, può disincentivare la partecipazione attiva e il confronto costruttivo, elementi fondamentali per un arricchimento intellettuale reciproco e per lo sviluppo di un pensiero critico.
È importante, tuttavia, distinguere tra la condivisione genuina di conoscenza, mossa dalla passione e dal desiderio di arricchimento comune, e la mera ostentazione.
Quest’ultima, priva di una reale volontà di scambio, punta unicamente a elevare lo status dell’individuo, trascurando l’aspetto fondamentale dell’apprendimento reciproco.
In conclusione, l’ostentazione paranoica del sapere va intesa come un campanello d’allarme, un sintomo manifesto di un disagio più profondo legato alla percezione di sé e alla relazione con gli altri.
Affrontare le cause sottostanti a questo comportamento, attraverso un percorso di consapevolezza e crescita personale, può non solo migliorare il benessere dell’individuo ma anche arricchire le dinamiche relazionali, promuovendo un dialogo autentico e uno scambio intellettuale genuinamente costruttivo.
Firenze 14 aprile 2024

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https://www.ilgiomba.it/ostentazione-la-maschera-gigantesca-insicurezza/25853

L’idea che il tempo possieda una funzione intrinseca, qualcosa che va al di là della semplice sequenza di eventi o del trascorrere dei giorni, è profondamente radicata nel concetto di crescita e miglioramento personale.
Il tempo non si limita a essere una dimensione in cui viviamo, assume piuttosto il ruolo di un maestro silenzioso, la cui lezione fondamentale è quella di spingerci inesorabilmente verso la versione più raffinata di noi stessi.
In questo contesto, il rifiuto di restare ancorati al passato, di non sostare sull’argine di un fiume che già visto navigato, di non percorrere nuovamente sentieri già esplorati, diventa una metafora potente della nostra evoluzione personale.
Decidere di non pescare in acque che appartengono ad altri, di non rivivere storie ormai concluse, riflette un profondo rispetto per il dinamismo della vita e per l’unicità di ogni esperienza.
Ciascun istante che passa è un dono che, una volta aperto, non può né deve essere replicato in maniera identica.
La bellezza della vita, infatti, sta nella sua capacità di sorprenderci, di offrirci costantemente nuove prospettive, nuovi orizzonti verso cui dirigerci.
Riconoscere che il tempo ha “una ragione di essere” implica accettare che ogni suo frammento è un’opportunità per apprendere, per modificare il corso delle nostre azioni in meglio, per lasciare indietro le ombre del passato e tenendo vivi i ricordi, muoversi verso la luce di un domani ancora da scrivere.
È un invito a non restare imprigionati in cicli ripetitivi che soffocano la nostra crescita, ma a usare il tempo come uno strumento per scolpire la nostra esistenza, aggiungendo ad essa le sfumature della saggezza, dell’esperienza e del rinnovamento.
Così, navigare fiumi ancora sconosciuti, esplorare strade mai battute, immergersi in acque inesplorate diventa un simbolismo dell’avventura che è vivere appieno, con la consapevolezza che ogni giorno offre una tela bianca su cui possiamo dipingere i colori vivaci della nostra esistenza, arricchiti e trasformati dalle lezioni che il tempo, generoso e implacabile, ci insegna.
Firenze 13 aprile 2024

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Storia e innovazione nel decennale del Museo del Palazzo Pretorio di Prato”
Gli anniversari segnano sempre, oltre ad una dovuta scansione temporale, un importante momento per fare il punto su ciò che è stato, su ciò che è, e naturalmente su ciò che sarà.
Dall’inaugurazione ufficiale del Museo del Palazzo Pretorio di Prato, avvenuta il 12 aprile 2014, seguito da un meticoloso restauro del Palazzo iniziato nel 1998, che aveva ospitato il Museo Civico fin dal 1912, sono trascorsi dieci anni durante questo decennio sono stati portati a termine numerosi progetti con l’obiettivo comune di rendere il Museo un interprete della contemporaneità di ogni epoca e di incrementare la sua inclusività.
Matteo Biffoni, Sindaco del Comune di Prato, nella conferenza stampa di venerdì 12 aprile 2024 ha dichiarato : “In occasione del decimo anniversario dall’apertura del Museo di Palazzo Pretorio, inauguriamo una nuova sala.
Questo testimonia che il Pretorio è sempre stato in continua evoluzione con mostre, nuove sale, linguaggi inclusivi, e l’essere un centro culturale amico delle persone con autismo dimostrano come l’arte possa coinvolgere tutti con la sua bellezza e capacità di comunicare.
Da adesso, al primo piano, sarà possibile ammirare opere del ‘400 e ‘500 che erano conservate nei depositi, frutto dell’impegno nell’investire per valorizzare il patrimonio esistente.”
Simone Mangani, Assessore alla cultura del Comune di Prato, ha così sottolineato : “In questi dieci anni, il Museo civico di Palazzo Pretorio si è affermato come un punto di riferimento culturale, grazie all’impegno costante del Direttore dott.ssa Rita Iacopino, dello staff e del Comitato scientifico, riuscendo a tessere relazioni, consolidare e arricchire un patrimonio inestimabile.
Con l’inaugurazione di questa sala, il percorso espositivo si arricchisce di un insieme di opere di maestri del Quattrocento, riflettendo il contesto culturale dell’epoca, attivo a Firenze e nelle aree circostanti, oltre a una selezione di dieci dipinti raffiguranti Sacre Famiglie e Madonne con Bambino del XVI secolo.
Questo nuovo spazio fa parte di un più ampio progetto di espansione dell’offerta museale che includerà presto ulteriori due aree: una dedicata a “Prato prima di Prato”, esponendo reperti archeologici del territorio e dell’antico insediamento etrusco di Gonfienti, del VI secolo a.C., integrati da contenuti multimediali e una al Museo del Risorgimento, mostrando cimeli del precedente Museo del Risorgimento, originariamente allestito nel Pretorio dai primi anni del Novecento e conservati nei depositi.
A questi nuovi allestimenti si aggiungono percorsi multisensoriali paralleli con contenuti interattivi, opere da toccare e ascoltare, guide in lingua dei segni e dispositivi multimediali innovativi.
Il decennale del Museo è celebrato anche con un programma variegato di eventi, che includono performance artistiche, danza, laboratori, musica, incontri tematici e attività destinate a un pubblico eterogeneo.
Riccardo Rescio
Prato 12 aprile 2024

Città di Prato Palazzo Pretorio, Prato
Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo

Italia&friends Toscana

“Welcome to Barerarerungar” è il titolo della Mostra dell’Artista indigena australiana Maree Clarke.
La prima esposizione monografica in una istituzione pubblica del vecchio continente curata con maestria da Valentina Gensini e Renata Summo O’Connell, realizzata grazie al supporto di MUS.E nell’ambito dell’innovativo Progetto RIVA.
La Mostra segna un momento cruciale nella scena artistica e culturale europea, offrendo un palcoscenico prestigioso all’Artista indigena australiana Maree Clarke.
Questo evento è stato reso possibile dall’impegno dell’Università degli Studi di Firenze, che celebra il proprio centenario con il Progetto Fuori Sede, e dall’indispensabile contributo della Fondazione CR Firenze.
La Mostra trasforma lo spazio espositivo in un dialogo aperto e coinvolgente con le opere site-specific create da Clarke durante la sua residenza presso il MAD Murate Art District, dispiegandosi in due location distinte ma complementari, il MAD e le installazioni sulle facciate delle antiche carceri del Complesso delle Murate, e una imponente opera nel Museo di Antropologia e Etnologia-Sistema Museale di Ateneo.
Al di là della rilevanza artistica e della maestria tecnica, di Maree Clarke “Welcome to Barerarerungar” assume una dimensione eticamente significativa e profondamente attuale attraverso il suo focus critico sull’inaccettabile comportamento dei cosiddetti colonizzatori.
Attraverso la potente voce visiva di Clarke, la Mostra non solo celebra la ricchezza culturale e spirituale delle popolazioni indigene australiane, ma solleva anche un imperativo riflessivo sugli orrori perpetrati nel corso della storia da coloro che, spinti dall’avidità e da un malinteso senso di superiorità, hanno sterminato le popolazioni locali per conquistare nuove terre.
“Welcome to Barerarerungar” diviene un forte catalizzatore per una riflessione più ampia sulla necessità di riconoscere e riparare le ingiustizie storiche, promuovendo un dialogo aperto verso la comprensione, il rispetto reciproco e la coesistenza pacifica tra culture diverse.
L’evento vuole essere un ponte tra passato e presente, invitando il pubblico a confrontarsi con le dure verità e le memorie collettive, spesso ignorate o dimenticate, legate al processo di colonizzazione. Attraverso l’espressione artistica, Clarke fornisce una testimonianza viscerale dell’impatto devastante che tale processo ha avuto sulle comunità indigene, sottolineando la resilienza, la forza e la sopravvivenza di questi popoli di fronte a tentativi di annientamento culturale e fisico.
In ultima analisi, “Welcome to Barerarerungar” non è solo una Mostra è un atto di memoria e di resistenza che sfida i visitatori a riflettere sulle proprie convinzioni e sul proprio ruolo nella costruzione di un futuro in cui le atrocità del passato non trovino più spazio.
È un invito a riconoscere il valore intrinseco di ogni cultura e la ricchezza che la diversità apporta al tessuto condiviso dell’umanità.
Firenze 11 aprile 2024

Murate Art District MUSE Firenze Fondazione CR Firenze Città di Firenze

L’accoglienza inizia con un sorriso di benvenuto e si conclude, mai definitivamente, con un abbraccio di arrivederci……………


La distinzione tra chi prende una determinata decisione e chi delle altrui scelte diviene soggetto,
è sostanziale e profonda, ma solo ad una superficiale, retorica e stereotipata valutazione.
Da una più attenta valutazione, nella complessa tessitura delle relazioni umane, emerge con chiarezza che la distanza tra chi sceglie e chi viene scelto, non è nella realtà così ampia.
Indubbiamente la scelta è sempre conseguente ad una molteplicità di fattori che consapevolmente o inconsapevolmente spingono una persona a prediligere una opzione piuttosto che un’altra.
Motivazioni che traggono origine da un ampio spettro di emozioni, racconti, storie, ricordi, paure, desideri, aspirazioni, sensazioni vissute in modo viscerale, altre volte molto più superficiali.
Scegliere è un viaggio guidato dalla personale emotività, un percorso più o meno accidentato tra diverse possibili opportunità, ognuna delle quali carica di un recondito o istintivo significato.
L’essere scelti invece è solo apparentemente una condizione passiva, poiché è sempre e comunque il risultato di tutte quelle motivazioni che sottostanno a chi sceglie.
Scegliere ed essere scelti sono le due diverse facce della stessa medaglia, l’una sussiste in ragione dell’altra.
Nella realtà è una esperienza estremamente gratificante, poiché la scelta da sempre ricade su ciò che si ritiene migliore, più capace, più buono, più bello, dove l’azione non può e non deve essere considerata come rassegnata accettazione, bensì come meritato riconoscimento.
Chi viene scelto, non può che sentirsi fortemente gratificato e altrettanto motivato nel mostrare gratitudine, verso chi ha compiuto la scelta.
La gratitudine è un pregevole sentimento, un ammirevole comportamento, che denota una diversa dinamica relazionale, segnata dalla riconoscenza, che è anch’essa una scelta.
Nello scenario generale delle relazioni interpersonali, la gratitudine assurge a valore assoluto della considerazione e del rispetto.
La gratitudine è un pilastro fondamentale nella costruzione di relazioni significative, specialmente nei contesti in cui si è a contatto con il pubblico.
Proprio all’interno degli ambiti ricettivi, di somministrazione e di servizi, l’analisi del concetto di “accoglienza” assume una rilevanza primaria.
Il termine “accoglienza” abbraccia molto di più di una semplice interazione basata su convenzioni sociali, convenevoli scontati, o convenienti pratiche commerciali, in realtà rappresenta una vera e propria filosofia di vita, una modalità di esistenza che privilegia l’apertura verso l’altro e il desiderio sincero di far sentire l’altro accolto, apprezzato e considerato.
L’accoglienza si manifesta nei gesti quotidiani, dai più piccoli, come un sorriso spontaneo, fino ai più impegnativi, e si conclude, ma mai del tutto, con un caloroso abbraccio al momento dell’arrivederci.
Questi gesti, semplici ma intrisi di significato, segnano l’inizio e la conclusione di un’esperienza di incontro tra persone, siano esse legate da precedenti conoscenze o unite da un momento condiviso, per caso o per scelta.
L’accoglienza è la costruzione di un ponte tra individui, è l’opportunità attraverso la quale si può esprimere amore e passione, gratitudine e riconoscenza, imprescindibili condizioni che trasformano ogni singolo incontro in un’occasione unica e irripetibile.
L’accoglienza, in fondo, è un invito alla condivisione, alla celebrazione partecipata della gioia di un incontro, alla piena consapevolezza del momento vissuto.
L’ offrire e il ricevere accoglienza divengono atti gratificante, azioni, comportamenti in cui ogni momento non è mai una esperienza conclusa, ma soltanto l’inizio di un’altra avventura umana.
In sintesi, l’accoglienza di chi ha scelto inizia con un sorriso di benvenuto e si conclude con un abbraccio di arrivederci di chi è stato scelto.
Firenze 11 aprile 2024

Banalità frequenti, luoghi comuni ricorrenti, ovvietà sconcertanti, imboniture disorientanti, condizioni che distorcono il pensiero, che lo deformano, che lo rendono incapace di sviluppare la capacità critica individuale.
Queste tendenze hanno l’effetto di rallentare i processi di comprensione e solidarietà, innescando una reazione a catena in cui le percezioni errate e superficiali dominano il discorso collettivo e ostacolano la formazione di un giudizio indipendente e ben informato.
La semplificazione eccessiva e la categorizzazione di persone o gruppi basata su cliché indeboliscono la costruzione di una comunità coesa e la capacità di apprezzare la complessità e la diversità dell’esperienza umana.
Le stereotipie regionali in Italia, ad esempio, non solo perpetuano una visione superficiale, riduttiva e menzognera delle diverse culture, delle specifiche peculiarità territoriali e delle capacità delle persone nelle varie parti del paese, ma alimentano anche una artificiale divisione.
La convinzione che “a Milano si lavora, a Napoli si traccheggia, a Roma si intrallazza” è una dimostrazione di come i luoghi comuni possano facilmente tradursi in barriere invisibili che dividono invece di unire.
Questo approccio riduttivo non solo svilisce il ricco tessuto sociale e culturale dell’Italia, ma ignora le innumerevoli storie di impegno, creatività e determinazione presenti in ogni angolo del
Paese.
La comunicazione dei media, i discorsi pubblici pieni di retorica, la banalizzazione dei luoghi comuni nei rapporti interpersonali, contribuiscono perpetuare una forma mentis diffusa che non può essere sottovalutata.
L’ampia diffusione di contenuti che si appoggiano su tali stereotipi rafforzano visioni del mondo limitate e polarizzanti.
Questo ciclo perpetuo di reiterate banalità, di scontate ripetizioni piene di retorica, contribuiscono a mantenere lo status quo, distraendo l’individuo dal cercare una comprensione più profonda, mettendo in dubbio i preconcetti indotti.
Superare queste barriere richiede un impegno consapevole verso l’apprezzamento e l’integrazione delle molteplici identità e tradizioni che arricchiscono il panorama nazionale.
Imparare a valorizzare le differenze come un arricchimento anziché come una minaccia è fondamentale per costruire una comunità più inclusiva e solidale.
Una società che riconosce e celebra la diversità promuove una cultura di dialogo e apertura, componenti essenziali per lo sviluppo di una cittadinanza attiva e di una democrazia vivace.
L’educazione gioca un ruolo chiave in questo processo di trasformazione.
Fornire agli individui gli strumenti per analizzare criticamente i media, per riconoscere e sfidare i luoghi comuni, e per apprezzare la complessità delle questioni sociali, contribuisce alla nascita di una società in cui i cittadini sono in grado di connettersi oltre le superficiali divisioni imposte da stereotipi e pregiudizi.
In definitiva, lavorare per superare i luoghi comuni non solo facilita la solidarietà tra le persone ma arricchisce il tessuto stesso del dialogo sociale, consentendo una comprensione più matrice e profonda della realtà in cui viviamo.
Martedì 9 aprile 2024

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https://legacoop.veneto.it

Strategie condivise per una crescita esponenziale………..

Le collaborazioni, le cooperazioni, le sinergie e le condivisioni rappresentano termini molto più che semplici definizioni astratte, sono in realtà principi fondamentali su cui dovrebbe basarsi ogni azione volta al progresso collettivo.
Questi concetti non possono e assolutamente non devono essere relegati al ruolo di mere parole utilizzate in discorsi motivazionali o piani teorici che mirano a descrivere ciò che potremmo realizzare se solo decidessimo di agire.
Invece, è imperativo che tali idee siano trasformate in azioni concrete, in comportamenti tangibili e in pratiche quotidiane.
È attraverso l’attuazione effettiva di tali principi che possiamo dimostrare al mondo intero il vero valore e il merito intrinseco del nostro Paese.
La messa in pratica di collaborazioni efficaci, di cooperazioni sincere, di sinergie produttive e di condivisioni generose dovrebbe essere considerata non solo come un obiettivo ambito, ma come una responsabilità condivisa di tutti coloro che desiderano vedere il proprio paese prosperare.
In particolare, tali azioni dovrebbero mirare a superare le barriere dell’individualismo e del localismo stretto, favorendo invece un approccio che riconosce e valorizza l’importanza della collettività e del supporto reciproco.
Attraverso queste pratiche possiamo non solo fare conoscere al mondo le potenzialità e le eccellenze del nostro Paese, ma possiamo anche lavorare attivamente per realizzare una società più coesa, equa e sostenibile, in cui ognuno è riconosciuto non solo per il suo contributo individuale, ma anche per la sua capacità di lavorare insieme agli altri per il bene comune.
Riccardo Rescio
Presidente “Assaggia l’Italia ApS”
Associazione di Promozione Sociale (no profit)
Martedì 9 aprile 2024

Un moto perpetuo dell’intera umanità, che trasforma e si trasforma e che trova il suo maggiore impatto nel mondo del lavoro, con i suoi tanti mestieri e diverse professioni, determinando cambiamenti che si ripercuotono sulle singole persone e sulla conseguente organizzazione sociale.
Tutto cambia e tutto si trasforma, è sempre stato così e così sarà nei secoli a venire.
In questo continuo, costante, perenne mutamento i mestieri e le professioni, nel corso degli ultimi cinquanta anni, offrono del cambiamento uno spaccato decisamente affascinante per le metodologia applicate, per la semplificazione dei processi, per la facilità e la funzionalità diffusa che determinano nella quotidianità, nei viaggi, nello studio, nella stessa produzione, nei servizi, ma al contempo anche le possibili difficoltà dell’umano adattamento alle mutevoli condizioni offerte.
Trasformazioni che evidenziando spesso un radicale cambiamento sia nelle competenze richieste dalle nuove o trasformate professionalità e ovviamente, anche nelle diversa capacità del più appropriato utilizzo delle nuove metodologie offerte.
In questo contesto, alcuni dei cambiamenti più emblematici si osservano nelle professioni della programmazione e del marketing, due campi che, pur partendo da premesse molto diverse, hanno entrambi subito metamorfosi significative alla luce dell’avanzamento tecnologico e sociale.
Mezzo secolo fa, il programmatore era una figura specializzata, quasi mitologica, operante in un mondo di computer imponenti e linguaggi di programmazione astrusi.
Questa era un’epoca in cui la programmazione era riservata a un’élite, accessibile solo nei confini di università prestigiose o aziende all’avanguardia.
La figura del programmatore incarnava l’archetipo dell’esperto, del guaritore di codici che navigava attraverso complessità numeriche incomprensibili alla maggior parte della popolazione.
In parallelo, il marketing tradizionale si muoveva su un terreno fatto di campagne pubblicitarie pianificate con mesi di anticipo, basate su mezzi di comunicazione come la televisione, la radio e la stampa. Il marketing di allora era un mondo di persuasione diretta, dove strategie promozionali facevano largo uso di creatività nel copywriting e contenuti mediatici statici, e le decisioni si basavano su ricerche di mercato che potevano richiedere settimane, se non mesi, per essere completate.
Tuttavia, l’avvento delle tecnologie digitali ha iniziato a ridefinire radicalmente questi scenari.
La programmazione si è trasformata da competenza di nicchia a una delle abilità più richieste nel mercato del lavoro, fondamentale in un’infinità di settori.
I linguaggi di programmazione sono diventati più accessibili, e piattaforme intuitive hanno aperto le porte a una democratizzazione della capacità di creare e innovare tramite il codice.
Analogamente, il marketing ha subito una rivoluzione digitale che ha introdotto strumenti capaci di targeting preciso e analisi di dati in tempo reale, trasformando la professione in un vortice di strategie orientate ai dati e personalizzazione delle campagne.
Quello che emerge da questo viaggio attraverso l’evoluzione dei lavori è un quadro di umanità in costante adattamento.
La transizione da competenze altamente specializzate e settoriali a un approccio più olistico, creativo e fondato sulla collaborazione riflette un cambiamento profondo nella nostra società.
Le professioni di oggi richiedono non solo una solida competenza nel proprio campo di specializzazione ma anche una capacità di lavoro di squadra, comunicazione efficace e un innato problem-solving.
Riflettendo su questi cambiamenti, consideriamo l’evoluzione delle professioni non solo come testimonianza dell’avanzamento tecnologico ma anche come specchio dell’evoluzione umana stessa.
Questa metamorfosi dall’elitarismo alla collaborazione, dalla specializzazione alla versatilità, sottolinea un passaggio a una comprensione più profonda dell’interdipendenza umana e dell’importanza dell’innovazione condivisa.
In questo modo, la storia delle professioni diventa una narrazione dell’ingegno umano, un racconto di come la nostra specie determina radicali cambiamenti, e come in misura diversa l’intera umanità si adatta e prospera di fronte ai cambiamenti.
Milano 8 aprile 2024

Un evento di rilevante importanza culturale per la città di San Gimignano, per Siena, per tutta la sua Provincia e per l’intera Regione Toscana…………..

Venerdì 5 aprile 2024, conferenza stampa di presentazione della apertura del Complesso Museale di Santa Chiara.
L’inaugurazione con l’apertura al pubblico dell’intero Complesso Museale di Santa Chiara, sarà sabato 6 aprile 2024 che rappresenta, senza ombra di dubbio, un evento di rilevante importanza culturale per la città di San Gimignano, per Siena, per tutta la sua Provincia e per l’intera Regione Toscana.
Questo complesso, che figura come uno dei tre principali poli dei Musei Civici della città, è stato concepito per offrire al pubblico una serie di momenti di grande interesse artistico.
Questi eventi segnano non solo la riapertura del Complesso Museale, ma anche l’introduzione di significative novità, tra le quali spiccano l’apertura di una nuova entusiasmante sezione del Museo Archeologico, interamente dedicata alla Via Francigena.
Questa aggiunta si prefigge di arricchire l’offerta culturale del Museo, accompagnando i visitatori in un viaggio attraverso la storia e l’importanza di questo antico percorso pellegrino, con una ulteriore opportunità di godere di bellissime opere nella Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea.
Il grande progetto di rinnovamento mira a offrire un’esperienza espositiva aggiornata e arricchita, in grado di dialogare con le sensibilità artistiche contemporanee e di attirare un pubblico ancora più vasto e variegato.
Un ulteriore momento attrattivo è rappresentato dalla mostra internazionale di fotografia intitolata “All eyes on celebrities. Ritratti di Ken Nahoum”.
Questa esposizione, allestita nelle sale dedicate alle mostre temporanee della Galleria, promette di catturare l’attenzione del pubblico attraverso gli sguardi e i volti di celebrità immortalate dall’obiettivo di Ken Nahoum.
Attraverso queste opere, i visitatori saranno invitati ad esplorare diverse dimensioni del ritratto fotografico e della cultura pop contemporanea.
Nel suo insieme, l’apertura del Complesso Museale di Santa Chiara si presenta come un momento di grande vivacità culturale per San Gimignano, offrendo agli abitanti e ai visitatori una nuova opportunità per immergersi nella storia, nell’arte e nella cultura, attraverso un percorso espositivo riccamente rinnovato e incrementato.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità

Opera Laboratori San Gimignano Musei

I rimedi leniscono gli effetti, la ricerca rimuove le cause………..

La parola compensazione, che si pronuncia /com·pen·sa·zió·ne/ e funge da sostantivo femminile, che ci rimanda immediatamente al concetto di raggiungimento o conservazione di un equilibrio funzionale, un principio che, pur essenziale, spesso sfugge nella complessità delle nostre vite.
Questo concetto, radicato nella nostra lingua e mentalità, fa parte di quelle rappresentazioni mentali, quelle costruzioni retoriche e quelle assunzioni scontate che hanno profondamente condizionato l’esistenza di innumerevoli generazioni.
Consideriamo la compensazione sia su un piano fisico che psicologico, un elemento che non solo consideriamo essenziale e necessario, ma che spesso sentiamo come un diritto imprescindibile. Tale percezione parte dalla consapevolezza, magari neanche troppo consapevole, che la compensazione rappresenta quella forza vitale che ci permette di superare periodi di avversità, agendo come un balsamo in grado di mitigare gli effetti destabilizzanti di circostanze particolarmente impegnative, situazioni di stress o periodi di crisi, che toccano la nostra vita in vari modi e momenti.
Se ci fermassimo un momento a riflettere con maggior cura, scopriremmo che la compensazione diventa un’esigenza impellente nel momento in cui avvertiamo una lacuna, sia essa di natura psichica o fisica, che genera disagio, sofferenza e ansia. Questa percezione di vuoto richiede dunque una forma di compensazione, che può manifestarsi attraverso persone, attività o oggetti che vanno a colmare le assenze riscontrate nella nostra esistenza o nell’ambiente che ci circonda.
In questa prospettiva, la compensazione agisce simile a un farmaco, il cui scopo è alleviare i sintomi di un disagio.
Di conseguenza, è benefico ricorrere alla compensazione, è necessario sapere come e quando utilizzarla, ed è fondamentale curarsi attraverso essa.
La presenza di una costante necessità di compensare evidenzia, tuttavia, un malessere più profondo, un segnale che qualcosa nel nostro essere o nel nostro avere necessita di attenzione.
La tendenza a cercare costantemente fonti esterne di compensazione potrebbe indicare che qualcosa non funziona come dovrebbe nella nostra vita o nella nostra psiche.
Da ciò deriva l’importanza di un momento di introspezione profonda, di un’esplorazione che miri a capire le proprie esperienze, le sfide in atto e la situazione attuale.
Questo processo ci permette di identificare e, idealmente, eliminare le cause scatenanti la necessità di compensazione, con l’obiettivo di raggiungere una forma di benessere più autentica e duratura.
Il viaggio verso la comprensione di come affrontare e superare le cause profonde dei nostri bisogni di compensazione è cruciale.
Non si tratta solo di trattare i sintomi ma di risolvere le cause alla radice, per evitare di cadere in un ciclo perpetuo di bisogno di compensazione.
E’ fondamentale non sottovalutare i segnali che il nostro corpo e la nostra mente ci inviano, poiché riconoscerli ed affrontarli è il primo passo verso una vita più equilibrata e soddisfacente.
La riflessione su questi aspetti non è solo un esercizio teorico ma una pratica essenziale per chiunque desideri imparare a vivere meglio, affrontando le avversità con maggiore consapevolezza e meno dipendenza da forme esterne di compensazione.
La compensazione, quindi, più che un rimedio momentaneo, può diventare un ponte verso una comprensione più profonda di sé e un equilibrio più autentico nella propria vita.

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Troppo spesso dimentichiamo di essere tutti naviganti, lo facciamo volutamente,  perché non vogliamo pensare a quale porto approdare………

Un mare di porti lontani è il docufilm di Marco Daffra, un intenso, equilibrato, reale, documentario girato nel 2023, che racconta con particolare intensità e dettaglio le missioni umanitarie svolte a bordo delle navi dedicate al soccorso dei migranti in situazioni di pericolo nei vasti e spesso ostili mari.
Quest’opera offre una panoramica profonda e autentica delle esperienze vissute sul campo da una varietà di figure cruciali, capitani, marinai, medici, infermieri, macchinisti, interpreti e mediatori culturali.
Tra questi, emerge la figura emblematica del dr. Pietro Bartolo, definito come “il medico di Lampedusa”, che nel corso di 30 anni ha prestato la sua assistenza medica a oltre 350mila persone giunte sfiniti dopo viaggi estenuanti, in cerca di sicurezza e di una nuova vita.
Altrettanto significative sono le parole di Padre Bernardo Gianni, Abate di San Miniato a Monte, le cui riflessioni sull’importanza senza confini dell’assistere chi ha più bisogno trovano un’eco profonda nel contesto del film.
Il documentario non si limita a riportare gli aspetti più pratici del soccorso in mare, ma intende anche approfondire e sfatare i numerosi preconcetti e i luoghi comuni che frequentemente circondano il tema delle navi umanitarie e dell’immigrazione, offrendo uno sguardo insieme umano e critico su una delle questioni più complesse e discusse dei nostri tempi.
La frase di Padre Bernardo Gianni, “La misura del salvare è non avere misura”, sintetizza la filosofia che anima gli operatori umanitari coinvolti, un impegno senza limiti per salvare vite umane, senza badare a sacrifici o a convenienze politiche.
Descritto come “Il film che smentisce i luoghi comuni sulle navi umanitarie” dall’Avvenire, “Un mare di porti lontani” si propone di essere una finestra aperta sulla realtà di chi vive quotidianamente la frontiera del mare aperto, affrontando con coraggio infinite sfide pur di tendere una mano a chi si trova in condizioni di vulnerabilità estrema.
Attraverso le testimonianze dirette di chi opera in prima linea, il film invita a una riflessione profonda sui valori di solidarietà, empatia e responsabilità collettiva, in un mondo sempre più frammentato e indifferente alle sofferenze altrui. Un documento che resterà nella storia e inchioderà ad una responsabilità, purtroppo postuma, chi ha scientemente voluto usare come pretesto milioni di vite innocenti per assurde e inaccettabili teorizzazioni. Senza dimenticare che il potere si basa sul consenso che può essere coercitivo o consensuale. Il primo si muove attraverso la repressione fisica, il secondo si basa sulla informazione che in modo sapientemente perverso fa credere vero  quello che vero non è.

Riccardo Rescio


Firenze 4 aprile 2024
Cinema Alfieri Firenze

Ufficio Stampa
Davis & Co.

#davisandco  #davisandcoufficiostampa,  #marcodaffra  #unmarediportilontani

Quella necessaria condizione per lo sviluppo del proprio infinito potenziale……..

Nella amplia e variegata sfera dei rapporti interpersonali e sociali, la capacità di comunicare, di condividere emozioni, esperienze e di partecipare attivamente agli eventi che scandiscono la nostra vita non sono requisiti semplicemente importanti, ma addirittura essenziali.
L’interazione costante, continua e bidirezionale, è il fertilizzante utile per fare crescere e sviluppare le relazioni interpersonali, che a loro volta arricchiscono il tessuto sociale in cui siamo immersi.
La consapevolezza delle innumerevoli bellezze e opportunità che ci circondano sono quel necessario propulsore che avvia un processo di conoscenza e di esplorazione senza precedenti.
Immergersi completamente in questo viaggio significa non solo osservare il mondo con occhi nuovi, ma anche comprendere più profondamente le dinamiche che lo regolano, è quel famoso cambio di prospettiva tanto e enunciato e così tanto poco praticato.
Un assoluto paradosso, poiché non essendo racchiusi in un una caverna al buio, ma su di un promontorio in una postazione di privilegio dove se non ci bendassimo volutamente gli occhi potremmo avere una visione a 360 gradi sul panorama sottostante e poterne anche cogliere tutti i particolari.
Si tratta di prendere coscienza, quella che trasforma la percezione di incapacità in possibile realtà.
Una tangibile oggettività finalmente privata da quei condizionamenti che l’hanno alterata, deformata e trasformata e che tanto danno hanno determinato nell’evoluzione dell’intera umanità.
È indispensabile un radicale cambio di prospettiva che possa incentivare gli esseri umani a intraprendere azioni più consapevoli e responsabili.
È necessario adottare una condizione proattiva nei confronti della vita che consenta di superare l’approccio passivo dall’attesa in azioni concrete per incidere sugli eventi, senza sperare che si susseguono senza un nostro intervento diretto.
È vantaggioso essere co-protagonisti della nostra esistenza, capaci di influenzare il corso degli eventi per poter determinare il tal modo il nostro percorso di crescita.
Oltre ogni ostacolo incontrato, vi è dunque molto più della mera soddisfazione derivante dal suo superamento, c’è la profonda consapevolezza di essere maturati attraverso la sfida affrontata.
È un processo che arricchisce l’animo e affina lo spirito, elevando la nostra capacità di gestire le avversità con un coraggio e una determinazione rinnovati.
Si tratta di una metamorfosi personale che non solo ci prepara a nuove sfide future, ma ci trasforma in individui piu consapevoli e compiuti.
In questo viaggio oltre l’ostacolo, ogni passo preso e ogni barriera superata segnano una tappa fondamentale nel nostro continuo percorso di crescita.
Questa diversa visione prospettica apre un ampio panorama di possibilità che, con l’acquisita consapevolezza che ogni esperienza positiva o negativa vissuta, contribuisca a definire chi siamo e chi auspichiamo di diventare.
La crescita personale che ne deriva è un tesoro inestimabile, frutto di una perseveranza incrollabile verso la realizzazione del proprio infinito potenziale.
Firenze 3 aprile 2024

Credito immagine
https://www.crescita-personale.org/lostacolo-e-la-nostra-strada-per-il-successo/

Un particolare vento soffia sul nostro Paese…..

In un suo testo del 2010, Alan Oisrak così descriveva il vento: “Vento, voce unica e incontrastata della natura sovrana, con il tuo cantare a volte quale dolce sussurro, altre come urlo impetuoso, esprimi il suo inconfutabile volere. Motore, energia, sollievo, tu sei il suono della forza, prezioso alleato ed implacabile avversario, messaggero di vita e araldo di morte, ricevi l’arduo compito di trasmettere la sua suprema volontà.” Una interpretazione poetica, che si attiene in una certa misura alla realtà, dato che il vento può, effettivamente, generare frescura, spingere le navi, produrre energia, così come scatenare tempeste. Tuttavia, il vento può assumere un significato particolare, essendo a volte impiegato per fare immaginare come anche un alito possa portare cambiamenti, in alcune circostanze positivi, in altre con soffi più sostenuti decisamente negativi.
“Vento del Nord” è l’espressione che nell’autunno del 1944 Pietro Nenni adottò per introdurre un concetto politico, facendolo attraverso le pagine de L’Avanti, l’organo ufficiale del Partito Socialista Italiano dal 1896 alla sua dissoluzione nel 1994.
Nenni scriveva, “Il vento che soffia, che a Milano e a Torino diviene tempestoso, non si placherà finché ogni forza antidemocratica, ogni interesse reazionario, non verrà spazzato via”.
Questo è solo l’esempio più noto di come un’espressione, identificandosi con l’elemento naturale, possa acquisire un significato così potente da rimane saldamente impressa nella memoria collettiva.
Con l’espressione “Vento del Nord” si intendeva la spinta politica verso l’ideologia di sinistra, sostenuta dallo scatenarsi delle forze rivoluzionarie durante la Resistenza nel nord Italia, che avrebbero contribuito a stimolare il cambiamento a favore della Repubblica nel nostro Paese.
A 81 anni di distanza, un altro vento di segno completamente opposto soffia sul nostro Paese: “The right wind”.
Tale vento, in modo simile a un fiume che si ingrossa pericolosamente con il maggior apporto dei suoi affluenti, si rinforza esponenzialmente attraverso molteplici correnti d’aria, più o meno intense, che provengono da differenti aree.
La rosa dei venti, il diagramma che illustra schematicamente l’origine dei venti, basandosi sui quattro punti cardinali Nord, Sud, Est, Ovest, si trova in questo nostro tempo in estrema difficoltà nel determinare con precisione da dove provenga questa corrente, qual sia l’esatta origine di questo vento denominato “The right wind”, che nella traduzione letterale dall’inglese Right sta per giusto, ma che nelle intenzioni dello scrivente Right sta per destra.
Un vento che preannuncia una ideologia che si riteneva ampiamente superata e che non promette nulla di positivo.
Firenze 31 marzo 2024

L’Arte appartiene alla intera umanità e tutti hanno pari diritto di poterla godere…….

In un’epoca caratterizzata dalla velocità dell’informazione e dalla globalizzazione dei messaggi, un pericoloso fenomeno si insinua tra le pieghe delle nostre società complesse, l’attacco deliberato e premeditato nei confronti dell’arte e della natura.
Fenomeno che oltre allo sdegno del momento da parte della pubblica opinione, non trova una adeguata risposta da parte delle istituzioni proposte alla tutela, salvaguardia delle opere d’arte nella loro ampia e variegata presenza sul nostro territorio e nei luoghi preposti, come musei, gallerie, mostre, e pubbliche manifestazioni.
Questi attacchi non si limitano a essere gesti di vandalismo isolati, ma rappresentano, in molti casi, manifestazioni estreme di ideologie che cercano di imporsi nel dibattito pubblico attraverso azioni di forte impatto visivo e mediatico.
Da un lato, abbiamo i gruppi terroristici che, seguendo le orme di Ayman al Zawahiri, divenuto capo del gruppo terrorista islamico al-Qaida in seguito alla morte di Osama bin Laden, si lanciano in quello che potrebbe essere definito come una jihad contro l’Arte e i paradisi turistici.
Questa strategia, purtroppo efficace, non solo mira a sradicare tutto ciò che le arti possano esprimere nella memoria collettiva, ma anche i simboli del benessere e della pace rappresentati da località esotiche ed idilliache, azioni eclatanti che intende anche colpire per fortemente modificandone le percezioni del viaggio, cella scoperta, della conoscenza, incutendo paura e terrore.
Il terrorismo mira a distruggere non solo vite umane ma anche a cancellare simboli di cultura e luoghi di incontro, considerati espressioni di un mondo da combattere.
Parallelamente, assistiamo a episodi in cui l’arte e le sue manifestazioni più tangibili, come musei, opere d’arte, edifici storici, che diventano bersagli di azioni promosse da gruppi che si autodefiniscono “ecologisti”.
Sotto la bandiera dell’ecologia, alcuni di questi gruppi compiono atti di vandalismo contro il patrimonio artistico e culturale, giustificando le loro azioni come necessarie per attirare l’attenzione sulla crisi climatica e ambientale.
Tuttavia, in questo zelo distruttivo, si perde di vista il vero significato dell’ecologia e del rispetto per la Terra, sostituendolo con una forma di espressione che finisce per allontanare piuttosto che avvicinare le persone alla causa ambientale.
Questa modalità di azione, sia che provenga da gruppi terroristici che da falsi profeti dell’ecologismo, rivela un intento comune: sfruttare l’arte e la natura come mere pedine in una partita ideologica più ampia.
L’arte, con la sua capacità di evocare emozioni, di stimolare riflessioni, di essere contemporaneamente specchio e motore della società, viene attaccata perché rappresenta una forma di resistenza a ideologie che vogliono imporre una visione unilaterale del mondo. Analogamente, l’attacco alla natura e ai suoi paradisi non è solo un attacco fisico ma simbolico, rivolto contro ciò che essa rappresenta in un mondo di bellezza, diversità e armonia che contrasta con visioni estremistiche e distruttive.
Di fronte a questi attacchi, la risposta non può che essere la difesa intransigente dell’arte e della natura, non solo come eredità del passato o bellezza da preservare, ma come fondamenta di un futuro in cui diversità, bellezza e creatività siano valore comune e condiviso.
La sfida è dunque duplice: respingere gli assalti fisici e ideologici e riaffermare il ruolo dell’arte e della natura come pilastri irrinunciabili della nostra umanità.
Non si tratta di negare il diritto al dissenso o alla critica, ma di riconoscere che alcune linee non dovrebbero mai essere attraversate.
L’arte e la natura, nella loro essenza più profonda, sono manifestazioni della nostra ricerca collettiva di significato, bellezza e connessione, appartengono all’intera umanità e tutti ha diritto a poterle apprezzare e nessuno può esserne privato da un avamposto di guastatori ideologizzati.
Proteggerle significa proteggere la nostra stessa essenza di esseri pensanti, emotivi e sociali.
In questa confronto tra assurdità e logica, la posta in gioco è la tutela della nostra civiltà.
Firenze 31 marzo 2024

Ogni favola è un viaggio, non solo per il protagonista ma anche per chi ascolta…….

Le favole, le storia i racconti, intessuti di magia, mistero e fascino, assumono un ruolo fondamentale nella realizzazione individuale e nella costruzione del tessuto etico e comportamentale di una società. Non sono semplici storie da raccontare al calar della notte per cullare i bambini nel sonno, ma vere e proprie lezioni di vita, mascherate da avventure incantevoli, destinate a lasciare un’impronta duratura sia sui giovani che sugli adulti. Questi racconti, infatti, fungono da metafore intricate della realtà, offrendo spunti di riflessione nascosti tra le righe di entusiasmanti missioni e duelli contro oscuri nemici. Attraverso personaggi, talvolta antitetici tra loro, le favole illustrano la complessità del mondo esterno e la varietà di approcci possibili a situazioni di vita comuni. Ogni favola è un viaggio, non solo per il protagonista ma anche per chi ascolta, che si trova a navigare tra dilemmi etici, sfide personali e la ricerca di luoghi invariati o personaggi dalle straordinarie doti. Attraverso questi viaggi immaginari, i bambini apprendono concetti quali il coraggio, la lealtà, l’importanza delle scelte e le conseguenze dei propri atti. Le storie, così, diventano degli strumenti di crescita personale, che aiutano i più giovani a formare il proprio sistema di valori e a comprendere meglio il mondo attorno a loro. Ma le favole non sono solo per i bambini. Gli adulti, troppo spesso intrappolati nella quotidianità e negli aspetti pragmatici della vita, trovano nelle favole una fonte di ispirazione e di evasione, una via per riconnettersi con i propri sogni e aspirazioni infantili. Al di là dell’intrattenimento, le velate lezioni e indicazioni più o meno velate all’interno di queste narrazioni possono servire a ricordare valori universali e a riflettere su questioni esistenziali fondamentali che, nella frenesia del quotidiano, rischiano di essere dimenticate. Inoltre, leggere e raccontare favole crea un ponte generazionale, un momento di condivisione unico tra adulti e bambini. Attraverso quest’attività, si rinforzano i legami affettivi, e si offre ai più piccoli un modello di ascolto e riflessione. E mentre gli adulti guidano nella scoperta delle morali e dei messaggi nascosti, anche loro si ritrovano a imparare, riscoprendo la vita sotto una luce differente, più ricca di sfumature e possibilità. In conclusione, le favole sono molto più che semplici storie, sono strumenti di crescita personale, veicoli di valori universali e ponti tra generazioni. Le favole aiutano a crescere perché sottolineano l’importanza della  comprensione, condizione essenziale nella formazione di una capacità critica individuale. Uno stimolo riflessivo, una fonte di ispirazione, una sollecitazione alla curiosità, condizioni molto utili nel quotidiano svolgersi della vita. Firenze 1° aprile 2024

“Favole & dintorni”
Blog al link https://favoledintorni.wordpress.com/about/

In un suo testo del 2010, Alan Oisrak così descriveva il vento, “Vento, voce unica e incontrastata della natura sovrana, con il tuo cantare a volte quale dolce sussurro, altre come urlo impetuoso, esprimi il suo inconfutabile volere. Motore, energia, sollievo, tu sei il suono della forza, prezioso alleato ed implacabile avversario, messaggero di vita e araldo di morte, ricevi l’arduo compito di trasmettere la sua suprema volontà.” Una interpretazione poetica, che si attiene in una certa misura alla realtà, dato che il vento può, effettivamente, generare frescura, spingere le navi, produrre energia, così come scatenare tempeste. Tuttavia, il vento può assumere un significato particolare, essendo a volte impiegato per fare immaginare come anche un alito possa portare cambiamenti, in alcune circostanze positivi, in altre con soffi più sostenuti decisamente negativi.
“Vento del Nord” è l’espressione che nell’autunno del 1944 Pietro Nenni adottò per introdurre un concetto politico, facendolo attraverso le pagine de L’Avanti, l’organo ufficiale del Partito Socialista Italiano dal 1896 alla sua dissoluzione nel 1994.
Nenni scriveva, “Il vento che soffia, che a Milano e a Torino diviene tempestoso, non si placherà finché ogni forza antidemocratica, ogni interesse reazionario, non verrà spazzato via”.
Questo è solo l’esempio più noto di come un’espressione identificandosi con l’elemento naturale, possa acquisire un significato così potente da rimane saldamente impressa nella memoria collettiva.
Con l’espressione “Vento del Nord” si intendeva la spinta politica verso l’ideologia di sinistra, sostenuta dallo scatenarsi delle forze rivoluzionarie durante la Resistenza nel nord Italia, che avrebbero contribuito a stimolare il cambiamento a favore della Repubblica nel nostro Paese.
A 81 anni di distanza, un altro vento di segno completamente opposto soffia sul nostro Paese: “The right wind”.
Tale vento, in modo simile a un fiume che si ingrossa pericolosamente con il maggior apporto dei suoi affluenti, si rinforza esponenzialmente attraverso molteplici correnti d’aria, più o meno intense, che provengono da differenti aree.
La rosa dei venti, il diagramma che illustra schematicamente l’origine dei venti, basandosi sui quattro punti cardinali Nord, Sud, Est, Ovest, si trova in questo nostro tempo in estrema difficoltà nel determinare con precisione da dove provenga questa corrente, qual sia l’esatta origine di questo vento denominato “The right wind”, che nella traduzione letterale dall’inglese Right sta per giusto, ma che nelle intenzioni dello scrivente Right sta per destra.
Un vento che preannuncia una ideologia che si riteneva ampiamente superata e che non promette nulla di positivo.
Firenze 31 marzo 2024

Solo la capacità di compiere scelte rende le persone libere……

Il concetto di tacita complicità rivela la sottile linea che separa il silenzio dall’assenso, un fenomeno tanto diffuso quanto complesso nelle sue innumerevoli manifestazioni.
La tacita complicità si manifesta in una ampia gamma di situazioni, dalla sfera personale a quella collettiva, rappresentando di fatto un consenso non dichiarato che si concretizza attraverso il silenzio, l’inazione o la mancanza di palese opposizione.
In questo tessuto dinamico di relazioni, la tacita complicità spesso elude la definizione esplicita, rimanendo avvolta in un velo di non detti e intese silenziose che, pur non essendo verbalizzate, svolgono un ruolo cruciale nel plasmare le dinamiche interpersonali, lavorative e sociali. Questo fenomeno non si fonda su accordi formali, piuttosto emerge dall’insieme di comportamenti sottintesi, da ciò che non viene detto o fatto, da scelte di non intervento o da silenzi ingiustificati.
In ambienti lavorativi o sociali, ad esempio, la complicità si nutre di quei momenti in cui si chiude un occhio su pratiche discutibili, o si decide di non agire di fronte a situazioni eticamente ambigue.
La sottigliezza di questa dinamica risiede proprio nella sua natura implicita, che rende la complicità tacita una forma di consenso mascherata, difficile da rilevare e da contrastare.
Al di là delle implicazioni individuali, la tacita complicità acquista una dimensione etica rilevante quando si considera il suo impatto sulla società. Essa riflette le scelte che facciamo come membri di una comunità, le nostre azioni o inazioni e come queste possano contribuire, direttamente o indirettamente, alla perpetuazione di status quo indesiderati o alla proliferazione di pratiche ingiuste.
La questione si estende ulteriormente quando si considera il contesto politico, dove la non partecipazione, con la conseguente astensione dalla manifestazione del proprio pensare attraverso il voto, non è mai una espressione di dissenso passivo, ma si configura in pratica e paradossalmente come tacito consenso attivo allo status quo, configurandosi come una responsabilità individuale che si riflette sulla collettivata.
Dunque, la tacita complicità interpella profondamente il nostro essere in società, spingendoci a riflettere sul determinate peso del silenzio, quel silenzio che troppo spesso si considera la virtù dei forti, la preziosa prerogativa, da valere addirittura ancor più dell’oro.
Quel silenzio considerato da molti come bene materiale, da tanti addirittura elevato a qualità morale e al contempo anche dote imprescindibile di inarrivabili guru e grandi saggi, spesso divenuti tali, non tanto per le cose dette, ma per quelle che non hanno saputo o voluto dire.
Il silenzio diviene qualunquismo spicciolo, mero opportunismo, egoistica deresponsabilizzazione.
Il silenzio di fronte a fatti, situazioni, considerazioni e valutazioni, è solo mera complicità.
Chi non comunica il proprio sentire, la propria scelta, le proprie sensazioni, emozioni, esigenze e paure, non è una persona saggia, è solamente una persona che opportunisticamente non si espone a possibili rischi.
È importante riconsiderare il nostro ruolo e la nostra presenza nel mondo, ponderando il valore dell’azione e della parola e l’impatto che queste possono avere nell’alterare o calmierare la realtà che ci circonda.
La tacita complicità, quindi, è molto più che una semplice mancanza di presa di posizione.
È l’incapacità o la ponderata volontà di non compiere scelte di valori e priorità che nel loro insieme definiscono il carattere di quelle interazioni sociali che contribuiscono alla costruzione di comunità più giuste, consapevoli e partecipative.
Firenze 30 marzo 2024

Si sussurra, si dice, si racconta, una storia molto bella, ma se sia vera non si sa, di certo solo c’è, che è giunta fino a me.
Pare che, tanto, ma tanto tempo fa, in un paese lontano, lontano e molto diverso dal nostro, vivesse un uomo alto, magro e muscoloso che di lavoro faceva il falegname.
Nonostante l’apparenza, data dal suo fisico possente, il nostro falegname era un uomo mite, tranquillo e anche molto generoso, tutti lo chiamavano Pino, come gli alberi di pino, forse proprio per il lavoro che faceva, anche se in realtà quello non era il suo vero nome.
Pino poteva avere circa una trentina d’anni, ma ne dimostrava certamente molti meno ed era anche un gran lavoratore, infatti passava tutti i suoi giorni, dal sorgere del sole fino al tramonto, nel suo laboratorio di falegnameria.
Pino era talmente appassionato al suo lavoro che il tempo gli scorreva via velocemente, così velocemente che spesso gli capitava addirittura di non sapere in quale giorno della settimana mai fosse.
La sua più grande soddisfazione, oltre alla gioia quotidiana che provava nel lavorare, era quella di vedere finito il mobile, la porta o qualsiasi altra cosa gli avessero commissionato.
In quei momenti, in cui ammirava il lavoro fatto, gli occhi scuri e grandi di Pino s’illuminavano di una luce particolare e un sorriso straordinario appariva sul suo bel volto, erano il segno inconfondibile di una immensa felicità, quella felicità che provano tutti coloro che hanno la fortuna di vedere e ammirare il frutto del proprio lavoro, il risultato del proprio impegno, l’opera del proprio ingegno.
Pino era, senza alcun dubbio, una persona serena e appagata e non desiderava proprio niente di più o di diverso da quello che aveva già, forse anche per questo la sorte aveva deciso di regalargli qualcosa di veramente straordinario, che avrebbe cambiato radicalmente la sua normale quotidianità.
Qualcosa che puntualmente avvenne un lunedì, un giorno come un altro per il nostro Pino, ma a renderlo diverso e unico, tanto da poterlo poi ricordare per sempre, fu la coincidenza di due eventi che lo avrebbero riempito di felicità. Il primo era quello di aver terminato il suo ultimo lavoro e il secondo invece un bellissimo incontro che avrebbe fatto proprio lì a casa sua.
Mentre Pino era assorto in estasi davanti al suo ultimo lavoro ormai finito, qualcuno bussò ripetutamente alla porta del laboratorio, ma lui ci mise un bel po’prima di realizzare che la campanella, posta al di fuori della casa, continuasse a ridondare senza mai fermarsi, tanto era impegnato a contemplare ciò che aveva realizzato, ma quando finalmente si rese conto che c’era qualcuno che chiedeva di entrare, si precipitò ad aprire la porta senza neanche chiedere chi mai ci fosse.
Quando l’ebbe aperta, una visione straordinaria lo lasciò senza parole, di fronte a lui una bellissima fanciulla dai lunghi capelli biondi e con due occhi azzurri come il mare, tutta vestita di bianco, che gli chiedeva con voce ferma e decisa, se fosse effettivamente lui il falegname di nome Pino.
La bella fanciulla dovette ripetere la domanda più di una volta, visto che non riusciva ad avere alcuna risposta, ma quando Pino finalmente si riprese dal suo stupore, rispose che era effettivamente lui il falegname di nome Pino e solo allora invitò la fanciulla ad entrare e ad accomodarsi sull’unica sedia che aveva li , sedia dove ogni tanto lui stesso si sedeva per riposarsi.
In quel piccolo lasso di tempo, che intercorse prima che qualcuno parlasse, Pino si domandò chi mai poteva essere quella sconosciuta creatura e cosa mai avrebbe poter voluto proprio da lui, ma quando la fanciulla si sedette sulla sedia fu lei stessa a dare risposte giuste a quelle domande, mi chiamo Mariastella ed ho sentito tanto parlare di te, di quanto tu sia bravo, preciso e puntuale nel tuo lavoro ed io ho proprio bisogno di una persona come te per realizzare una visione che ho avuto in sogno qualche giorno fa.
Pino, perplesso più che mai, le chiese di spiegargli tutto meglio, visto che non riusciva a capire ne a trovare il nesso fra lui e la realizzazione di quel sogno.
Mariastella raccontò cosi per filo e per segno il sogno che aveva fatto, sogno in cui un angelo le chiedeva di realizzare, con l’aiuto di un falegname, il più bravo di quel luogo e di quel tempo, un simbolo per rendere concreto, tangibile e comprensibile il sentimento dell’amore.
Pino sempre più coinvolto e incuriosito chiese allora a Mariastella di dargli precise indicazioni su ciò che avrebbe dovuto realizzare, ma lei gli disse che dovevano essere unicamente il suo intuito, la sua sensibilità, il suo animo che avrebbero dovuto guidare la sua mano.
Pino fu come rapito da quella risposta, era infatti la prima volta che qualcuno gli chiedeva di fare qualcosa senza sapere effettivamente cosa, ma era anche la prima volta che avrebbe finalmente potuto lavorare senza misure, senza vincoli, senza limiti ne condizionamenti, libero di poter dar sfogo alla sua creatività.
Pino era entusiasta e talmente affascinato da quella misteriosa creatura che non avrebbe preteso alcun compenso per quel lavoro, ponendo però una sola condizione come necessaria e indispensabile per accettare.
La condizione fu quella di sapere tutto ciò che c’era da sapere di Mariastella, da dove venisse, quali fossero le sue aspirazioni e quali le sue speranze, insomma conoscere completamente la sua vita.
Mariastella acconsenti raccontando, senza alcuna difficoltà, tutto di se, senza tralasciare niente, senza nascondere nulla del suo presente e del suo passato, partecipando persino che lei, come tutte le ragazze della sua età, sperava di incontrare un giorno il suo principe azzurro.
Un principe senza corona e senza regno, ma dallo spirito nobile e generoso e soprattutto ricco di buoni sentimenti e di sani principi.
Quando tutto fu detto e nulla c’era più da aggiungere, Mariastella salutò Pino rassicurando che per il lavoro che gli aveva commissionato, avrebbe potuto prendersi il tutto il tempo necessario.
Una volta finito, lei lo avrebbe capito e sarebbe tornata.
Da quel giorno, proprio da quel lunedì così speciale, Pino iniziò con tanta lena il suo lavoro e con una tale energia, che le sue mani sembravano essere guidate da una entità estranea, tanto erano precise e veloci, da lasciare incredulo anche lui.
Giorno dopo giorno, momento dopo momento il manufatto prendeva forme sempre più definite e quando l’ebbe terminato, quel tutto gli sembrò davvero la cosa più bella che avesse mai realizzato. Mentre Pino era così assorto in quello che da sempre era il suo rituale di contemplazione di ciò che aveva realizzato, la campanella della sua porta incominciò a suonare ripetutamente, anche quella volta solo dopo un po’ di tempo realizzò che qualcuno lo stava cercando, così andò di corsa ad aprire la porta del suo laboratorio e per la seconda volta ebbe la stessa immagine, era lei, era sempre lei, la splendida fanciulla che gli aveva commissionato quel lavoro.
Buongiorno Mariastella, le disse balbettando e aggiungendo benvenuta, poi perplesso le chiese come avesse fatto a sapere che aveva finito proprio in quel giorno, anzi proprio in quell’istante il suo lavoro, la fanciulla gli rispose che lo aveva percepito e come promesso era tornata per vedere cosa mai avesse realizzato.
Quando la bella fanciulla fu di fronte a ciò che Pino aveva creato, ebbe un forte fremito e una piacevole emozione la pervase tutta, fu così tanto l’entusiasmo, fu così grande la gioia da spingerla ad abbracciare Pino con tutta la forza che aveva e l’abbraccio fu così lungo da dargli la sensazione di non volerlo mai più lasciare, altrettanto fu per Pino, che felice di ricambiare quell’abbraccio, sperava con tutto il suo cuore non dovesse mai finire.
Agli occhi di Mariastella Pino era riuscito a lavorare quel legno con tanta passione e tanto amore, che ciò che aveva creato lo lasciava trasparire tutto quell’amore, rendendolo concreto e tangibile. Il lavoro di Pino rappresentava un uomo e una donna stretti in un abbraccio talmente intenso da non poter distinguere più l’uno dall’altro, due amanti che si guardavano negli occhi fissandosi come se volessero promettersi di non lasciarsi mai.
Il lavoro che Pino aveva fatto, l’opera d’arte che aveva creato era effettivamente di una rara bellezza e quell’abbraccio cosi avvolgente era davvero la rappresentazione dell’amore universale che Mariastella sperava di vedere realizzato, perché un abbraccio è davvero la più bella conferma d’amore.
E’ con un abbraccio che una mamma accoglie il proprio figlio appena nato e con un abbraccio continuerà ad accoglierlo per tutta la vita.
E’ con un abbraccio che nasce un nuovo amore.
E’ con un abbraccio che due fratelli fanno pace, è sempre e comunque un abbraccio che segna l’inizio di qualcosa d’importante, di straordinario, l’abbraccio è il sigillo, il segno che sottolinea sempre un evento eccezionale, la genesi di quel qualcosa di nuovo e di bello che prima non c’era e che da quel momento in poi resterà.
Fu proprio il lungo abbraccio di gioia che segnò la nascita dell’amore tra Mariastella e Pino, fu quello il giorno in cui nacque il loro amore, fu quello il loro primo Natale, da quel giorno non si lasciarono mai vivendo felici e a lungo insieme, continuando a festeggiare, anno dopo anno, il Natale del loro grande amore.
Anche per tutti noi c’è un Natale che segna la nascita di qualcuno o di qualcosa di veramente speciale, ma c’è né anche uno davvero particolare, il Natale dei Natali, che gli unisce tutti.
Quel particolare giorno che festeggiamo con le persone più care, quelle che amiamo di più e che più sentiamo vicine a noi, anche se sono distanti migliaia di chilometri.
Quel giorno straordinario che ci unisce nello spirito e rafforza, se mai ce ne fosse bisogno il reciproco amore, quel giorno, da tempo immemorabile, si ripete tutti gli anni il 25 dicembre ed è proprio il giorno di Natale.
Tanto, ma tanto tempo è trascorso da quando avvenne questa storia e in quel paese lontano, lontano e molto diverso dal nostro non è purtroppo rimasta traccia di quello straordinario e bellissimo lavoro di Pino, ma per fortuna della bella storia d’amore di Mariastella e Pino, dopo così tanto tempo, ancora si sussurra, si dice, si racconta, ma se sia vera non si sa, di certo solo c’è, che è giunta fino me.

Olomouc Repubblica Ceca anno 2011

Eleganza e intrigo a Pitti Immagine Uomo 106……

Marine Serre, la geniale fondatrice e direttrice creativa del marchio che porta il suo stesso nome, è stata selezionata come Guest Designer di spicco per il rinomato evento Pitti Immagine Uomo 106 a Firenze, in programma dal 11 al 14 giugno 2024. Nata nel 1991, Marine Serre si è rapidamente affermata come uno dei talenti più promettenti della scena della moda parigina, conquistando riconoscimenti durante la Paris Fashion Week. Presto, la designer francese si esibirà in una straordinaria sfilata evento che si terrà a Firenze. L’appuntamento è fissato per il mercoledì 12 giugno, in una location segreta che sarà rivelata presto, dove Marine Serre presenterà in anteprima la collezione uomo MARINE SERRE. Questo evento di moda si preannuncia come un momento imperdibile per gli appassionati del settore e per coloro che apprezzano la creatività e l’innovazione nel mondo della moda. Pitti Immagine Uomo è una fiore all’occhiello dell’industria della moda, un evento prestigioso che si svolge a Firenze da decenni, che rappresenta una vetrina eccezionale per le ultime tendenze della moda maschile a livello internazionale. Pitti Immagine Uomo non solo attira gli addetti ai lavori e gli appassionati della moda da tutto il mondo, ma contribuisce anche a consolidare Firenze come una delle capitali della moda e dell’arte in Italia. L’evento è un polo trainante per l’industria della moda italiana e un faro di creatività e innovazione che risplende su Firenze e sull’intero Paese. La presenza di Marine Serre a questo prestigioso evento promette di arricchire ulteriormente il panorama della moda e di creare un ponte tra la tradizione fiorentina e la visione innovativa della designer francese, incarnando l’eccellenza e lo spirito di collaborazione che caratterizzano Pitti Immagine Uomo.

Riccardo Rescio – Firenze 29 marzo 2024

Credito immagine https://newsletter.pittimmagine.com/nl/link?c=1vlof&d=pom&h=d9k00v9tqdghg8jpn8e38c7ab&i=2n0&iw=2&n=jn3&p=H301718942&s=wv&sn=jn3

Questo è il racconto in prima persona di un marinaio di terra, atipico e anticonvenzionale, che pur non navigando per mare, tocca tanti porti……..


Il grande faro di Punta Trak, così alto, imponente e con in cima, proprio sotto la sua lanterna, la stretta terrazza circolare, tutta delimitata da una robusta ringhiera di ferro, è il mio riferimento giornaliero, sulla strada che mi porta al lavoro, mi capita spesso di vederlo nelle fredde e umide mattine invernali, quando ancora il buio predomina e le prime luci dell’alba stentano non poco a farsi strada, molto spesso è quasi del tutto immerso nella nebbia, talmente fitta da non lasciar scorgere niente e nessuno alla sua base, dandomi così l’impressione che quella sua luce rotante sia sospesa nel cielo.
Il faro si lascia comunque scorgere facendo capolino fra le basse nuvole cariche di pioggia, sono le sue tre larghe fasce rosse orizzontali che si alternano al bianco, proprio in alto, a renderlo visibile e inconfondibile anche senza luce.
Punta Trak è una grande area alla periferia nord est della città, il faro che ne prende il nome è nella sua parte più estrema.
Una zona con tanti vecchi edifici, grandi capannoni, magazzini di stoccaggio, motrici di treni che spingono o trainano decine di carrozze merci, container, cisterne e un’infinità di enormi camion, sempre in arrivo o in partenza per le strade d’Europa, che caricano e scaricano senza pausa, pallet e merci di ogni genere.
C’è la dogana, la stazione degli autobus, un moderno centro commerciale ed un continuo brulicare di gente che viene e che va.
Ci sono vecchie costruzioni in disuso e nuovi stabili con tanti uffici, un insieme eterogeneo in cui degrado e sofisticate tecnologie creano forti contrasti che, in disarmonica continuità tra loro contribuiscono a creare quel tipico sapore, che identifica e contraddistingue, ma soprattutto accomuna tutte le vaste zone periferiche delle città destinate a grandi movimenti di genti e di merci.
Io lavoro nella zona del faro, tutti i giorni le mie narici avvertono fortemente quel suo inconfondibile acre profumo, sul mio viso e non solo su quello sento continuamente arrivare gli spruzzi d’acqua, la mia pelle è abbronzata come quella di un marinaio, perché proprio come un vero marinaio con la mia lancia, con qualunque tempo, sono sempre in mezzo all’acqua.
Ma Punta Trak non è come Punta Penna in Abruzzo o Punta Secca in Sicilia, non è un caratteristico lembo di terra che si spinge nel nostro bel mare mediterraneo, ma una piatta area, di Olomouc città al centro d’Europa, il cui vero nome è quello di area Csad, in questa area non ci sono né scogli né mare, né tanto meno navi o rimorchiatori.
Il grande faro di Punta Trak altri non è che una enorme ciminiera che vedo dal piazzale dove vengono a farsi lavare camion, autobus e quanto altro viaggi su ruote.
Questo improbabile porto senza banchine, senza transatlantici né passeggeri transoceanici non è che il lavaggio per automezzi pesanti dove lavoro.
Il forte profumo che avverto non è certamente il meraviglioso profumo di mare, ma è quell’insieme di fatto di gas di scarico dei motori, di fumo delle motrici dei treni, di legno delle traverse dei binari intrise di catrame, di carbone e gli schizzi d’acqua che mi bagnano, non solo il viso, spesso anche tutto il resto, non sono quelli delle onde che si infrangono sugli scogli, ma il getto d’acqua riciclata e maleodorante che fuoriuscendo a forte pressione dalla mia lancia, che non è la veloce imbarcazione che fa la spola tra le navi e la banchina del porto, ma l’attrezzo che spruzza con forza l’acqua che si infrange sulle ruote o sui teloni dei grandi automezzi.
Sono gli autisti, i loro camion e le rispettive merci, gli unici a partire e tornare in questo porto senza mare.
Per noi che siamo qui, ma soprattutto per me, la stanzialità in questo luogo, con un lavoro sempre uguale fatto dagli stessi movimenti, dalle stesse operazioni che si susseguono quotidianamente con una ripetitività e una ovvietà sconcertante, è molto pesante da accettare, molto duro, faticoso e stancante da fare.
Mentre sono qui che lavo e rilavo decine di camion, autobus, cisterne, immagino che la ciminiera sia un faro ed io un viaggiatore di mare che torna da un lungo viaggio pieno di avventure ed esperienze fantastiche, come peraltro fantastica è la mia vita.
Tornare nei luoghi natii, tornare a casa, tornare dove c’è chi ti aspetta è sicuramente il desiderio più grande per un viaggiatore, ma ancor più affascinante per un esploratore di professione come me è il partire, il ripartire per un nuovo viaggio, una nuova avventura, una nuova impresa che appaghi totalmente la mia voglia di nuovo, il mio desiderio di scoprire cose sconosciute e percorrere nuove strade, fantasticare, progettare un futuro fatto di spazi dove la mia mente possa, senza limiti, liberare i suoi pensieri.
Nel frattempo resto qui nel piazzale del lavaggio, mentre le luci artificiali soppiantano lentamente la luce del giorno, io continuo a lavare tutto quello che c’è da lavare e guardo il mio faro e immagino di ripartire presto per uno dei miei viaggi che mi porterà lontano verso una nuova destinazione e mi farà vivere nuove esperienze, nuove avventure, nuove emozioni.

Area Csad, Olomouc, Česká republika 2011

Favole & dintorni
https://lefavolediriccardo.blogspot.com/?m=1

«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma». Questa massima, ripetuta innumerevoli volte, cattura l’essenza del continuo fluire dell’universo, senza necessariamente rifarsi alla sua origine storica o tantomeno all’autore che è Antoine-Laurent Lavoisier, chimico e fisico che ha segnato con le sue ricerche il XVIII secolo.
Allo stesso modo, Tancredi, nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, con la sua affermazione che “tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”, offre una lente attraverso cui osservare la complessità delle trasformazioni, sia quelle superficiali che quelle profondamente radicate.
Queste citazioni illuminano il cammino per esplorare non solo come il mondo esterno si evolve, ma anche come queste evoluzioni riflettano e influenzino il nostro intimo modo di essere, il nostro pensare e agire.
Sottolineano una verità universale, la trasformazione non è un’opzione, non è una variabile, ma una costante.
Tuttavia, l’esistenza stessa di queste trasformazioni ci porta a interrogarci sulla loro natura.
Cosa differenzia una trasformazione formale da una sostanziale?
Come le percepiamo, come ne distinguiamo le differenze e come e quanto influenzano la nostra vita?
Le considerazioni di Lavoisier e Tancredi aprono certamente uno spazio di riflessione sulle dinamiche del cambiamento, che non possiamo e non dobbiamo ignorare.
Al di là di ciò che è immediatamente visibile, ci sono cambiamenti che toccano la sostanza stessa delle cose, del pensiero, dell’esistenza.
Questi processi di trasformazione, visibili e invisibili, formano il tessuto della nostra realtà, influenzando come interagiamo gli uni con gli altri, come costruiamo le nostre società, e come affrontiamo i cambiamenti personali e collettivi.
Nel mondo in cui viviamo, un flusso ininterrotto di informazioni e stimoli ci costringe a filtrare, adattare e, in ultima analisi, trasformare non solo il nostro ambiente, ma anche noi stessi.
Questa incessante necessità di trasformazione invita a una maggiore consapevolezza delle implicazioni di ogni nostra azione o inazione, sia sul piano personale che su quello collettivo.
In questo contesto, riconoscere e distinguere tra trasformazioni formali e quelle sostanziali diventa fondamentale.
Le prime possono essere viste come cambiamenti esteriori, talvolta superficiali, che tuttavia possono innescare o riflettere mutamenti più profondi.
Le seconde, invece, riguardano cambiamenti radicali, che interessano l’essenza stessa delle cose, delle persone, delle società.
La nostra capacità di navigare e influenzare questo mare di trasformazioni, conservando ciò che reputiamo prezioso mentre abbracciamo il necessario cambiamento, disegna la trama del nostro futuro.
In questo viaggio, lezioni apprese da Lavoisier e dalle riflessioni del Gattopardo servono come bussola, guidandoci verso una comprensione più matura del nostro ruolo nel ciclo incessante di trasformazione del mondo.
Questo percorso ci chiama a una riflessione più approfondita e all’azione, in una realtà dove il confine tra il dire e il fare viene continuamente ridefinito.
Firenze 28 marzo 2024

Martedì 26 Marzo 2024 allo Strozzi Bistrò di Palazzo Strozzi di ‘Parole&Sapori, Incontri di gusto’ della Giornalista Ilaria Guidantoni, che ha presentato “Saperi e Sapori del Mediterraneo, un viaggio tra le piante sacre e il sale”, con Rosalia D’Alì, Presidente del Distretto Turistico della Sicilia Occidentale e Floriana Sergio, Ceo di Farmaflo, con la partecipazione di Giuseppe Salvini Segretario Generale della Camera di Commercio di Firenze. Il primo degli appuntamenti di primavera di degustazione e cultura tematici, conviviali ideati con il Direttore dello Strozzi Bistrò Pasquale Formisano. L’incontro vuol essere un percorso raccontato da Ilaria Guidantoni, Scrittrice e Studiosa di Mediterraneo, Sommelier diplomata AIS, nelle tipicità del mare nostrum in particolare con riferimento alle 5 piante sacre nelle tre religioni del Libro – Vite, Olivo, Palma da dattero, Fico e Melograno – tra le pagine di Lettera a un mare chiuso per una società aperta (Albeggi Edizioni, 2016) e alle saline siciliane, che testimoniano un territorio tra storia, cultura ed economia. L’incontro a più voci è stato un momento di approfondimento in terra siciliana, epicentro Mediterraneo con l’assaggio di amuse-bouche dello Chef Axel Caldani dedicato ai sapori della conversazione e una degustazione di vini di Sicilia, dal tono conviviale. Il vino selezionato per la degustazione è dell’azienda Cusumano il cui motivo è “solo l’uva che viene dai nostri vigneti”, un racconto della terra e della storia che parte dalla cantina, il fulcro dell’attività, un baglio dell’Ottocento sorto sulle fondazioni di un sito millenario di probabile origine araba, con la sua classica corte interna. Saranno presentati 700, Metodo Classico Brut, un metodo classico di montagna, da vigneti di Pinot Nero e Chardonnay che si trovano a 700 metri sul livello del mare: l’eleganza per celebrare Tenuta Ficuzza; e Shamaris, Sicilia D.O.C., un Grillo in purezza, di collina e al tempo stesso marino, grazie alla tramontana che porta il Mediterraneo tra i filari della tenuta Presti e Pegni.

Firenze 26 marzo 2024

https://www.operalaboratori.com/cartelle-stampa/dear-guests-visitor-center/
Dal 28 marzo apre a Siena Dear Guests, Visitor Center, il nuovo concept point di Opera Laboratori sito in via di Città 48, all’interno degli spazi che furono dell’antico Stabilimento Fotografico Lombardi.
L’innovativo progetto proietta i musei e i luoghi del patrimonio culturale e spirituale al di
fuori dei loro perimetri per mostrarsi ai milioni di visitatori che ogni anno transitano dalla Costarella, punto di collegamento tra il Campo e il Duomo.
Più di 35 mq di ledwall, dotati di risoluzione 4K e collegati ad una piattaforma di digital signage che riceve i contenuti in tempo reale dal cloud e dal sito web, illuminano i circa 100 mq dello storico ambiente, già in origine destinato a raccontare la bellezza di Siena e del territorio.
Attraverso un linguaggio contemporaneo, sapientemente organizzato con palinsesti giornalieri e stagionali, la struttura di Opera Laboratori presenta una strategia di marketing culturale e territoriale, messa a punto negli anni per la gestione di numerosi siti museali delle istituzioni pubbliche e private.
Dear Guests, oltre a essere la denominazione del Visitor Center, vuole comunicare la vision del Gruppo che considera e accoglie i visitatori come ospiti e non come turisti.
Senesi e “cittadini temporanei”, partendo da Siena, potranno compiere un viaggio in tutte le sue terre, San Gimignano, Colle di Val d’Elsa, Montalcino, Pienza, Montepulciano, Gaiole in Chianti e più in generale in tutta la Toscana, Firenze, Greve in Chianti, Livorno, Volterra, Arezzo, Cortona.
Le vetrine virtuali con immagini ad alta risoluzione diffuse su grandi monitor potranno offrire anche un’anteprima delle eccellenze del patrimonio culturale italiano, come la Pinacoteca di Brera, Venezia, le Gallerie degli Uffizi, la Galleria dell’Accademia, Assisi, Spoleto, il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, la Reggia di Caserta e il Parco Archeologico di Pompei.
Presso Dear Guests i visitatori, tramite postazioni con operatori formati, potranno acquistare i titoli d’ingresso ufficiali, al costo reale, avendo così garantita un’accessibilità immediata agli oltre 45 siti museali gestiti dal Gruppo.
Uno spazio unico nel suo genere dedicato alla cultura e alla cultura dell’ospitalità e del territorio, dove verranno promossi in vetrine dinamiche eventi, visite guidate, attività didattiche, concerti, wine&food tasting, cycling routes e aperture straordinarie.
Il calendario degli eventi e delle nuove attività, visibile anche sul sito web dearguests.com, sarà continuamente aggiornato sulla base di specifici accordi con le istituzioni culturali, pubbliche e private, che vorranno condividerne la mission, sul modello della partnership siglata con RCS Sport
in occasione del prossimo Giro d’Italia, del quale Opera Laboratori è cultural art supplier.
All’interno del Visitor Center non verranno distribuiti materiali cartacei, ma saranno messi a disposizione QR code per organizzare al meglio l’esperienza di visita, rendendo partecipi gli ospiti del processo di sostenibilità e tutela dell’ambiente nel quale la cultura si fa tramite di nuove abitudini.
In vista del “Giubileo 2025 : Peregrinantes in spem”, in accordo con l’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino e la Diocesi di Montepulciano – Chiusi – Pienza, Dear Guests si adopererà anche per informare sugli appuntamenti e le proposte spirituali del territorio, oltre a mettere a disposizione un corner per scaricare la carta del pellegrino.
Nell’ambito della cultura del territorio e in linea con l’antica vocazione del locale, non mancherà una selezione di pregevoli e recenti pubblicazioni editoriali legate al patrimonio artistico e culturale di Siena e delle Terre dell’Anima. Per valorizzare lo spirito di Eroica, di cui Opera Laboratori è il gestore esclusivo del marchio, saranno inoltre presenti le nuove linee di merchandising dedicate alle prossime edizioni della manifestazione, così come a Gaiole in Chianti, Montalcino, Firenze e
Greve in Chianti.
Lo spazio diventerà poi vetrina per eventi nazionali e internazionali, adeguando in modo dinamico la propria veste grafica e i contenuti digitali.
Dear Guests sarà aperto tutti i giorni fino alle ore 19.00, ma i contenuti saranno visibili e accessibili 24 ore su 24, consentendo l’acquisto dei titoli d’ingresso ai musei tramite QR code attivi sulle vetrine esterne.
Con questo progetto, realizzato in collaborazione con la Casa Editrice Sillabe e Canale 3 Toscana, Opera Laboratori conferma di lavorare ad arte per l’Arte, preservando, divulgando, gestendo e
valorizzando il patrimonio culturale e museale che le è stato affidato.
Un passato di esperienze ed eventi che proiettiamo nel futuro, con visione e innovazione, perché condividere la bellezza nel tempo è il senso vero del nostro fare.
“Dear Guests, Visitor Center”
Siena, via di Città 48
Orari di apertura :
Tutti i giorni dalle ore 9.30 alle ore 19.00
Sito web : booking@operalaboratori.com
Telefono 0577 286 300


Dal 28 marzo apre a Siena Dear Guests, Visitor Center, il nuovo concept point di Opera Laboratori sito in via di Città 48, all’interno degli spazi che furono dell’antico Stabilimento Fotografico Lombardi.
L’innovativo progetto proietta i musei e i luoghi del patrimonio culturale e spirituale al di
fuori dei loro perimetri per mostrarsi ai milioni di visitatori che ogni anno transitano dalla Costarella, punto di collegamento tra il Campo e il Duomo.
Più di 35 mq di ledwall, dotati di risoluzione 4K e collegati ad una piattaforma di digital signage che riceve i contenuti in tempo reale dal cloud e dal sito web, illuminano i circa 100 mq dello storico ambiente, già in origine destinato a raccontare la bellezza di Siena e del territorio.
Attraverso un linguaggio contemporaneo, sapientemente organizzato con palinsesti giornalieri e stagionali, la struttura di Opera Laboratori presenta una strategia di marketing culturale e territoriale, messa a punto negli anni per la gestione di numerosi siti museali delle istituzioni pubbliche e private.
Dear Guests, oltre a essere la denominazione del Visitor Center, vuole comunicare la vision del Gruppo che considera e accoglie i visitatori come ospiti e non come turisti.
Senesi e “cittadini temporanei”, partendo da Siena, potranno compiere un viaggio in tutte le sue terre, San Gimignano, Colle di Val d’Elsa, Montalcino, Pienza, Montepulciano, Gaiole in Chianti e più in generale in tutta la Toscana, Firenze, Greve in Chianti, Livorno, Volterra, Arezzo, Cortona.
Le vetrine virtuali con immagini ad alta risoluzione diffuse su grandi monitor potranno offrire anche un’anteprima delle eccellenze del patrimonio culturale italiano, come la Pinacoteca di Brera, Venezia, le Gallerie degli Uffizi, la Galleria dell’Accademia, Assisi, Spoleto, il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, la Reggia di Caserta e il Parco Archeologico di Pompei.
Presso Dear Guests i visitatori, tramite postazioni con operatori formati, potranno acquistare i titoli d’ingresso ufficiali, al costo reale, avendo così garantita un’accessibilità immediata agli oltre 45 siti museali gestiti dal Gruppo.
Uno spazio unico nel suo genere dedicato alla cultura e alla cultura dell’ospitalità e del territorio, dove verranno promossi in vetrine dinamiche eventi, visite guidate, attività didattiche, concerti, wine&food tasting, cycling routes e aperture straordinarie.
Il calendario degli eventi e delle nuove attività, visibile anche sul sito web dearguests.com, sarà continuamente aggiornato sulla base di specifici accordi con le istituzioni culturali, pubbliche e private, che vorranno condividerne la mission, sul modello della partnership siglata con RCS Sport
in occasione del prossimo Giro d’Italia, del quale Opera Laboratori è cultural art supplier.
All’interno del Visitor Center non verranno distribuiti materiali cartacei, ma saranno messi a disposizione QR code per organizzare al meglio l’esperienza di visita, rendendo partecipi gli ospiti del processo di sostenibilità e tutela dell’ambiente nel quale la cultura si fa tramite di nuove abitudini.
In vista del “Giubileo 2025 : Peregrinantes in spem”, in accordo con l’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino e la Diocesi di Montepulciano – Chiusi – Pienza, Dear Guests si adopererà anche per informare sugli appuntamenti e le proposte spirituali del territorio, oltre a mettere a disposizione un corner per scaricare la carta del pellegrino.
Nell’ambito della cultura del territorio e in linea con l’antica vocazione del locale, non mancherà una selezione di pregevoli e recenti pubblicazioni editoriali legate al patrimonio artistico e culturale di Siena e delle Terre dell’Anima. Per valorizzare lo spirito di Eroica, di cui Opera Laboratori è il gestore esclusivo del marchio, saranno inoltre presenti le nuove linee di merchandising dedicate alle prossime edizioni della manifestazione, così come a Gaiole in Chianti, Montalcino, Firenze e
Greve in Chianti.
Lo spazio diventerà poi vetrina per eventi nazionali e internazionali, adeguando in modo dinamico la propria veste grafica e i contenuti digitali.
Dear Guests sarà aperto tutti i giorni fino alle ore 19.00, ma i contenuti saranno visibili e accessibili 24 ore su 24, consentendo l’acquisto dei titoli d’ingresso ai musei tramite QR code attivi sulle vetrine esterne.
Con questo progetto, realizzato in collaborazione con la Casa Editrice Sillabe e Canale 3 Toscana, Opera Laboratori conferma di lavorare ad arte per l’Arte, preservando, divulgando, gestendo e
valorizzando il patrimonio culturale e museale che le è stato affidato.
Un passato di esperienze ed eventi che proiettiamo nel futuro, con visione e innovazione, perché condividere la bellezza nel tempo è il senso vero del nostro fare.
“Dear Guests, Visitor Center”
Siena, via di Città 48
Orari di apertura :
Tutti i giorni dalle ore 9.30 alle ore 19.00
Sito web : booking@operalaboratori.com
Telefono 0577 286 300

Innovazione, conservazione, valorizzazione……

Diventa più che mai necessario sottolineare l’importanza di contribuire a realizzare uno spirito identitario, indispensabile per una rigenerazione urbana che abbia le sue basi sull’inclusione anziché sulla contrapposizione.
Questo principio guida diventa la lente attraverso la quale visionare e plasmare ogni aspetto di una proposta migliorativa per Firenze, mantenendo il rispetto per la sua storia unica, le sue tradizioni e la sua vocazione culturale.
Analizzando le caratteristiche e le peculiarità di ogni strada, rione e quartiere di Firenze, possiamo comprendere appieno l’identità della città nel suo insieme.
Questa fase di analisi non è solo una mera raccolta di fatti storici, ma un processo vivo che coinvolge direttamente i cittadini, permettendo loro di partecipare attivamente nella riscoperta e nella valorizzazione delle loro radici culturali.
I progetti di enfatizzazione delle peculiarità locali devono quindi promuovere l’inclusione all’interno della comunità fiorentina, valorizzando ogni contributo e considerando tutte le ipotesi di coinvolgimento attivo dei residenti e delle parti interessate.
Questo coinvolgimento non solo rafforza lo spirito identitario ma garantisce anche un ampio supporto e partecipazione nei progetti di rigenerazione urbana.
Incoraggiando la comunità a esplorare le origini dei nomi delle strade, dei rioni e dei quartieri, insieme alle loro originarie vocazioni, ci immergiamo in un viaggio affascinante alla riscoperta della storia di Firenze.
Questa esplorazione diviene uno strumento per ristabilire un legame emotivo e culturale dei cittadini con il loro ambiente urbano, integrando queste storie nelle iniziative di rigenerazione urbana per rafforzare il senso di appartenenza e identità collettiva.
Il recupero della denominazione dei rioni come entità pulsante, operativa e propositiva, caratterizzati e identificati con le loro specifiche peculiarità, inseriti nei quartieri che fungono come mera entità topografica per nome e per colore, quest’ultimo che oltre a essere un tributo alla tradizione storica della Città, diventa un moderno strumento di identificazione e caratterizzazione, facilitando l’orientamento e promuovendo un senso di unità nella diversità.
L’approccio “Uscio e Bottega” rappresenta un promettente modello di integrazione tra residenzialità e attività lavorative, avvicinando fisicamente e culturalmente il luogo di lavoro alla dimora.
Questo modello rappresenta una strategia innovativa per un modello di vita urbana più sostenibile, riducendo l’impatto ambientale del pendolarismo e stimolando la creazione di una comunità urbana più integrata e viva.
Richiede quindi un impegno concreto da parte dell’amministrazione comunale per facilitare questo tipo di abbinamento, attraverso incentivi, semplificazioni burocratiche e sostegno diretto a chi desidera aderire.
La ristrutturazione degli alloggi esistenti, il supporto all’accesso ai mutui e l’adeguamento degli spazi per le attività lavorative sono tutti elementi cruciali per la realizzazione di questo piano.
Tutti questi sforzi richiedono una pianificazione accurata, analisi dettagliate e un dialogo costante con la comunità locale.
Un censimento degli immobili e delle attività lavorative in centro è essenziale per assicurare che il piano sia guidato da dati reali e risponda con precisione alle esigenze di Firenze e dei suoi abitanti.
È indispensabile procedere quindi con la stesura di un preliminare progetto di prefattibilità che tenga conto di tutti questi aspetti, casa, lavoro, turismo, dalla destagionalizzazione alla diversificazione dei flussi che coinvolgano tutte le realtà limitrofe, dalla tutela e valorizzazione dello spazio pubblico alla esperienza di visita migliorata, dalla sostenibilità ambientale alla preservazione del patrimonio culturale.
Questo progetto di prefattibilità dovrà essere il frutto di una collaborazione attiva tra tutti gli stakeholder, dalla popolazione locale alle istituzioni culturali, dagli imprenditoriali agli storici dell’arte, per creare una Firenze che rispecchi il suo passato glorioso nell’innovazione del presente e del futuro.
In questa visione, ciascun residente e visitatore di Firenze diventa un tassello essenziale nel mosaico della sua rinascita, giocando un ruolo attivo nel formare una città che, pur nel rispetto della sua storia millenaria, guarda coraggiosamente avanti verso un futuro di benessere collettivo, inclusione e sostenibilità.
Riccardo Rescio
Presidente “Assaggia l’Italia ApS”
Associazione di Promozione Sociale (no profit)

Firenze 27 marzo 2024

Ogni forma di viaggio è una scoperta……

Albert Einstein in un suo famoso aforisma afferma che è più facile spezzare un atomo in due e che il pregiudizio della gente, ora è indubbio che molti di noi possano affermare di non avere pregiudizi, ma questo dire, come spesso succede, non risponde purtroppo alla verità.
Tutti in qualche misura abbiamo un pregiudizi in qualcosa in qualcuno, in situazioni o eventi, ma non dobbiamo farcene una colpa eccessiva, ma il solo prenderne atto, ci permetterebbe di intraprendere un viaggio di liberazione dalle griglie mentali in cui false verità, luoghi comuni, e assurde banalità la nostra mente è stata rinchiusa.
La responsabilità di cui dobbiamo farci carico è invece quella condizione che viene a sussistere quando non siamo capaci di rivedere un determinato pregiudizio che una più attenta e oculata osservazione dei fatti e delle persone, falsifica.
Quando per ottusità, o voluta cecita, non ammettiamo di aver sbagliato dando giudizi, valutazioni o considerazioni, non sulla realtà oggettiva dei fatti, ma su di una preventiva idea distorta degli stessi.
I condizionamenti, profondamente radicati che si sono tramandati attraverso i secoli hanno contribuito a plasmare una limitata capacità valutativa, che spesso risulta essere difficile da modificare.
Questi condizionamenti possono derivare da varie fonti come la famiglia, la società, i media e le esperienze personali.
Ciò che rende i pregiudizi così fortemente radicati è il fatto che spesso sono interiorizzati in maniera sottile e automatica, una specie di processi subliminali, persuasioni occulte attraverso messaggi che sono in grado di agire nel subconscio tanto tanto da influenzare le nostre percezioni.
Il processo di consapevolezza e auto-riflessione ci potrebbe permettere di analizzare criticamente le nostre convinzioni e confrontarle con la realtà oggettiva.
È un viaggio interiore individuale e collettivo costellato da sfide, ma che può portare a una più ampia apertura mentale e una maggiore inclusività nei confronti degli altri.
Il processo di superamento dei pregiudizi, è certamente un viaggio interiore che richiede un considerevole, costante e consapevole impegno.
Per superare i pregiudizi radicati, quindi è essenziale intraprendere un cammino di auto-esplorazione profonda che ci porti a mettere in discussione le nostre convinzioni, a esaminare da vicino le nostre reazioni e a confrontarle con la realtà oggettiva.
Questo processo impegnativo richiede umiltà nel riconoscere i nostri limiti e nel confrontarci con i nostri pregiudizi, spingendoci al di là delle nostre zone di comfort e aprendoci a nuove prospettive. Attraverso un impegno costante verso l’auto-miglioramento e la consapevolezza, possiamo giungere a una maggiore comprensione di noi stessi e degli altri, favorire un clima di rispetto reciproco e contribuire a costruire una società più inclusiva, equa e rispettosa della diversità.
Firenze 25 marzo 2024

Credito di immagine.
https://www.viaggiarelibera.com/70-aforismi-di-viaggio/

Martedì 26 Marzo 2024 a Lastra a Signa, è stato presentato ufficialmente alla stampa Hi-Care Surgery, il centro di eccellenza oculistica all’avanguardia nella chirurgia refrattiva laser e microchirurgia per la cataratta,
Garantire la migliore cura a ogni persona è la motivazione principale che ha spinto il Dott. Silvio Zuccarini, medico chirurgo specialista in Oftalmologia con un’esperienza di oltre trent’anni in tutte le tipologie di chirurgia del segmento anteriore e posteriore dell’occhio e nella terapia del cheratocono, con oltre 40.000 interventi eseguiti con successo, a fondare il centro di cui è anche Direttore Sanitario.
All’inaugurazione hanno partecipato il Sindaco di Lastra a Signa Angela Bagni, l’Assessore Regionale alla Sanità Simone Bezzini, l’Assessore alla Mobilità di Firenze Stefano Giorgetti, il Sindaco di Signa Giampiero Fossi e l’Assessore allo Sviluppo Economico di Scandicci Andrea Franceschi, presenze che testimoniano il sostegno delle istituzioni all’iniziativa.
Per sostenere tale obiettivo, Hi-Care Surgery organizzerà iniziative speciali ampiamente comunicate attraverso i canali social del centro, mirate agli studenti per offrire loro l’opportunità di accedere alla chirurgia refrattiva.
Dopo il taglio del nastro, Monsignor Franco Agostinelli ha benedetto la struttura e tutti i presenti.
Gli investimenti in una tecnologia di ultima generazione e la presenza di un team medico con un’esperienza decennale e una formazione multidisciplinare sono due dei capisaldi che lo contraddistinguono, ne attestano l’eccellenza e garantiscono al paziente il miglior percorso di cura possibile, condizioni che permetteranno ad Hi-Care Surgery di diventare a breve il Centro di riferimento per la chirurgia refrattiva nel territorio fiorentino.
All’inaugurazione erano presenti Bruna Staino, Claudio Vanni e Paolo Hendel.
Firenze 26 marzo 2024

C’est la vie……


Sono un apprendista artigiano del pensiero, che girovagando al festival internazionale delle umane scempiaggini coglie opportunità, evidenzia banalità, fa sue ovvietà, nella ferma convinzione che tutto ciò che scrive sia esclusivo frutto del suo pensare.
Un apprendista che ama scrivere, comunicare e promuove tutto il bello e il buono che abbiamo nel nostro straordinario Paese.
L’intento è quello di scoprire e fare proprie, nel senso della conoscenza, le meraviglie più o meno nascoste, più o meno conosciute, delle Terre Uniche delle 20 Regioni d’Italia.
Venire a conoscenza e condividere Arte, Storia, Letteratura, Prodotti e Produttori, Territori e Tradizioni, è la passione che condivido con i volontari della Associazione di Promozione Sociale no profit “Assaggia l’Italia ApS”, i nostri Ambasciatori dei Saperi e Sapori d’Italia per Italia&friends.
Ho fondato il network Italia&friends, piattaforma online per promuove la Cultura e il Turismo italiano. Sono anche Presidente dell’Associazione Assaggia l’Italia ApS, una Associazione di Promozione Sociale (no profit), che promuove tutto il bello e il buono delle Terre Uniche delle nostre 20 straordinarie Regioni.
Come appassionato sostenitore della Cultura e del patrimonio italiano, dedico il massimo impegno alla sempre maggiore conoscenza dell’Italia nel mondo.
Il Network Italia&friends che dirigo comunica e condivide, attraverso il proprio blog e tutte le piattaforme web dove siamo presenti, la ricchezza e la diversità della cultura italiana.
Riccardo Rescio
Firenze 30 gennaio 2024

Italia&friends NetWork @Italia&friends
https://italiaefriends.wordpress.com/2022/05/21/italiafriends-network-arte-cultura-attualita/?preview=true

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Le menti umane sono intricate reti di pensieri, percezioni e emozioni, costantemente influenzate dalle interazioni sociali e dagli input esterni. Laddove la fragilità si nasconde dietro la facciata di sicurezza, la vulnerabilità si annida tra le pieghe dei giudizi altrui.
Le persone che si allontanano dai troppi elogi non lo fanno per un eccesso di modestia o per timidezza eccessiva, ma forse perché intravedono la sottile linea che separa l’apprezzamento sincero dalla lusinga vuota.
I complimenti, quando sinceri e giustificati, possono fungere da specchi riflettenti della realtà, regalando gioia e conferma della propria persona. Tuttavia, quando diventano eccessivi, distorti e fuorvianti, si trasformano in una pericolosa piaggeria, un circolo vizioso di adulazione che mina la genuinità delle relazioni.
Chi si abitua a ricevere elogi smisurati potrebbe trovarsi intrappolato in una ragnatela di dipendenza dal consenso altrui, incapace di esplorare la propria identità senza il filtro degli altri.
Il paradosso si annida nell’apparente sicurezza di chi conosce i propri limiti e le proprie virtù, ma che allo stesso tempo si lascia abbagliare da riverberi fittizi di ammirazione.
I dispensatori di superlativi, i giullari di corte, oscillano da un estremo all’altro, nell’eterno gioco delle maschere sociali, trasformando bellezza in bruttezza, piacere in disgusto, gradevolezza in insostenibilità.
Questi giochi di potere e manipolazione mettono in evidenza la fragilità della mente umana, spesso leggera, superficiale, e persino opportunista di fronte alla promessa di lusinghe e favori.
In questo intricato intreccio di complimento e compiacimento, emerge la dipendenza subdola dell’io dalle parole degli altri, una dipendenza che offusca la percezione della propria realtà e impedisce la crescita autentica e la consapevolezza profonda di sé stessi.
Nell’epilogo di questo intricato scenario di lusinghe e illusori consensi, si delinea con sempre maggiore chiarezza il profilo meschino e opportunista dei giullari di corte.
Questi individui, abili nel manipolare le debolezze degli altri attraverso una piaggeria adulatoria e servile, rivelano la propria natura priva di autentiche capacità e meriti.
La loro strada è costellata da un’incapacità intrinseca di realizzare i propri obiettivi attraverso la fatica e la competenza, preferendo invece intraprendere scorciatoie disoneste basate sull’inganno e sull’illusione.
Nella scintillante ma fragile cortina di lusinghe e falsi elogi che tessono attorno a sé, tali individui si rivelano come deboli esseri che si illudono di poter raggiungere la grandezza sfruttando la debolezza altrui.
Il loro cammino è segnato da un vuoto interiore che li spinge a cercare soddisfazione e riconoscimento attraverso un artificioso gioco di specchi, privi di una genuina sostanza e di una morale autentica.
In un mondo dove la manipolazione e la ricerca del potere a ogni costo si intrecciano con la fragilità delle menti in cerca di consensi e conferme, i giullari di corte rappresentano una dolorosa testimonianza della debolezza umana portata all’estremo.
Il loro destino è segnato non da trionfi meritati, ma da una caduta inevitabile nell’abisso dell’inganno e della propria inadeguatezza.
In uno scenario non tanto da commedia degli equivoci, ma di reale rappresentazione delle menzogne, la constatazione di universo di lusinghe e falsità, dove quotidianamente si consuma il patetico smascheramento di coloro che, incapaci di brillare di luce propria, si abbandonano alla misera danza dell’adulazione servile.
Firenze 26 marzo 2024

Credito immagine :
https://www.paoloscquizzato.it/libro/9788874026500/linganno-delle-illusioni

Troppo spesso non consideriamo la differenza……

“La scelta è il fondamentale atto di volontà con cui l’essere umano manifesta la propria natura di individuo pensante e libero.
Parliamo, ovviamente, di una libertà relativa, poiché la scelta  nasce proprio dall’esistenza di condizionamenti culturali, morali, giuridici, religiosi, che richiedono una decisione.
Il concetto astratto di libertà assoluta non trova riscontro nella realtà : come sosteneva Fromm, infatti, la libertà di scelta non è una facoltà formale astratta che si “ha” o “non si ha”; è, piuttosto, una funzione della struttura del carattere di una persona”. (https://www.ilgiornalaccio.net/foto-aforisma/immagini-da-leggere-la-scelta/).

Partiamo quindi dalla ‘funzione’ come la definisce lo psicologo, psicoanalista, filosofo ed accademico tedesco Erich Seligmann Fromm, funzione che scaturisce dal contesto, dalla formazione, dalle ideologie, dalle religioni, dalla politica, che progressivamente si inculcano nelle menti, che prive di strumenti valutativi, analitici e di critica, assorbono il tutto senza mediazione alcuna. L’unica mediazione possibile naturalmente è quella che dovrebbe scaturire da una capacità critica in perenne evoluzione, implementata costantemente dalle progressive trasformazioni a cui l’universo intero è soggetto. Una capacità critica stimolata dalla osservazione, dalla comprensione, dalla comparazione e dalla metabolizzazione della realtà. Quindi in presenza o in mancanza di tale capacità critica mille e più mille sono le motivazioni che possano indurre una persona a fare o non fare una scelta di vita, d’amore, di passione, persino un racconto, una felicità, un dolore, un ricordo, una qualsiasi emozione, fatto o situazione che riesca a suscitare sentimenti, emozioni, patos, gioia, dolore, inevitabilmente incide sui singoli comportamenti. Il libero arbitrio non è altro che la risultante di un insieme eterogeneo stivato nel contenitore della mente, ma non per niente amalgamato. Condizione estremamente complessa, varia ed articolata e assolutamente scoordinata, la scelta, completamente diversa invece quella di chi viene scelto, che non può che avere grande gratitudine e riconoscenza verso chi quella scelta ha compiuto. C’è quindi una inconfutabile, enorme, spropositata differenza tra chi sceglie e chi viene scelto. Il libero arbitrio non può e non deve essere considerato come una condizione di libera decisionalita, ma al contrario, per utilizzare una immagine allegorica, come un insieme di tanti tipi di frutta che conservando le caratteristiche iniziali compongono una macedonia, dove a determinare il gusto è il frutto presente in quantità maggiore e a più intenso sapore, e non di un frullato dove invece l’insieme di tutti i frutti diviene una omogenea integrazione dei sapori determina una armonia di gusto ben equilibrata e amalgamata.

Credito di immagine https://www.ilgiornalaccio.net/foto-aforisma/immagini-da-leggere-la-scelta/

Il punto cardine di una famiglia autentica che tale si dimostra, è il profondo e sincero legame che si crea tra due persone che si amano reciprocamente. Questo legame va al di là di qualsiasi condizionamento sociale, ideologico o religioso. Quando due individui stanno bene insieme, sono già una famiglia e possono affrontare insieme le sfide della vita e godere appieno delle gioie che essa offre. Un sodalizio familiare fondato sull’affetto, la comprensione e il sostegno reciproco, è in grado di crescere e resistere alle avversità nel corso del tempo. Questo legame autentico tra due persone è la base su cui si costruisce una famiglia solida, capace di dare significato e valore alla vita di ognuno dei suoi membri e costituisce la condizione propedeutica essenziale alla procreazione di figli o la loro adozione. Non sono i figli che fanno una famiglia, ma venendo al mondo hanno il diritto di trovarla. La connessione profonda e la capacità di condividere le esperienze della vita in modo autentico permettono alla famiglia di essere un luogo di crescita personale e di felicità condivisa. La forza di questo legame si manifesta nel superare insieme le difficoltà e nel celebrare congiuntamente i momenti di gioia, creando così un legame indissolubile nel tempo. Tuttavia, le divisioni e i pregiudizi causati dalle varie fedi, ideologie e disparità socio-economiche hanno e continuano a infliggere ferite profonde nelle società. Le differenze di credo, le ingiustizie sociali e gli ambienti culturali ostili possono minare la possibilità di costruire relazioni autentiche e famiglie forti. È essenziale superare queste barriere, promuovendo la tolleranza, l’uguaglianza e il rispetto reciproco per consentire a tutte le famiglie di prosperare e crescere in armonia e solidarietà. Come sempre è di rilevante importanza la presenza di una formazione critica, basata sull’analisi e la riflessione, anziché sull’indottrinamento, per favorire un pensiero autonomo e consapevole all’interno delle famiglie e della società nel suo complesso, permettendo così una libera scelta che porta due individui per affinità elettive a decidere di stare insieme.

Firenze 25 marzo 2024

La ricerca potrà darci le risposte ai nostri ancestrali questi…….

Finalmente un giusto approccio della ricerca che enfatizza l’integrazione armonica tra la comprensione profonda del presente e la visione orientata verso il futuro, attraverso l’unione di metodologie tradizionali a quelle avanguardistiche.
L’innovazione si estende oltre l’adozione delle ultime tecnologie o metodi, abbracciando anche nuove interpretazioni e comprensioni delle opere d’arte e dei manufatti storici.
Ciò comprende l’uso di strumenti digitali avanzati, che possono svelare aspetti inediti non immediatamente percepibili, offrendo così nuove prospettive di analisi.
Parallelamente, la conservazione diventa un pilastro fondamentale, puntando non solo a preservare l’integrità fisica delle opere per le generazioni future, ma anche a sviluppare tecniche e materiali che prevenire il deterioramento nel rispetto dell’autenticità originaria.
Questo impegno si traduce nella ricerca di soluzioni che assicurino la durabilità degli interventi, senza compromettere l’essenza delle opere stesse.
La valorizzazione, d’altro canto, assume il compito di instaurare un dialogo continuo tra il passato e le necessità attuali, rendendo l’arte e i manufatti culturali accessibili e significativi.
Attraverso l’organizzazione di mostre innovative, l’impiego di esperienze immersive e l’uso strategico dei media digitali, si cerca di coinvolgere il pubblico, avvicinandolo al mondo dell’arte in modi sempre nuovi e stimolanti.
In questo modo, il patrimonio culturale si rinnova, diventando una fonte inesauribile di apprendimento e ispirazione.
Attraverso la sinergia tra queste tre dimensioni, il passaggio dalla teoria alla pratica diventa un viaggio che non solo salvaguarda la memoria del passato, ma la rende protagonista nel dialogo contemporaneo, aprendo costantemente nuove porte al futuro.
In tal modo, l’arte e il patrimonio culturale emergono come elementi dinamici e vitali nella società, capaci di stimolare il dialogo, l’innovazione e la creatività attraverso le epoche.
Questa metodologia non solo garantisce la tutela delle opere, ma ne esalta il valore intrinseco, facendole diventare catalizzatori di conoscenza e stimoli per l’immaginazione collettiva.
Lunedì 25 marzo 2024, la Galleria dell’Accademia di Firenze ha ospitato la presentazione di un innovativo progetto di ricerca tecnico-scientifica.
Il progetto, focalizzato sui modelli in gesso di Lorenzo Bartolini conservati nella Giposteca del Museo, è stato introdotto da Cecilie Hollberg, Direttore della Galleria della Accademia di Firenze.
Assieme a lei, hanno partecipato Alberto Felici, funzionario restauratore presso la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato (Sabap) e curatore della ricerca, e Giacinta Jean, responsabile del corso di laurea in conservazione e restauro presso la SUPSI, Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana.
Un modello, un prototipo operativo, uno sperimentato schema, che unisce in modo sinergico tutte le componenti che ruotano intorno ad una opere d’Arte.

Firenze 25 marzo 2024

La strada della comprensione è ardua, ma certamente perseguibile…………

Riflettendo sul vasto paesaggio della comunicazione e della condivisione del sapere, sono sempre più convinto dell’importanza dell’educazione al dialogo, al confronto, alla comprensione tra individui.
Mi è sempre più chiaro che la capacità di partecipare e interpretare allegorie, allusioni e metafore, sono condizioni necessarie per passare e recepire concetti.
Queste precondizioni sono determinanti perché arricchiscono, allargano lo spettro esplicativo e comprensivo.
La capacità di comprendere le cose del mondo a tutto campo dall’arte alla letteratura, dallo sport alla ricerca, dalla filosofia alla agricoltura, dal clima alla geotermia, possa aprire la porta a una comunicazione più profonda e significativa.
Quando queste capacità scarseggiano, la connessione autentica con gli altri diventa ardua, e la comprensione profonda sfugge dalle nostre mani.
Nella mia riflessione, critico fortemente un approccio diretto e frontale nella comunicazione, poiché ritengo che questo possa facilmente tradursi in inutili conflitti.
Anche se ad estrema ratio a volte è necessario parlare la stessa lingua di chi non comprende o non vuole comprendere, rimango comunque convinto che la capacità di spiegazione contemperata alla volontà e capacità comprensiva sia la via preferibile, l’unica capace di evitare conflittualità e scontri.
Sono altresì giunto alla conclusione che la soluzione per la maggiore comprensione fra gli individui, richieda un impegno collettivo, che vada oltre le singole categorie o organizzazioni.
L’educazione, sia quella formale impartita nelle scuole di ogni ordine e grado, che quella informale veicolata attraverso la conoscenza, l’osservazione dell’arte e la pratica dello sport, svolge un ruolo cruciale in simile processo processo.
Questi strumenti, infatti, non solo trasmettono messaggi diretti semplici, facilmente recepibili, ma sviluppano anche la capacità di interpretare e comprendere messaggi più complessi.
Per me, l’importanza di includere la scuola, l’arte e lo sport come elementi fondamentali nella costruzione di una società che valorizzi la comprensione reciproca e il dialogo positivo è evidente.
Questi canali hanno il potere non solo di insegnare abilità cognitive e interpretative, ma anche di nutrire l’empatia e la comprensione tra individui, componenti indispensabili per un genuino scambio comunicativo e per la creazione di una comunità capace di condividere e valutare in maniera critica informazioni e idee.
Attraverso queste riflessioni, l’appello a superare divisioni e conflitti attraverso un impegno comune verso la comprensione e l’apprendimento reciproco è diventato per me non solo un obiettivo fondamentale, ma anche un percorso impegnativo che le società contemporanee devono osare intraprendere.

Credito immagine :
https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2017/10/07/dialogo-tecnologia-che-serve-davvero/


In un mondo dove l’autenticità si intreccia spesso con la percezione esterna, alcune persone scelgono di distanziarsi dai complimenti eccessivi.
Questa scelta non deriva da una modestia insincera o da un’eccessiva riservatezza, ma piuttosto da una consapevole attitudine al realismo.
Alcune persone infatti ritengono che i complimenti, soprattutto quelli che appaiono esagerati o non genuini, possano diventare più un peso che un piacere.
Questo perché, per loro, la gratificazione dovrebbe originarsi da un riconoscimento autentico delle proprie capacità e non da lodi effimere basate su percezioni distorte.
Ciò che rende i complimenti veramente significativi è la loro aderenza alla realtà.
Quando i complimenti rispecchiano verità condivise e osservazioni accurate, possono elevare lo spirito e rafforzare la fiducia in se stessi.
Al contrario, quando sono privi di sincerità, risultano essere non più che piaggeria, una mossa calcolata per ottenere favori o vantaggi.
Per coloro che cercano conferma del proprio valore attraverso gli occhi altrui, “Se mi complimentano, allora esisto,” diventa un mantra interiore.
Questa disposizione però li lascia vulnerabili a complimenti non genuini, che, lungi dall’essere incondizionatamente positivi, nascondono intenzioni manipolative.
Il paradosso in questo scenario è che coloro i quali sono oggetto di lodi spropositate sono spesso ben consapevoli delle proprie virtù e carenze.
Tuttavia, scelgono di ignorare l’elemento adulatorio implicito in tali complimenti, poiché sono in quell’istante affamati di una conferma, anche se falsa, del loro valore.
Questo bisogno li rende sordi alla realtà, cedendo alla tentazione di costruire la propria autostima su basi instabili, ovvero l’approvazione altrui, piuttosto che su una genuina accettazione di sé.
Allo stesso tempo, coloro che dispensano lodi eccessive, alternando rapidamente i loro giudizi su una persona da positive a negative, rivelano una mancanza di coerenza e sincerità nelle loro interazioni.
Passando facilmente dal definire qualcuno “affascinante” a “ripugnante”, mostrano palesemente sia la loro inconsistenza, sia l’opportunismo del loro agire.
Questo fare evidenzia marca l’approccio di fondo meramente utilitaristico, dove i complimenti diventano moneta di scambio piuttosto che espressioni sincere di stima.
In conclusione, il valore di un complimento risiede non tanto nelle parole stesse, quanto nella verità che esse riflettono.
In un ambiente dove l’autenticità diventa sempre più rara, riconoscere e apprezzare i complimenti genuini diventa un segnale di maturità emotiva e di una solida autostima, costruita non sull’approvazione altrui, ma sulla consapevolezza e accettazione delle proprie unicità e limitazioni.
Firenze 24 marzo 2024

Come si cambia, non solo nell’apparire…….

In ogni epoca, i cambiamenti socioculturali si riflettono nelle pratiche quotidiane e nelle percezioni collettive, gettando un ponte tra le generazioni passate e quelle attuali.
Per cogliere l’entità di come il condizionamento mediatico modella i nostri comportamenti, il nostro pensiero e il nostro agire, può essere utile, soprattutto per le persone di una certa età, riflettere sulle proprie esperienze di infanzia, sull’adolescenza, sui primi amori, sulla vita in famiglia e sul lavoro.
Un tempo, il rammendo di un indumento, anche nella sua parte più nascosta, era motivo di disagio. Era un segno tangibile di necessità, spesso interpretato come una mancanza.
Oggi, questo atteggiamento è stato ribaltato, il rammendo non solo è esibito apertamente, ma lo strappo stesso è diventato un tratto distintivo, un simbolo di status pagato a caro prezzo.
Un “strappo d’autore”, indistinguibile da quello dovuto all’usura, è ora motivo di vanto, un’esibizione di una singolare estetica del deterioramento.
Oltre al cambiamento nella percezione dei rammendi e degli strappi, è interessante riflettere sulle “toppe” di un altro genere: quelle applicate metaforicamente al “vestito Italia”.
Questo Paese, noto per la sua bellezza senza pari, per l’esportazione di moda, stile e classe, sembra oggi incapace di rinnovarsi in modo autentico.
I nostri legislatori, governatori e amministratori sembrano accontentarsi di applicare toppe su un tessuto ormai liso e logoro, incapaci di creare un vestito nuovo, su misura, che rispecchi le caratteristiche uniche e la bellezza dell’Italia. Questo approccio di riparazioni superficiali riflette una più ampia inadeguatezza di visione e capacità, rendendo evidente un divario tra il potenziale del paese e la sua attuale condizione.
La transizione dal “rammendo” come necessità al “rammendo” come affermazione di status simboleggia una profonda trasformazione nelle nostre valutazioni sociali e personali. Contemporaneamente, l’incapacità di rinnovare autenticamente il “vestito Italia” sottolinea una crisi di identità e di visione che richiede un’attenzione urgente.
La sfida per le future generazioni sarà quella di sostituire i tessuti logori, con staffe adeguare, raffinate e resistenti, che la stessa sua base sociale, culturale e produttiva del nostro Paese è in grado di realizzare, in modo che l’Italia possa indossare un abito che veramente rispecchi la sua storica grandezza e bellezza.
Questa riflessione sulla trasformazione delle percezioni culturali e sociali attraverso il prisma del rammendo e delle toppe ci porta a un ulteriore approfondimento sul ruolo del condizionamento mediatico nelle nostre vite.
Il condizionamento mediatico è una forza potente e pervasiva che, nel tempo, può portare a visioni della realtà diametralmente opposte a quelle precedentemente condivise.
Nel contesto del rammendo e dello strappo trasformati in segni di status, vediamo come il condizionamento mediatico abbia invertito la valutazione negativa precedente, ora celebrando ciò che una volta era considerato un difetto.
Questo fenomeno si radica sempre piu nella capacità dei media di plasmare le tendenze, modificando non solo i gusti estetici ma anche i valori e le priorità della società.
Ciò che era ritenuto indegno ora è ambito; ciò che era segno di scarsità ora denota un’esclusività.
Tale capovolgimento evidenzia non soltanto un cambiamento nelle mode, ma anche nel significato stesso attribuito agli oggetti della nostra vita quotidiana e, per estensione, alle nostre stesse identità.
Allo stesso modo, il ricorso alle “toppe” per mascherare le lacune politiche e sociali del “vestito Italia” riflette come il condizionamento mediatico possa distorcere la percezione della realtà politica e sociale.
La tendenza a enfatizzare soluzioni superficiali e immediate, piuttosto che affrontare i problemi strutturali, è alimentata dalla rappresentazione mediatica che privilegia l’immagine a breve termine rispetto alla sostanza a lungo termine.
Questo crea una realtà in cui l’apparenza viene spesso scambiata per la verità, dove le soluzioni effimere ottengono maggiore visibilità rispetto a quelle durature ma meno spettacolari.
Questo potere dei media di riformulare il nostro modo di percepire il mondo dimostra quanto sia cruciale sviluppare un senso critico nei confronti delle informazioni che riceviamo.
In un’era caratterizzata da un flusso costante e pressoché inarrestabile di contenuti, l’esercizio di un pensiero critico diventa essenziale per distinguere tra ciò che è genuinamente di valore e ciò che è semplicemente un prodotto del condizionamento mediatico.
In ultima analisi, la consapevolezza del potere del condizionamento mediatico e la capacità di interrogarsi sulle sue implicazioni sono fondamentali per navigare efficacemente le acque talvolta insidiose della società contemporanea. Solo così possiamo sperare di preservare la nostra capacità di vedere oltre le apparenze, riconoscendo e valorizzando ciò che ha un vero significato al di là delle tendenze momentanee imposte dai media.
Firenze 23 marzo 2024


Buongiorno e grazie per aver condiviso i tuoi pensieri con me.
Tutto ciò che mi viene detto o mostrato arricchisce il mio bagaglio, rendendolo più prezioso piuttosto che più pesante.
Da anni sostengo e scrivo che le immagini possono emozionare o inquietare; per questo motivo, ritengo fondamentale che siano sempre accompagnate da una didascalia, un testo o una spiegazione.
Anche gli artisti agiscono in tal modo con le loro opere, assegnandogli sempre un nome, che funge da chiave interpretativa del loro sentimento trasformato in creazione.
Non basta vedere, è necessario comprendere.
Tutte le immagini che condivido, o almeno così ritengo, sono accompagnate da un pensiero che intende comunicare l’emozione che provo, la sensazione che sperimento, ciò che sono realmente, senza trucchi né inganni.
La mia passione per la scrittura ha per me un valore liberatorio e consente un confronto nel tempo, per poter osservare una mia possibile involuzione o evoluzione.
Non ho obiettivi di raggiungere risultati specifici, non devo acquisire nulla, non devo apparire diverso da come sono, non devo vendere o acquistare, non cerco di piacere.
Tutte queste cose non appartengono allo scopo della mia vita.
Ciò che ho desiderato, l’ho già ottenuto.
Ho vissuto grandi soddisfazioni e gratificazioni, intervallate a momenti estremamente duri di assoluta difficoltà, ma tutto questo contribuisce alla crescita personale, se si ha la capacità di andare avanti e ricominciare, ricordando il bene e dimenticando il male incontrato.
Senza trucchi né inganni, amo condividere i miei sentimenti, le mie emozioni e mi lascio coinvolgere da quelle altrui.
Sto finalmente vivendo un periodo in cui l’apprezzamento per ciò che mi circonda mi regala benessere e grande pace interiore.
Come Picasso, che a un certo punto della sua carriera ha iniziato a eliminare ciò che riteneva superfluo dalla sua arte, anch’io ho imparato a liberarmi di tutto ciò che non è essenziale al mio benessere, per focalizzarmi sull’essenza delle cose e apprezzarle pienamente.
Mi dispiace, cara amica, se le mie foto ti hanno fatto sentire a disagio.
Mi rammarico anche del fatto che queste immagini non possano essere affiancate da momenti di interazione reale e tangibile, come quelli in cui ci si guarda negli occhi, momenti in cui si dovrebbe riuscire a capire ciò che si cela dietro a loro.
Ti condivido tutto questo perché nutro stima, considerazione e affetto per te.
A presto Riccardo.
Sabato, 23 marzo 2024

Giovedì 21 marzo 2024 segna la seconda giornata della settima edizione di Fiera Didacta Italia, evento che si è guadagnato rapidamente il titolo di incontro più significativo nell’ambito dell’innovazione scolastica in Italia.
Sin dal suo inizio, questa manifestazione ha registrato una notevole partecipazione, attirando un vasto pubblico composto da docenti, dirigenti scolastici, educatori e operatori del settore, provenienti da ogni parte del Paese.
La seconda giornata di Fiera Didacta Italia non ha fatto eccezione, confermando lo straordinario interesse che questa iniziativa suscita.
L’evento si pone come una piattaforma privilegiata per il confronto e l’aggiornamento professionale nel campo dell’educazione e della formazione, mirando a promuovere l’adozione di metodologie e tecnologie innovative nell’insegnamento. La grande affluenza e l’entusiasmo registrati anche in questa seconda giornata testimoniano quanto sia sentita la necessità, da parte degli operatori del settore, di dialogare, confrontarsi e arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e competenze.
L’obiettivo di Fiera Didacta Italia, che si riconferma anche nella edizione 2024, è quello di offrire un contributo sostanziale al dibattito sull’evoluzione della scuola, mettendo in luce le esigenze e le aspettative di docenti e studenti di ogni ordine e grado.
La manifestazione si impegna, quindi, a fare da catalizzatore per un cambio di prospettiva nell’approccio didattico, promuovendo un’educazione che sia al passo con i tempi, in grado di affrontare le sfide del futuro attraverso l’innovazione e la sperimentazione.
Inoltre,  Fiera Didacta Italia rappresenta un’eccezionale opportunità per approfondire temi relativi all’impatto della tecnologia sull’apprendimento, alla formazione docente, all’inclusione e alla sostenibilità, coinvolgendo in questo dialogo costruttivo non solo il personale scolastico ma anche le famiglie e il più ampio contesto sociale ed economico che gravita attorno al mondo dell’educazione.
In definitiva, la settima edizione di Fiera Didacta Italia  si conferma come un appuntamento fondamentale per tutti coloro che operano nel settore educativo e desiderano contribuire attivamente alla costruzione di un sistema scolastico innovativo, inclusivo e capace di preparare adeguatamente le giovani generazioni alle sfide del domani.
La manifestazione prosegue quindi nel suo percorso di successo, rafforzando il proprio ruolo di punto di riferimento essenziale per l’innovazione scolastica in Italia.
Fiera Didacta Italia è organizzata da Firenze Fiera con la partnership scientifica di Indire e in collaborazione con Didacta International.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità
Fortezza da Basso Firenze giovedì 21vmarzo 2024

Ministero dell’Istruzione e Merito, Ministero dell’Università e della Ricerca, Conferenza dei Rettori delle Università italiane (CRUI), Regione Toscana, Comune di Firenze, Unioncamere, Camera di Commercio di Firenze, ITKAM e Destination Florence Convention & Visitors Bureau.

Consapevolezza, considerazione e rispetto,
sono condizioni essenziali che la cultura, lo sport e l’arte non possono e non devono ignorare……….

Identificare governi e governanti, con le persone che governano nei rispettivi Paesi, è un atto che amplifica e allunga l’odio fra i popoli anziché promuovere la pace.
Dovremmo puntare alla neutralità e al rispetto in ogni manifestazione culturale.
La pace fra i popoli della terra può avvenire solo attraverso punti di contatto fuori da ogni forma ideologica o fideistica.
La cultura, l’intrattenimento e lo sport possono agire come ponti di unione tra le persone, superando le barriere ideologiche e religiose.
L’arte, la letteratura, la musica, il cinema, gli eventi culturali, lo sport e ogni forma di intrattenimento hanno il potere di connettere le persone al di là delle differenze ideologiche e credenze religiose. Comprendere l’individuale fragilità degli esseri viventi e dell’ambiente che ci circonda al di là delle differenze, potrebbe rappresentare una svolta cruciale per evitare l’autodistruzione.
È deplorevole da parte delle organizzazioni, culturali, sportive, artistiche e di intrattenimento, adottare lo strumento della esclusione degli atleti, artisti, scienziati, che si erigono a paladini di libertà e giustizia, quando al contrario alimentando e inaspriscono unicamente divisioni anziché promuovere l’armonia.
Strumentalizzare ogni forma di manifestazione internazionale di arte, cultura, intrattenimento e sport a fini propagandistici verso o contro una nazione è moralmente riprovevole e tradiscono il fine ultimo che è espressione del loro esistere.  Attraverso la musica, l’arte, il cinema e gli eventi culturali, si possono superare le barriere ideologiche e religiose, La cultura, l’intrattenimento e lo sport non sono altro che ponti di unione tra le persone e i popoli
Questi momenti di condivisione ci permettono di vedere l’umanità al di là delle differenze sociali, economiche, religiose, contribuendo a costruire legami di solidarietà che vanno al di là delle barriere politiche e geografiche.
La cultura, l’intrattenimento e lo sport devono agire come catalizzatori per l’espansione dei rapporti interpersonali e transnazionali inclusi coloro che detengono ruoli di responsabilità decisionale in quegli organi che hanno la titolarità di includere o escludere qualcuno, onde evitare decisioni che ricadono ingiustamente su persone estranei alle responsabilità delle azioni e degli eventi provocati da chi governa. In questo modo, le manifestazioni diventano un forte momento che collega le persone attraverso valori condivisi. In sintesi, la pace tra i popoli può essere raggiunta attraverso la comprensione, il rispetto e la promozione di legami culturali e umani che vanno oltre le ideologie e le fedi religiose, i governi, che in passato e tuttora provocano immani tragedie umane e ingenti distruzioni ambientali.
Firenze 21 marzo 2024

La magia dell’Opera, in versione immersiva a Firenze……….

A partire dal 4 aprile 2024, la grande lirica sarà protagonista nel cuore di Firenze.
Il ciclo di rappresentazioni guiderà sia i turisti sia i residenti fiorentini, amanti delle bellezze culturali del nostro patrimonio, verso un contatto più diretto con l’opera.
La Cattedrale dell’Immagine di Firenze diventerà palcoscenico per una delle opera più rappresentata al mondo, che verrà eseguita ogni giovedì alle 19.30 e alle 21.30, dal 4 aprile al 26 settembre 2024.
Per la prima volta, sarà presentata in una versione immersiva e semi-scenica, grazie alla collaborazione tra Opera Laboratori, Sillabe Editore, Modigliani Produzioni e Crossmedia.
Un narratore d’eccezione, Paolo Noseda, guiderà il pubblico, sia in italiano che in inglese, attraverso una delle storie d’amore più toccanti mai raccontate.
Mercoledì 20 marzo 2024 la conferenza stampa di presentazione della programmazione nella cattedrale dell’ immagine a Santo Stefano al Ponte a Firenze.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità


La Mostra “Anselm Kiefer. Angeli caduti” a Palazzo Strozzi di Firenze è un’occasione imperdibile per immergersi nell’universo artistico di Kiefer, scoprendo da vicino le sue opere iconiche e le nuove produzioni che continuano a ispirare e affascinare il pubblico internazionale.
Anselm Kiefer, nato il 8 marzo 1945 a Donaueschingen, in Germania, è un autorevole artista contemporaneo con una carriera artistica che spazia per oltre cinque decenni.
Dopo aver studiato legge e linguistica, si è dedicato completamente all’arte, sviluppando uno stile unico e riconoscibile che mescola simbolismo, mitologia e storia.
Kiefer è noto per la sua approfondita esplorazione di temi complessi legati alla memoria collettiva, al passato tedesco e alla condizione umana.
Le sue opere sono caratterizzate da un’enorme profondità concettuale e un’attenzione particolare ai dettagli, che riflettono una critica approfondita alla storia, alla società e alla cultura.
L’artista ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi per il suo contributo all’arte contemporanea, ed è considerato una figura di spicco nel panorama artistico internazionale.
Le sue opere sono state esposte in importanti musei e istituzioni culturali di tutto il mondo, suscitando ammirazione e dibattito per la loro complessità e la loro capacità di coinvolgere lo spettatore emotivamente e intellettualmente.

La Mostra “Anselm Kiefer. Angeli caduti” a Palazzo Strozzi di Firenze dal 22 marzo al 21 luglio 2024
Orario mostra : tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
Il Giovedì fino alle 23.00

La magia dell’Opera in versione immersiva a Santo Stefano al Ponte Vecchio……..


A partire dal 4 aprile 2024, la grande lirica sarà protagonista nel cuore di Firenze.
Il ciclo di rappresentazioni guiderà sia i turisti sia i residenti fiorentini, amanti delle bellezze culturali del nostro patrimonio, verso un contatto più diretto con l’opera.
La Cattedrale dell’Immagine di Firenze diventerà palcoscenico per una delle opera più rappresentata al mondo, che verrà eseguita ogni giovedì alle 19.30 e alle 21.30, dal 4 aprile al 26 settembre 2024.
Per la prima volta, sarà presentata in una versione immersiva e semi-scenica, grazie alla collaborazione tra Opera Laboratori, Sillabe Editore, Modigliani Produzioni e Crossmedia.
Un narratore d’eccezione, Paolo Noseda, guiderà il pubblico, sia in italiano che in inglese, attraverso una delle storie d’amore più toccanti mai raccontate.
Mercoledì 20 marzo 2024 la conferenza stampa di presentazione della programmazione nella cattedrale dell’ immagine a Santo Stefano al Ponte a Firenze.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità

Un cambiamento necessario ed indispensabile……..

Mercoledì 20 marzo 2024 l’inaugurazione della nuova edizione di Didacta Italia 2024, in programma a Firenze, presso la Fortezza da Basso, dal 20 al 22 marzo.
Per la prima volta sarà inaugurato il padiglione università, con lo scopo di offrire strategie di formazione mirate e di alto valore per i docenti accademici.
Le opportunità e le sfide dell’intelligenza artificiale, i modelli innovativi di didattica universitaria, l’Erasmus italiano, la musica come strumento di inclusione, l’interdisciplinarietà, l’orientamento, le soft skills, il blended learning e le pari opportunità sono solo alcuni dei temi che saranno trattati negli appuntamenti promossi dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) in collaborazione con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) durante i tre giorni di Didacta.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità

Fiera Didacta Italia Firenze Fiera Città di Firenze Cultura Alessia Bettini

“L’incanto di Orfeo” a Palazzo Medici Riccardi
Un evento che si configura come una esposizione di rara bellezza e profondità, che attraversa epoche e linguaggi artistici diversi per esplorare uno dei temi più evocativi e multiformi della mitologia classica, il mito di Orfeo ed Euridice.
La mostra, curata da Sergio Risaliti e Valentina Zucchi, rappresenta una testimonianza del modo in cui questo antico racconto continua a influenzare e ispirare l’arte dall’antichità ai giorni nostri.
Il mito di Orfeo, con la sua discesa negli inferi per tentare di riportare alla vita la sua amata Euridice, tocca temi universali quali l’amore, la perdita, la morte, e il potere della musica e dell’arte di trasmettere emozioni e messaggi profondi.
La scelta di opere che comprende dipinti, sculture, disegni, manoscritti, installazioni e film, offre ai visitatori un’occasione unica di avvicinarsi alla storia di Orfeo ed Euridice da molteplici prospettive, apprezzandone le diverse interpretazioni e rielaborazioni attraverso i secoli.
Il rilievo marmoreo neoattico mostra il momento drammatico del definitivo distacco tra Orfeo ed Euridice, un’immagine che ha toccato profondamente anche il poeta Rainer Maria Rilke,
il quale nei suoi ‘Sonetti a Orfeo’ esplora il dolore della perdita e la trasformazione del lutto in ispirazione artistica.
Oltre a Rilke, artisti del calibro di Tiziano, Parmigianino, Bruegel il Vecchio, e molti altri, hanno trovato nell’episodio di Orfeo una fonte inesauribile di ispirazione, interpretando e rinnovando il mito in chiave personale.
Attraverso questa mostra, il Museo Novecento di Firenze e MUS.E offrono al pubblico non solo l’opportunità di ammirare capolavori dell’arte legati al mito di Orfeo, ma anche di riflettere sul significato e sull’attualità di questi temi.
“L’incanto di Orfeo” diventa quindi uno spazio dove l’arte antica e contemporanea si fondono per rivelare quanto il mito continui a essere una fonte viva di ispirazione, capace di parlare al cuore e alla mente di ogni visitatore.
Questa mostra rappresenta una celebrazione della capacità dell’arte di attraversare i secoli, mantenendo vivo un dialogo con i grandi temi della condizione umana, tra cui l’amore che sfida la morte, la forza dell’arte come mezzo di espressione emotiva e spirituale, e la ricerca incessante dell’uomo per dare significato all’esistenza.
La Mostra nel palazzo Medici Riccardi di Firenze, con circa 60 opere d’arte esposte dedicate a una delle più importanti e immortali figure del mito classico, sarà visibile a partire dal 20 marzo e fino all’8 settembre 2024.


Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità
Firenze 19 marzo 2024
MUSE Firenze Palazzo Medici Riccardi

Con una vita dedicata alle arti sceniche, Gianna Giachetti rappresenta un faro di talento e passione nel mondo teatrale italiano. Distinguendosi per una prolifica carriera che va ben oltre il palcoscenico, Giachetti ha esplorato con successo anche il cinema e la televisione, lasciando un’impronta indelebile in ogni ambito artistico che ha toccato. Originaria di Livorno, Giachetti ha coltivato sin dalla giovinezza un amore profondo per la recitazione, che l’ha vista brillare in una moltitudine di ruoli, sia sotto i riflettori del teatro che dinanzi alle camere da presa. La sua capacità di navigare tra generi diversi, dalla commedia al dramma, mette in luce un’eccezionale versatilità e una dedizione totale all’arte dell’interpretazione. Il suo repertorio teatrale spazia dalle opere classiche dei maestri Shakespeare, Goldoni e Pirandello fino alle avanguardie del teatro contemporaneo, dimostrando una vivace curiosità artistica e una spiccata inclinazione per la sperimentazione. Anche sul grande schermo, nonostante una filmografia meno estesa rispetto al suo impegno teatrale, Giachetti ha saputo conquistare l’attenzione con interpretazioni che portano la firma della sua sofisticata espressività. La televisione ha visto la sua partecipazione a produzioni di grande successo, confermando la sua abilità di adattarsi con naturalezza a vari formati narrativi e consolidando il suo ruolo come artefice di storie che colpiscono l’immaginario collettivo. Oltre al talento riconosciuto, Gianna Giachetti incanta per la sua presenza scenica e l’intensità emotiva che riesce a trasmettere, attributi che l’hanno consacrata come un’icona nell’universo artistico italiano. La sua dedizione incondizionata alla recitazione e il continuo impegno verso l’eccellenza ne fanno un modello ispiratore per gli aspiranti attori. Giachetti, con un mix unico di ironia e autoironia, ha mantenuto una genuinità inalterata nel corso della sua lunga carriera, optando per una discrezione esemplare sulla sua vita privata, in modo che il fulcro dell’attenzione rimanesse fedelmente sulle sue prestazioni artistiche. La sua professionalità insuperabile, la maestria nel mestiere e la dedizione appassionata alla recitazione sono gli elementi chiave che hanno definito il suo percorso artistico straordinario. Lunedì 18 marzo 2024, presso la Mediateca Toscana in via San Gallo 25, si è tenuta un’imperdibile presentazione del libro “Gianna Giachetti Attrice”, curata da Enrico Zoi. L’evento, arricchito dalla presenza dell’incomparabile attrice toscana è stato moderato da Elisabetta Vagaggini, con letture a cura di Gianluca Truppa. Un dovuto contributo alla bravura di Gianna Giachetti e alla sua arte scenica.

Riccardo Rescio – I&f Arte Cultura Attualità, rappresenta una

Il Parco d’arte Contemporaneo, “Giardino viaggio di ritorno” rappresenta un punto di riflessione sulla società dei consumi.
Le installazioni di Rodolfo Lacquaniti sono create con materiale abbandonato, frammenti metallici e lignei, residui di produzioni industriali, vecchie macchine agricole, oggetti sicuramente relegati allo stato di scarto a cui l’artista conferisce una nuova vita e nuovo significato.
L’insieme di queste opere prendono il nome di “Viaggio di ritorno”, una interessante constatazione per un tangibile, riscontrabile, confronto tra nuove generazioni e il tema sempre più pregnante del riciclo e del consumo critico e cosciente.
Ogni opera esposta nel giardino è un viaggio di ritorno, è il viaggio che l’artista stesso fa e stimola a fare a chi osserva le sue realizzazioni.
È il concetto di riuso che Rodolfo Lacquaniti vuole stimolare con le sue opere e in fondo questo suo lavoro non è altro che una ulteriore conferma di quanto affermava Antoine-Laurent de Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.
Una selezione delle tante opere realizzate dal Maestro Rodolfo Lacquaniti resteranno in mostra nella Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi fino al 7 aprile 2024

Info e prenotazioni: +393355247472
Email: giardinoviaggiodiritorno@gmail.com
Web: https://viaggiodiritorno.it

Il Parco “Giardino viaggio di ritorno” è in Località Piatto Lavato 1 – Agriturismo Podere il Leccio a Buriano – Castiglion della Pescaia – Grosseto – Toscana

“Da Slow Food a Slow Fiber”
Vuoi migliorare il clima? Attento a come ti vesti. Questa affermazione si chiarisce leggendo il libro Vestire buono, pulito e giusto, pubblicato da Slow food editore. Lo ha scritto Dario Casalini, docente universitario di Diritto Pubblico, dal 2013 passato a dirigere l’azienda di famiglia che produce maglieria e Intimo di lusso da più di 80 anni. La passione per studio e ricerca, trasferita nel campo tessile, lo ha portato all’idea di un libro gemello di Buono, pulito e giusto, pubblicato nel 2005 da Carlo Petrini, gastronomo, attivista per una nuova cultura del cibo. Dario incontra lui e Carlo Bogliotti, a.d. di SLow Food Editore, spiegando loro che la filosofia e i principi sottesi al libro di Carlo e a Slow food si adattano perfettamente al tessile. Basta dare a buono il significato di “bello” nel senso di indumento che crea benessere, mentre gli altri due aggettivi vanno bene così come li ha definiti Petrini. A questi si aggiunge, per i vestiti, il concetto di durevole, che ovviamente non si adatta al cibo, ma è estremamente importante per gli indumenti, per contrastare la modalità usa e getta con cui vengono prodotti e che è causa di grandissimo inquinamento.
L’idea è accolta con grande entusiasmo. I due ben felici di pubblicare il libro. “In più -racconta Dario Casalini- uscito il libro nella primavera del 2021, Carlo mi ha chiesto espressamente di creare la Slow Food del tessile e da lì, parlando con i vertici di Slow Food abbiamo creato Slow Fiber depositando il contratto di rete nel novembre 2022.”
“No alla Fast Fashion”
In breve tempo al movimento Slow fiber hanno aderito 21 produttori di filati. Casalini si augura di attrarre anche l’alta moda. Non la fast fashion, abiti a basso costi di produzione e vendita, immessi nel mercato in continuazione, confezionati con materiale scadente. Essa, fast, è agli antipodi di Slow Fiber, che predilige tessuti di fibre naturali, a componente unico, riciclabili al 100%. Capi fatti per durare, riutilizzabili e riciclabili e quindi a basso inquinamento ambientale.
“Un suggerimento ai giovani attivisti”
Questa visione della realtà produttiva deve arrivare ai giovani. Quelli di loro che sono coinvolti in una militanza totalizzante per il bene del pianeta devono cambiare strategia- Chiedono alle multinazionali di non utilizzare più i combustibili fossili. Si incollano una mano sul vetro di un quadro famoso dentro i Musei, oppure bloccano il traffico, o ancora imbrattano con vernici (lavabili) la facciata di un edificio storico. Dimostrando un grande impegno, che si ritorce però contro di loro. Infatti i benpensanti(mica tanto), incapaci di proiettare i dissesti dell’oggi nel futuro, vedono in queste azioni soltanto una lesione all’immagine dell’Italia, che porta danni economici, e quindi le condannano. Ma c’è da fare un’altra considerazione. I combustibili fossili sono gestiti dai pochi big della finanza, che soli hanno l’ingresso nella stanza dei bottoni. Neppure i governi nazionali riescono a modificare questo business miliardario. Figuriamoci un gruppo di ragazzi!
E invece una gestione oculata di cibo e vestito , a livello individuale, e un proselitismo esteso ai coetanei, possono portare alla formazione di una massa critica che, senza scomodare chi comanda, diminuisca l’inquinamento con azioni e scelte individuali di molti. Quindi questi settori possono, se adeguatamente impostati nella direzione di minori scorie e maggiori recupero, riuso e riciclo, migliorare grandemente la salute del pianeta.
“L’Europa quantifica i rifiuti”

E’ di questi giorni l’informativa dell’Europa su rifiuti di cibo e di tessuti Vengono prodotti annualmente in UE 60 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari e 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Cui si aggiunge che meno dell’1% dei tessuti di tutto il mondo viene riciclato in nuovi prodotti.
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“Un problema strutturale”

Lo studio di Casalini, che per primo ha colto lo stretto legame fra il business del cibo e quello della moda, mette in luce un problema strutturale. Questa nostra società dei consumi è improntata ad un liberalismo che non conosce altra regola che quella del profitto. Un profitto da ottenere subito, senza proteggere l’ambiente e i lavoratori con una programmazione pluriennale che restituisca alla natura l’equilibrio alterato dalla produzione.
“Una via da seguire”
Carlo Petrini prima, ed ora Dario Casalini, tracciano una via da seguire per recuperare l’ambiente e la dignità del lavoro. A questo devono improntare le battaglie i molti giovani impegnati nel cambiamento.

Lucia Evangelisti Roster

 

Il concetto di amore, nella sua essenza più pura, si estende ben oltre i confini delle relazioni interpersonali, aprendosi a comprendere una profonda considerazione e rispetto per gli esseri viventi, gli oggetti, e l’ambiente che ci circonda. Questa visione dell’amore, come forza etica e trasformativa, ci invita a valutare le nostre interazioni con il mondo in termini di cura, rispetto e consapevolezza.
L’amore autentico risiede nella capacità di apprezzare e valorizzare l’altro, siano essi individui, elementi della natura o oggetti che popolano la nostra esistenza, per il loro intrinseco valore, piuttosto che per il beneficio personale che possiamo trarne.
In questo ambito, l’amore si distingue nettamente dal possesso, una tendenza a controllare o dominare che trascura le necessità e il benessere dell’altro a favore di un soddisfacimento egoistico.
L’amore, in contrapposizione, promuove la libertà, l’autonomia e la realizzazione di sé, proiettandoci verso una relazione più armoniosa e rispettosa con il mondo che ci circonda.
Nelle relazioni personali, questo approccio si manifesta in una comunicazione autentica, un’empatia profonda e un impegno sincero verso la crescita e il benessere reciproco.
La considerazione diventa, quindi, un pilastro fondamentale su cui costruire legami duraturi e significativi, sottolineando l’importanza di comprendere e rispettare le esigenze, desideri e sogni dell’altro.
Quando estendiamo questo principio al nostro rapporto con la natura e gli oggetti che ci circondano, emergono nuove dimensioni dell’amore.
Trattare con cura l’ambiente, praticare la sostenibilità, e interagire con consapevolezza dimostra una forma di amore che riconosce e celebra la connessione tra noi e il mondo naturale. In questo contesto, l’amore si traduce in un atteggiamento di gratitudine e responsabilità, un impegno attivo a preservare e arricchire il pianeta e la sua biodiversità.
Questa visione allargata dell’amore invita ciascuno di noi a riflettere sulle proprie pratiche quotidiane, le relazioni e la nostro modo di essere nel mondo.
Ci spinge a riconsiderare i nostri valori e le nostre azioni in una prospettiva più ampia, dove la considerazione, il rispetto e la cura diventano espressioni di un amore vero e profondo.
In questo senso, l’amore diventa una forza rivoluzionaria, capace di trasformare non solo le relazioni interpersonali, ma anche il nostro rapporto con il mondo fisico e naturale, guidandoci verso un’esistenza più armoniosa e consapevole.
In definitiva, esplorare le molteplici facce dell’amore attraverso la lente della considerazione offre l’opportunità di arricchire la nostra vita e quella degli altri, aprendoci alla possibilità di costruire un futuro caratterizzato da maggiore cura, rispetto e connessione reciproca.
Firenze 17 marzo 2024

Credito immagine
https://www.studenti.it/il-tema-dell-amore-in-letteratura.html?google-amp=1

La comunicazione corretta, non di parte, solo volendolo, sarebbe capace di contribuire a renderci tutti migliori………..

Bisogna unire i frammenti sparsi della memoria per ricomporre il mosaico della nostra storia personale e collettiva………
La memoria, aspetto essenziale dell’essere umano, è spesso idealizzata come un continuum senza interruzioni.
Tuttavia, questa percezione non coincide con la realtà.
I vuoti di memoria, i cosiddetti “intervalli della memoria”, rappresentano una realtà innegabile. Questi vuoti, lungi dal essere mere astrazioni concettuali, sono fatti concreti della nostra esperienza mnemonica.
Non sono solo vuoti fisici, ma lacune nella nostra conoscenza del passato, frammenti mancanti nel mosaico della nostra storia personale e collettiva.
La loro presenza, purtroppo, non contribuisce al nostro processo evolutivo.
In effetti, il loro impatto potrebbe essere definito quasi deleterio.
Se soltanto potessimo ricordare più chiaramente e costantemente gli eventi dolorosi della storia umana, dalle persecuzioni alle tragedie dei disastri naturali, potremmo trarre insegnamenti preziosi.
La memoria selettiva, il cui filtro esclude episodi scomodi o spiacevoli, è un ostacolo al nostro apprendimento continuo e al miglioramento come individui e come società. Nonostante molti di noi non fossero presenti fisicamente durante queste pagine buie della storia, è imperativo conoscere, comprendere e interiorizzare questi avvenimenti.
Solo attraverso la comprensione delle origini e delle circostanze che li hanno generati possiamo sperare di imparare da essi e di non ripeterli nel futuro.
La comprensione di questi eventi richiede una profonda revisione del nostro modo di pensare e di vivere. È necessario cambiare la prospettiva su concetti fondamentali come la comunità, la nazionalità e l’appartenenza globale.
Solo quando siamo disposti a rimettere in discussione le nostre convinzioni, ad adottare nuovi punti di vista e a rivalutare le nostre priorità sociali e collettive, possiamo sperare di trarre lezioni significative da ciò che è stato.
Riccardo Rescio
Firenze 16 marzo 2024

“Banksy. Realismo Capitalista”
Dal 18 marzo al 3 novembre 2024 si svolgerà a Volterra la mostra “Banksy. Realismo Capitalista” prodotta da Opera Laboratori.
E’ promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra e curata da Stefano Antonelli e Gianluca Marziani.
La mostra nel Centro Studi Espositivo Santa Maria Maddalena con oltre cento opere tra serigrafie, video, stampe e sculture raccontano l’arte dello street artist britannico noto per il suo stile sarcastico e beffardo.
Il mondo contemporaneo che rappresenta Banksy, raffigura situazioni surreali che marcano la realtà più cruda, con topi che rivendicano i loro diritti, governato da scimmie e bambini che giocano con il giubbotto antiproiettile e bambine che abbracciano bombe.
Banksy è certamente un artista di grande richiamo internazionale l’anno scorso anno a Trieste la mostra “The Great Communicator. Banksy Unauthorized Exhibition”, con circa cento opere come a Volterra, ha registrato 93 mila ingressi e una media di circa 700 ticket al giorno.
E’ stata la seconda mostra più visitata di sempre tra quelle organizzate in Friuli Venezia Giulia.
Un evento che ha richiamato un pubblico eterogeneo da ogni parte d’Italia e anche dall’estero.
Una mostra simile porterà a Volterra un considerevole numero di visitatori, che potranno godere di uno straordinario connubio fra le tante meraviglie artistiche, culturali, artigianali, monumentali, territoriali, agroalimentari che questa straordinaria terra offre.
Riccardo Rescio  –  I&f Arte Cultura Attualità
15 marzo 2024

Opera Laboratori L’Anima di Volterra Centro Studi Santa Maria Maddalena Volterra Italia&friends Toscana Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra

Info e prenotazioni :
0039 0577 286 300

animadivolterra@operalaboratori.com
http://www.animadivolterra.it

Nel racconto di Paolo Codazzi…….


Se fosse applicato alla lettura il metodo di assaggio alla cieca tipico della degustazione vini effettuata dai sommelier, senza rivelare l’identità dell’autore, la raffinatezza linguistica propria di Paolo Codazzi renderebbe il suo stile narrativo inconfondibile. Questo scrittore si afferma come uno dei maestri indiscussi nella lavorazione artigianale delle parole all’interno del panorama letterario italiano.
Grazie al suo stile unico e alla sua capacità di creare mondi immaginari coinvolgenti, Paolo Codazzi ha catturato l’attenzione e l’ammirazione di un vasto numero di lettori.
Nel suo ultimo lavoro, intitolato “Lo Specchio Armeno”, presentato da Paolo Ciampi giovedì 14 marzo 2024 presso lo storico Bar Donatello a Firenze, l’autore narra le vicende di Cosimo Armagnati, un pittore-copista incaricato di realizzare una copia di un ritratto femminile conservato nella Galleria di Palermo. Per una straordinaria coincidenza, il dipinto rappresenta per l’artista un richiamo emotivo intenso, evocando il ricordo di un amore immaginario lungamente perseguito, un amore ideale e, sfortunatamente, irraggiungibile.
Questo ritratto diventa così il fulcro di un insieme di coincidenze stupefacenti, un crocevia di destini che, sebbene distanti nel tempo, conducono Cosimo a immergersi in un labirinto di avvenimenti in cui non mancano accenni storici, elementi di stregoneria e l’inevitabile intervento della Santa Inquisizione in Sicilia.
Fiorentino di origine, Paolo Codazzi è un estimatore di diverse discipline, prime tra tutte la storia antica. Nel 1983, assieme a Franco Manescalchi, ha fondato la rivista fiorentina “Stazione di Posta”, della quale è rimasto a lungo editore. È inoltre l’ideatore e il presidente del Premio Letterario Chianti.
Per gran parte della sua carriera, l’,autore ha lavorato come consigliere delegato in un’impresa del settore edile, dedicandosi fin dalla giovinezza alla sua prima grande passione: la scrittura.
Tra le sue pubblicazioni si annoverano due raccolte di poesie: “Il primo viaggio” (1980) e “L’inventore del semaforo” (1985), oltre a diversi romanzi tra cui “Come allevare i ragni” (Lalli Editore, 1982), “Caterina” (Amadeus, 1989), “Il cane con la cravatta” (Mobydick, 1999), “Il destino delle nuvole” (Mobydick, 2009), “La farfalla asimmetrica” (Tullio Pironti, 2014) e “Il pittore di ex voto” (Tullio Pironti, 2017). Ha inoltre dato alle stampe le raccolte di racconti “Nei mattatoi comunali” (Solfanelli, 1992) e “Segreteria del caos” (Mobydick, 2002). Con Arkadia Editore ha pubblicato “Lo storiografo dei disguidi” nel 2021, aggiungendo un altro significativo tassello alla sua prolifica carriera letteraria.
Riccardo Rescio
Firenze 14 marzo 2024

Firenze, come da consuetudine consolidata, accoglie il cinema Coreano, con masterclass, concerti e tanto di più tra storia e innovazione……..

Mercoledì 13 marzo 2024, presso il Cinema La Compagnia in via Cavour a Firenze, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della 22ª edizione del FLORENCE KOREA FILM FEST, evento cinematografico dedicato al meglio del cinema sudcoreano, previsto a Firenze dal 21 al 30 marzo.
Il festival ospiterà star internazionali del calibro di Lee Byung-hun, noto per il suo ruolo in Squid Game, Song Kang-ho, attore protagonista del film premio Oscar “Parasite”, il regista visionario Kim Jee-woon e il musicista Jung Jae-il, compositore di colonne sonore iconiche, incluse quelle di Squid Game e Parasite. Il programma conta 86 film, tra cui 30 lungometraggi e 56 cortometraggi; si terranno anche 5 masterclass, un concerto speciale al Teatro Verdi, focus sui webtoon con una mostra a Palazzo Medici Riccardi, e retrospettive sugli anni ’60 in Corea del Sud, oltre a una selezione dei maggiori successi di pubblico e le ultime novità del cinema indipendente coreano.
Firenze 13 marzo 2024

Messaggero.it

La comunicazione, essendo un potentissimo strumento destinato all’evoluzione dell’umanità, rappresenta un pilastro fondamentale della società moderna.
Tuttavia, purtroppo, la sua natura versatile e potente ha dato vita anche a utilizzi distorti e dannosi.
Per potenziare la sua effettiva funzione di catalizzatore sociale e promuovere una sana diffusione di informazioni, è essenziale riconoscere e correggere gli errori del passato.
Nell’ambito specifico del mondo della moda, la comunicazione assume un ruolo di primaria importanza.
Purtroppo, spesso ci troviamo di fronte a una realtà in cui essa viene manipolata per fini superficiali e dannosi.
Le modelle, ad esempio, vengono troppo spesso costrette a vivere vite irreali e non autentiche, alimentando un’illusione di perfezione distorta sia per loro stesse che per chi le osserva.
Questo alimenta un circolo vizioso di insoddisfazione e falsa percezione, contribuendo a creare uno standard inaccessibile e dannoso per la società nel suo complesso.
La sfida sta dunque nel riuscire a ridefinire il ruolo della comunicazione nel settore della moda. Attraverso un’impostazione più etica e responsabile, si potrebbe trasformare questo universo in un veicolo di messaggi positivi e autentici, promuovendo valori di inclusione, diversità e genuinità.
Solo così si potrà realmente sfruttare il potenziale della comunicazione per il bene comune, anziché lasciarla prigioniera di distorsioni dannose e illusorie.

https://www.facebook.com/share/p/Mhnr9mcrFFFuL83o/

Credito immagine: https://www.ilmessaggero.it/donna/news/modella_ilaria_capponi_bulimia_taglia_40_moda_salute_instagram-7937605.html?fbclid=IwAR1oidliiW0_g7sI3IF6bbTYiHjxuZSwttr_60xnNjbquWR5uGHd-6k2LqQ

Il mondo della scuola finalmente e completamente rappresentato…….

Martedì 12 marzo 2024, nella Sede della Regione Toscana un Piazza del Duomo a Firenze, la conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2024 di Didacta Italia.
Il più importante appuntamento fieristico dedicato all’innovazione del mondo della scuola che si svolgerà dal 20 al 22 marzo 2024 alla Fortezza da Basso di Firenze.
L’edizione di quest’anno vedrà, per la prima volta, le Università italiane tra i protagonisti con la presenza in fiera e un programma scientifico dedicato.
Hanno Parteciperanno alla presentazione
Eugenio Giani Presidente della Regione Toscana,
Alessandra Nardini Assessore istruzione, formazione, lavoro, Università e ricerca della Regione Toscana
Lorenzo Becattini Presidente di Firenze Fiera,
Alessia Bettini Vice sindaco del Comune di Firenze,
Giuseppe Salvini Segretario Generale, della Camera di Commercio di Firenze,
Cristina Grieco Presidente di INDIRE,
Alessandra Petrucci Rettrice dell’Università di Firenze e delegata Crui alla didattica.
Sono invece intervenuti tramite videocollegamento in diretta:
Giuseppe Valditara Ministro dell’Istruzione e del Merito,
Anna Maria Bernini Ministro dell’Università e della Ricerca.
Didacta Italia rappresenta un appuntamento annuale imperdibile che propone un’esperienza formativa integrata e di vasto raggio per insegnanti, dirigenti scolastici, e personale del settore educativo, abbracciando tutti i livelli educativi: dall’educazione infantile fino all’istruzione universitaria e ai corsi post-universitari di specializzazione, offrendo altresì percorsi di orientamento per studenti di ogni ordine e grado.
Il programma scientifico di Didacta Italia si arricchisce di oltre 320 eventi formativi, inclusi workshop e seminari, focalizzati sulle novità tecnologiche nel campo dell’istruzione e sulle strategie didattiche più efficaci ed innovative. Questi eventi sono accuratamente progettati per rispondere alle specifiche esigenze degli educatori a ogni livello di insegnamento, così come alle aspettative degli studenti, dall’età prescolare fino all’istruzione superiore e post-laurea.
L’obiettivo di Didacta Italia è quello di promuovere il dialogo nel settore dell’istruzione fra enti istituzionali, associazioni, aziende, docenti, dirigenti scolastici e il mondo accademico, creando un ponte tra le diverse realtà che compongono il panorama educativo.
Nell’ambito della fiera, i docenti hanno l’opportunità di partecipare a seminari e workshop realizzati in ambienti di avanguardia, come ad esempio l’aula dedicata all’intelligenza artificiale, le classroom immersive e lo spazio dedicato al metaverso. Oltre a ciò, Didacta Italia propone anche sessioni di orientamento per gli studenti, fornendo loro gli strumenti per navigare le opzioni formative e progettare il proprio futuro professionale.
L’evento vede la partecipazione di una vasta gamma di espositori, tra cui università, enti di formazione professionale e aziende, pronti a fornire dettagli sui differenti percorsi formativi e sulle opportunità lavorative nel mondo dell’educazione.
Attraverso Didacta Italia, gli studenti hanno la possibilità di esplorare le molteplici opportunità educative disponibili, incontrare potenziali datori di lavoro e ricevere consigli mirati per la pianificazione della loro carriera futura.
In conclusione, Didacta Italia costituisce un punto di riferimento fondamentale per tutti gli attori del settore educativo, estendosi dalla prima infanzia fino all’istruzione avanzata. L’evento si pone come occasione unica per gli educatori al fine di aggiornarsi sulle ultime tendenze, instaurare connessioni professionali e scoprire risorse innovative per arricchire e rinnovare la propria attività didattica.
Firenze 12 marzo 2024

“Voices, il Festival Europeo del Giornalismo e dell’alfabetizzazione mediatica……….


In un’epoca di sovrabbondanza informativa, districarsi tra le notizie vere e quelle meno attendibili diventa una vera sfida, si rende quindi indispensabile creare un ponte tra la cittadinanza, il mondo giornalistico e gli esperti di comunicazione.
Un necessario collegamento per valorizzare la vitale importanza del giornalismo per una cittadinanza adeguatamente informata, incoraggiando nel contempo una riflessione approfondita sulla disinformazione.
Nella sua inaugurale edizione triennale, il festival Voices, il Festival Europeo del Giornalismo e dell’alfabetizzazione mediatica, si dedicherà all’esplorazione di questioni vitali che incidono sulla nostra interazione con le informazioni e i mezzi di comunicazione contemporanei, offrendo conferenze, workshop pratici, esibizioni e momenti per il networking.
Le discussioni copriranno vari argomenti, incluse le applicazioni dell’intelligenza artificiale nel campo giornalistico, le problematiche legate alla disinformazione, la protezione dei giornalisti, le sfide economiche per i media, l’educazione ai media, la salvaguardia dell’integrità elettorale, le normative dei media nell’UE, le strategie per una genitorialità consapevole nell’era digitale e il mantenimento del benessere digitale.
A seguito della sua inaugurazione a Firenze, il Festival si sposterà attraverso varie città europee, promuovendo la libertà di espressione e l’educazione ai media come fondamenti imprescindibili per il buon funzionamento delle nostre comunità.

Firenze 12 marzo 2024

Il Festival, “Voices, il festival europeo del giornalismo e dell’alfabetizzazione mediatica”,
alla sua prima edizione, si terrà tra il 14 e il 16 marzo 2024 alla Stazione Leopolda di Firenze.

Un immenso mare tutto da navigare…..

Il concetto di bipolarismo funzionale all’egocentrismo, nel contesto del video, sottolinea una discrepanza fondamentale tra le parole che vengono enunciate e le azioni che vengono effettivamente compiute da un individuo. Questa distanza manifesta in maniera evidente il fenomeno che marca la sostanziale differenza tra il dire e il fare, che da sempre sottolinea l’egocentrismo individuale, aspetto purtroppo diffusamente presente nella società di tutti i tempi. Nel video si fa chiaramente riferimento a un modo di comunicare caratterizzato dall’autoreferenzialità e da una tendenza all’autocelebrazione, che si contrappone in modo netto alle azioni effettivamente messe in atto, le quali spesso mancano di responsabilità sociale o di empatia verso gli altri individui. Avevo avuto già l’opportunità di visionare il video in questione, che reputo essere un esempio perfetto per mettere in luce la dicotomia esistente tra il dire, autoreferenziale, e il fare, che si rivela essere spesso alquanto asociale. Questo contrasto evidenzia la complessità delle relazioni umane e la presenza diffusa di comportamenti contraddittori e poco sinceri nella comunicazione quotidiana. La discrepanza tra le parole e le azioni va oltre la mera contraddizione superficiale tra concetti espressi e comportamenti attuati. Questa divergenza può essere sintomo di ipocrisia e superficialità nei rapporti interpersonali, in cui le persone tendono a esprimere concetti autoreferenziali e narcisistici, pur manifestando nella quotidianità un atteggiamento individualista e disinteressato nei confronti degli altri. Tale fenomeno non solo mina la credibilità individuale, ma contribuisce anche a promuovere una cultura che enfatizza le apparenze a discapito dei valori autentici e dell’integrità.

Firenze 12 marzo 2024

Credito video : Marco Daffra https://www.linkedin.com/in/marco-daffra-98319783?utm_source=share&utm_campaign=share_via&utm_content=profile&utm_medium=android_app

Conferenza stampa di presentazione de La Settimana del fiorentino lunedì 11 marzo 2024……..

La terza edizione della Settimana del Fiorentino prende il via con oltre 150 eventi in programma per festeggiare il Capodanno fiorentino. Dal 18 al 25 marzo, sono previsti appuntamenti culturali, visite guidate, fiere, e mercati che abbracciano diverse manifestazioni, dalle porte storiche illuminate di rosso a concerti, omaggi a personaggi storici come Eleonora da Toledo e tanto altro. L’evento, promosso dal Comune di Firenze in collaborazione con diverse associazioni, centri commerciali naturali e altri enti, mira a valorizzare le tradizioni cittadine attraverso un ricco programma di eventi dedicati alla cultura e ai costumi locali. Tra le iniziative proposte, spiccano il divertente Quiz del Fiorentino per testare la propria conoscenza della città, il concerto della Filarmonica Rossini dedicato a Don Milani, e l’omaggio a Eleonora da Toledo presso Palazzo Vecchio. Diverse altre attività sono previste durante la settimana, come visite guidate alla parte più recentemente inclusa nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, mostre fotografiche, eventi culturali e tradizionali, laboratori artigianali, mostre artistiche e tanto altro. Inoltre, i ristoranti che aderiscono alla Settimana del Fiorentino offriranno un menù speciale con piatti tipici della tradizione locale. L’intera città si prepara a celebrare il Capodanno fiorentino con un programma ricco e variegato che coinvolge residenti e visitatori, promuovendo la cultura e le tradizioni fiorentine attraverso un’ampia gamma di eventi e iniziative.

Firenze 11 marzo 2024

Un’efficace comunicazione diviene quindi il mezzo più adeguato per far conoscere al mondo quanto realmente vale e quanto veramente merita il nostro Paese……

La Strategia dell’Ambasciatore – Marketing Efficace per il Made in Italy all’Estero è il titolo del libro di Ida Paradiso, che pone particolare enfasi sull’importanza vitale della comunicazione nella valorizzazione delle peculiarità che caratterizzano e identificano le Terre Uniche delle 20 straordinarie Regioni d’Italia.
Un insieme ampio e variegato di straordinari territori che racchiudono ricchezze artistiche, culturali, architettoniche millenarie, autentiche tradizioni culinarie e paesaggi mozzafiato che le rendono delle vere gemme nel contesto internazionale.
Un’efficace comunicazione diviene quindi il mezzo più adeguato attraverso il quale è possibile trasmettere in modo esaustivo e coinvolgente l’essenza di ciascuna regione d’Italia, evidenziando i prodotti, i sapori e le esperienze uniche che le contraddistinguono.
La Strategia dell’Ambasciatore – Marketing Efficace per il Made in Italy all’Estero è scritto da Ida Paradiso, un’autorità nel settore, che introduce un innovativo approccio di marketing.
Questo metodo rivoluzionario trasforma gli italiani sparsi per il mondo in veri e propri ambasciatori del made in Italy. Attraverso dettagliate linee guida, strumenti pratici ed esempi reali, il testo propone un concreto metodo di food marketing per promuovere i prelibati prodotti enogastronomici italiani che rappresentano un incommensurabile patrimonio di tradizione e qualità che il nostro Paese può e deve far conoscere ancora più e meglio al mondo.
L’approccio delineato nel libro può risultare estremamente vantaggioso per gli operatori attivi nel settore wine & food delle aziende italiane che desiderano espandere la loro presenza internazionale.
Inoltre, tali aziende possono avvalersi delle molte opportunità di finanziamento pubblico per supportare le attività di esportazione verso i mercati di interesse, puntando sulla collaborazione con le reti di distribuzione locali.

“La Strategia dell’Ambasciatore – Marketing (efficace) per il Made in Italy all’Estero”
di Ida Paradiso
https://www.largoconsumo.info/-/la-strategia-dellambasciatore-marketing-efficace-per-il-made-in-italy-allestero/1.1?redirect=%2F&p_r_p_categoryId=

Ruvo di Puglia è all’interno della città metropolitana di Bari, in Puglia……..

C’è chi c’è per fare qualcosa e c’è chi c’è per fare qualcos’altro, l’importante è che ognuno lo faccia per conto proprio.
Evidentemente, questo modo di pensare e di agire non è altro che il sintomo di quella grave patologia endemica genetico/ereditaria che da sempre affligge la politica italiana.
Una politica fatta di compartimenti stagni, ermeticamente chiusi, divisa in settori, competenze, pertinenze e tutte le altre “enze” che concorrono, non certo in sintonia e sinergia, ma l’una contro l’altra armata.
Un modo di procedere assurdo e dispendioso, solo apparentemente praticato a tutela del bene pubblico, ma nella realtà sostanziale, posto a tutele e baluardo di deprecabili interessi privati o di parte, come la recente storia ha clamorosamente evidenziato e troppo presto dimenticato.
O forse e più benevolmente è solo perché i nostri pregiatissimi dottori, gli insigni professori, i sapienti burocrati, i grandi esperti, i colti opinionisti e le persone qualsiasi come noi, tutti insieme abbiamo sempre qualcosa di più importante, qualcosa di più impellente, qualcosa di meglio da fare, per poter dare alla ragione, all’evidenza incontrovertibile dei fatti, alle mancate collaborazioni e alle non praticate sinergie, la giusta e doverosa attenzione, l’adeguato rilievo.
Ma si sa, è risaputo e scontato, da sempre la ragion veduta destabilizza molti e a molti fa paura.
Allora sarebbe necessario domandarsi se non sia effettivamente proprio il continuo parlare, il tanto chiacchierare, il continuo dissertare, facendo finta di dire, promettendo di fare, la vera fonte per guadagnare credibilità, prestigio, potere, denaro.
Forse sarebbe meglio e quanto mai opportuno che tutti noi smettessimo di filosofeggiare su tutto e ci dessimo realmente da fare per contribuire a cambiare ciò che è motivo del nostro parlare.
Bisogna dare un Sistema Turistico al nostro Paese, come è altrettanto necessario rivitalizzare i mille straordinari borghi d’Italia, come è opportuno creare una rete distributiva delle nostre Eccellenze, a marchio Italia da diffondere nel mondo, com’è altrettanto indispensabile creare le strutture e le infrastrutture necessarie all’accoglienza e alla raggiungibilità delle attrattive.
Collaborazioni, sinergie fra enti e istituzioni, fra pubblico e privato per raggiungere obiettivi comuni prima e meglio.
L’interconnessione e l’interdipendenza di ogni atto della nostra vita è tale che solo dei folli privi di senno e di realismo possono pensare, predicare e agire singolarmente.
Non più piccoli progetti presentati come opera omnia, ma programmi di ampio respiro intersettoriali e tra loro complementari in sintonia di vedute prospettiche che abbiano il fine comune del bene dell’Italia, nella sua interezza.
C’è chi c’è e c’è chi fa finta di esserci; noi di “Italia&friends” ci siamo e continueremo ad esserci.

Articolo pubblicato su Facebook il 10 febbraio 2019 a firma di Riccardo Rescio https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0QEgscoyKVuvSU2uCk8hUnbA6ikaKh7q5axeoh7EWEmZWH4u7mYKmkTZViBu8ZwXMl&id=100001254482577

Si consiglia di leggere il link seguente
https://www.nonsprecare.it/ripopolamento-borghi

Firenze, meraviglia continua……..

Nella suggestiva cornice della Biblioteca delle Oblate, sabato 9 marzo 2024, si è tenuta un’importante presentazione letteraria. “Leonardo Bruni e l’incanto di Firenze, un evento letterario con Lorenzo Conti Lapi.
L’evento ha visto la partecipazione nella Sala conferenze Sibilla Aleramo della Biblioteca delle Oblate di un pubblico attento e appassionato, desideroso di immergersi nella storia e nella cultura fiorentina.
che ha ospitato l’autore Lorenzo Conti per la presentazione del suo libro “Lode della città di Firenze di Leonardo Bruni”.
Accanto a lui c’era il Prof. Giovanni Cipriani, Alessia Bettini Vice Sindaco del Comune di Firenze e Sara Funaro Assessore all’Educazione, welfare e immigrazione.
Questa preziosa opera, pubblicata nel 2016 da Angelo Pontecorboli Editore Firenze, ha rappresentato un viaggio nel cuore dell’umanesimo fiorentino, offrendo una prospettiva unica sulla storia e sull’identità della città di Firenze, unendo il passato al presente in un connubio culturale senza tempo.
Durante la serata, l’autore ha riproposto con passione e competenza la lettura di Leonardo Bruni, sottolineando l’importanza dei valori che caratterizzano la città di Firenze da secoli.
Tutti i partecipanti hanno potuto apprezzare non solo la bellezza, la competenza e l’eloquio coinvolge di Lorenzo Conti Lapi, ma anche riflettere sull’eredità che l’umanesimo fiorentino ha lasciato e continua a trasmettere alle generazioni odierne.
L’incontro si è rivelato un’esperienza coinvolgente e stimolante, in cui i partecipanti hanno potuto scoprire nuovi orizzonti culturali e rafforzare il legame con la straordinaria eredità di Firenze.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità

Biblioteca delle Oblate Firenze 9 marzo 2024

Ministero della Cultura Città di Firenze Cultura Alessia Bettini Città di Firenze Sara Funaro
Italia&friends Toscana

Un cosciente percorso tra egoismo e altruismo………

Se dedicassimo un po’ di tempo alla riflessione su ciò che ci spinge a compiere azioni  che possano essere tanto insignificanti quanto profondamente dannose verso oggetti, affetti e relazioni potremmo forse riuscire a ridimensionare, almeno in parte, l’egoismo e l’egocentrismo che, in misura variabile, abitano ciascuno di noi. Possiamo sicuramente definire questo fare come un nostro obiettivo e, ancor più, come un dovere imprescindibile, che ci porterebbe ad evitare l’auto-assoluzione sistematica e la non plausibile giustificazione di ogni nostra azione, spingendoci invece ad assumerci la piena responsabilità di quanto compiuto. Dovremmo altresì confrontarci con coloro che affermano di essere esenti da tali atteggiamenti pregiudizievoli, essendo consapevoli che credere in ciò che diciamo, pensiamo e facciamo è relativamente semplice, mentre tradurre in realtà ciò in cui crediamo è molto più complesso. Tuttavia, solo attraverso quest’ultimo passo possiamo sperare di dare un vero e autentico significato alla nostra esistenza e alle nostre azioni.

Firenze 10 marzo 2024

Giunto a Firenze alla fine di ottobre del 1921, in transito verso Bologna dove nei giorni seguenti avrebbe tenuto conferenze sulla relatività, Einstein soggiornò a casa di sua sorella Maja che, insieme al marito lo accolsero a braccia aperte nella loro casa che avevano preso tra Firenze e Fiesole.
Il suo animo, sensibile a ogni tipo di bellezza, rimane incantato, tanto da ammettere negli anni successivi: “Mi sento mezzo ebbro solo a immaginare il cielo, le colline e i palazzi di Firenze”, parole che evidenziano un legame con la città durato per tutta la vita.
Durante i suoi giorni in città, poté coltivare anche la sua seconda passione che dopo la scienza era la musica.
Portava infatti sempre con sé il suo violino,
che suonò anche sulla collina di Fiesole.
È a Fiesole che Einstein scopre il convento di San Francesco, all’epoca un cenacolo culturale animato da un frate che si esprimeva non solo attraverso la spiritualità ma anche con le note dell’organo nella chiesa, dove inizialmente Einstein si limita ad ascoltare, per poi duettare con il suo inseparabile violino.
L’Italia lo ha onorato e amato anche in tempi molto difficili per uno scienziato ebreo del suo calibro.
Un antico volume, arricchito da una dedica di due donne che hanno trascorso gran parte della loro vita accanto allo scienziato più celebre al mondo, insieme alla passione per la fisica, per la musica e per la storia fiorentina, hanno ispirato Valeria Rondoni e Paolo Bulletti nella scrittura di “Albert Einstein e Firenze” un libro di racconti e vicende tra famiglia, bellezza, musica e scienza di Albert Einstein e della sua famiglia in terra toscana.
I ricordi della nonna dell’autrice, che nei primi anni Settanta incontrò più volte Margot Einstein, figlia adottiva, e Helen Dukas, fedele segretaria e biografa, nella villetta di Princeton in New Jersey dove lo scienziato aveva scelto di insegnare e vivere, forniscono una comprensione più intima della vita fiorentina della famiglia dello scienziato.
Ogni visita era un’occasione per rievocare la bellezza dei luoghi e i ricordi di quegli anni, periodo in cui l’affermazione internazionale dello scienziato si intrecciava con gli eventi, non sempre lieti, che segnarono la vita dei suoi familiari in Toscana. Questo libro, animato non solo da memorie personali e ricostruzioni storiche, ma anche arricchito da citazioni evocative e sintesi scientifiche, cattura il lettore introducendolo nel contesto familiare di una celebrità del mondo scientifico e catturando l’essenza del suo genio.

Valeria Rondoni è co-partner della Fondazione Earth and Water Agenda (EWA), dove, oltre alla divulgazione dei temi scientifici, cura programmi di formazione a vari livelli.
Ha insegnato in università italiane e americane, sviluppando un percorso che dai studi umanistici e filosofici si è esteso fino a comprendere ambiti scientifici, dedicandosi in particolare ad argomenti che intrecciano arte, scienza e spiritualità.
È anche coordinatrice per la divulgazione in ambiti fisici e astrofisici e fa parte del Comitato Direttivo dell’Associazione Astrofili ASTRIS di Roma.

Paolo Bulletti è architetto e consulente immobiliare, con una passione per la storia fiorentina, la cultura scientifica e la musica, avendo suonato per anni in gruppi jazz.
Insegna da più di quarant’anni in università americane e all’Università di Firenze e ha tenuto corsi di formazione tecnica per ordini professionali. Ha organizzato mostre ed eventi ed è stato relatore e moderatore in numerosi convegni.

Il libro “Albert Einstein e Firenze. Racconti e vicende tra famiglia, bellezza, musica e scienza” è editato da : Angelo Pontecorboli Editore Firenze

Così è se vi pare……


L’ipocrisia insita nel sistema della comunicazione risiede profondamente nel suo intrinseco potere di plasmare la realtà secondo determinati interessi. Più che un mezzo per trasmettere informazioni fedeli e autentiche, si è sempre più un sofisticato strumento di manipolazione, dove il vero obiettivo non è tanto informare quanto modellare le percezioni, le aspettative e i desideri del pubblico. Questo processo di distorsione non ha altra finalità se non quella di renderci consumatori di prodotti spesso inutili, inducendoci a credere nella loro indispensabilità.
Diventa fondamentale, quindi, fabbricare il desiderio, rendere l’oggetto non solo attraente ma percepirlo come essenziale alla nostra felicità e al nostro status, nonostante ciò conduca paradossalmente a una uniformità che maschera sé stessa dietro l’illusione dell’originalità e della differenziazione.
In questo contesto, l’atto di “vendere” supera la mera transazione commerciale e si infiltra nella tessitura stessa dell’essere sociale, dove ciò che possediamo, come ci vestiamo, o addirittura come pensiamo, ci definisce in maniera significativa.
Di conseguenza, questa uniformità camuffata da individualismo unico diventa il paradosso fondamentale del nostro tempo.
Questa trasformazione della comunicazione in merce perpetua un ciclo vizioso di consumo e obsolescenza programmata.
I prodotti e le informazioni devono essere costantemente aggiornati, promossi e poi rapidamente sostituiti, in un flusso incessante che non tollera pause o accumuli.
Da potentissimo veicolo di cultura e conoscenza, la comunicazione degenera in un mero canale di distribuzione per contenuti preconfezionati e accuratamente pubblicizzati, il cui scopo non è tanto illuminare quanto indirizzare il consumatore verso ciò che è stato deciso debba desiderare.
Questo perverso ciclo, che sembra perpetuarsi senza soluzione di continuità da millenni, rendono la critica e la consapevolezza sempre più ardue da coltivare, che ci porterà inevitabilmente a perdere coscienza della realtà per vivere in una dimensione puramente virtuale, le cui conseguenze purtroppo saranno unicamente e tragicamente reali.
Con ogni nuova ondata di comunicazione, anziché avanzare verso una società più informata e critica, sembriamo allontanarci sempre più da quell’ideale, invischiati in un circolo vizioso dalla difficile evasione.
La sfida che si presenta a noi nel contesto della moderna società dell’informazione è, pertanto, duplice: da un lato, dobbiamo riconoscere e resistere ai meccanismi di manipolazione insiti nei messaggi che ci vengono proposti; dall’altro, è fondamentale ricercare e privilegiare canali di comunicazione che promuovano un’informazione autentica, finalizzata non al profitto ma al benessere collettivo e all’arricchimento culturale. Diventa quindi cruciale riscoprire il valore intrinseco della comunicazione come strumento di verità e conoscenza, capace di contribuire veramente alla crescita e all’evoluzione della società.
Firenze 10 marzo 2024

Firenze celebrerà il quinto centenario della nascita di Plautilla Nelli, che ha svolto un ruolo significativo nell’ambiente artistico fiorentino, realizzando dipinti di grande impatto emotivo e religioso, unici nel loro genere.
Oltre ad essere una delle prime Donne Artiste riconosciute, Nelli è stata una figura imprenditoriale ante litteram, fondando una bottega all’interno del convento che coinvolgeva le sue consorelle nel processo creativo.
Tre volte priora del convento, Plautilla Nelli ha interagito con le famiglie nobili e borghesi fiorentine, guadagnandosi una menzione anche nelle “Vite” di Vasari.
L’Istituto Lorenzo de’ Medici dedicherà un progetto di restauro per onorare l’eredità artistica della talentuosa pittrice fiorentina.
In occasione della Giornata Internazionale della Donna, l’Istituto Lorenzo de’ Medici si impegna a valorizzare il notevole contributo di Plautilla Nelli all’arte e alla cultura, dedicando un progetto di restauro per onorare l’eredità artistica della talentuosa pittrice fiorentina.
Plautilla Nelli, figura di spicco del Rinascimento, ha lasciato un’impronta indelebile all’interno delle mura del convento di Santa Caterina da Siena a Firenze, dove ha saputo creare uno spazio di libertà artistica in un’epoca che limitava tale espressione alle donne.
L’importanza e il valore delle opere di questa straordinaria Donna Artista sono alla base di un progetto di restauro promosso da Jane Adams, co-fondatrice di Caravaggio & Company, e supervisore del progetto per l’Istituto Lorenzo de’ Medici.
Quest’iniziativa si propone di conservare e valorizzare il patrimonio artistico di Nelli, rendendo omaggio alla sua eredità e ispirando le future generazioni a una maggiore comprensione del ruolo delle donne nell’arte rinascimentale.
Carla Guarducci, Presidente e CEO dell’Istituto Lorenzo de’ Medici, ha espresso grande soddisfazione per l’avvio di questo progetto che celebra il talento e la creatività di Plautilla Nelli.
La pittrice fiorentina, spesso poco conosciuta, merita di essere ricordata, soprattutto in una giornata dedicata ai diritti delle donne.
La sua capacità di creare uno spazio di libertà artistica e condivisione all’interno del convento rimane un esempio ispiratore per tutte le generazioni.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità
Firenze 8 marzo 2024

Istituto Lorenzo de’ Medici Città di Firenze Cultura Alessia Bettini Ministero della Cultura

Firenze 8 marzo 2024

Consapevolezza e gratitudine sono come due luminose costellazioni che splendono nel cielo della nostra esistenza, spesso trascurate ma sempre presenti.
Nel turbine delle nostre ambizioni e delle nostre preoccupazioni, è facile dimenticarsi di sollevare lo sguardo e contemplare le piccole meraviglie che popolano il nostro quotidiano: un gesto gentile, un sorriso sincero, il canto degli uccelli al mattino.
Questi attimi, se accolti con il cuore aperto e cura sincera, si trasformano in pietre miliari sul sentiero del nostro viaggio interiore.
Poiché, in effetti, la vita è un viaggio straordinario. Attraversiamo foreste oscure di incertezze e ascendiamo cime luminose di speranza e realizzazione, incontrando lungo il cammino anime gentili che ci ispirano e sfide ardite che ci temprano.
Ogni passo, ogni scelta, ogni incontro porta con sé un dono di saggezza e crescita.
E mentre proiettiamo lo sguardo verso l’orizzonte del futuro, non dobbiamo scordare di riflettere sul sentiero percorso finora.
Sarebbe un auspicio meraviglioso, da condividere con coloro che si trovano in una fase ricca e fertile della propria esistenza, quello di abbracciare pienamente la consapevolezza e la gratitudine per il bagaglio di esperienze e benedizioni che ci circondano, indipendentemente dalla loro portata. Imparare a gioire e a valorizzare le gioie quotidiane, anziché sentirsi in balìa di desideri effimeri e superflui, ci permette di assaporare la vera essenza della felicità duratura.
La vita, con la sua sinfonia di alti e bassi, di momenti di serenità e di tormenta, di scoperte e imprevisti, è un viaggio unico e irripetibile che va vissuto con occhi pieni di meraviglia, cuori grati e menti aperte.
Troppo spesso ci lasciamo sovrastare dalle preoccupazioni del domani, dalle ombre del passato, senza assaporare appieno il qui e ora, senza cogliere la bellezza e la grandiosità nelle piccole cose.
Trovare l’equilibrio tra ciò che è stato, ciò che sarà e ciò che è ora, è una preziosa lezione da apprendere per abbracciare con gioia e serenità ogni istante di questo incantevole pellegrinaggio chiamato vita.
Firenze 5 marzo 2024

Otto mondi diversi, otto modi di interpretare la realtà, il quotidiano, l’immaginazione, per raccontare piccole storie attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica.
A fare da cornice, Venezia, che accoglie i protagonisti della mostra “Collettivo Veneziano” nel bello spazio espositivo Kunst Depot/Parrucche ai Biri/ Art Depot Venezia fino al 28 marzo 2024. “Water and Oar” è il progetto di Ann Hutchinson da Hull (Regno Unito) che esprime il suo amore per la città lagunare attraverso i gondolieri e gli artigiani, mentre Albert Sieber è arrivato da Monaco di Baviera con la spontaneità della fotografia di strada del suo “Impromptu-out of the moment”, con l’uso del contrasto tra luci forti e ombre molto scure.
Da Milano, Marco Parenti con “The Lightness of being” esprime la leggerezza e i contenuti ironici della realtà che lo circonda; Chris Kraniotis da Salonicco con “Other Words” usa doppie esposizioni analogiche, per ricercare ciò che unisce l’infanzia all’oggi; i “Particolari che diamo scontati” di Davide Brunello da Vicenza sono una sorta di diario personale, molto intimo, che si sofferma su particolari che distolgono lo sguardo dal banale, con l’uso di un Samsung J5. Leonardo Mincolelli da Firenze, il più giovane dei fotografi in mostra, ha scelto di ritrarre tre diversi modi di vivere la solitudine: quella di un lavoratore nella sua vita anonima e insoddisfacente, quella di un pensionato che si gode un caldo e tranquillo pomeriggio, quella di un sognatore errante, perso nei suoi pensieri tra luci e ombre.
Sullo sfondo, una Venezia che non si mostra, ma si percepisce, nel suo progetto “Some lonesome”. Kevin Kinner da New York porta il suo “Rhytm of the Street”, per far vivere allo spettatore il ritmo della strada, usando diversi stili, il bianco e nero, i forti contrasti; Alberto Ottomaniello da Udine coglie “Sguardi” nelle persone, nei disegni, negli oggetti, in un equilibrio tra grafica e composizione.
Alla sua prima edizione “Collettivo Veneziano” nasce da un’idea di Fabio Cavessago, che con la sua Associazione Lab77 organizza ogni anno importanti festival fotografici, a Treviso, Belluno, Lago di Santa Croce, oltre al Venice Photo Lab nel mese di ottobre, che quest’anno si svolgerà in tre spazi espositivi, tra cui uno presso la Fondazione Bevilacqua per i giovani fotografi under 30.
«Il Collettivo Veneziano è un’esposizione fotografica di artisti da tutto il mondo che portano progetti differenti – dice Cavessago – è un modo per trovarsi, per creare una sorta di comunità nel mondo della fotografia, ma anche di creare connessioni con le persone che vengono a visitarci. All’inaugurazione sono venuti tutti gli artisti, cosa che raramente succede».
Infatti al Vernissage di sabato 3 marzo, tra un cicchetto, un brindisi e la musica della bravissima Elena “Ellie”, gli otto fotografi hanno raccontato ognuno la propria esperienza in un’atmosfera di gioia, di unione, di scambio, di stima reciproca e di gratitudine.
«Sono otto persone che lavorano in maniera diversa, che hanno livelli differenti anche di maturità, che qui hanno la possibilità di confrontarsi con gli altri e di crescere – continua Cavessago – Cerchiamo sempre di dare spazio anche agli artisti emergenti, e alcuni li abbiamo visti negli anni vincere importanti premi».
«La fotografia è un mezzo di libertà – conclude Cavessago – che dà la possibilità di vedere, fare, viaggiare, ma aiuta molto a crescere anche a livello personale, diventa quasi una medicina, aiuta a togliere le paure, a superarle.
È un po’ amare la vita. La fotografia non è appendere una foto, tu vai a vedere un mondo».
La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.30, escluso il martedì e il mercoledì, l’ingresso è gratuito.

Il Musart Festival 2024 tra le meraviglie del Parco Mediceo di Pratolino, un Festival di spettacolo immerso nella natura ricca di Storia, Arte e Cultura con tanta musica e incanto sotto le stelle.
La Villa Demidoff di Pratolino, situata nei pressi di Firenze, è una magnifica residenza storica commissionata da Francesco I de’ Medici nel XVI secolo.
Caratterizzata da uno splendido stile architettonico rinascimentale, la villa è circondata da un suggestivo parco progettato da artisti come Giambologna e Buontalenti.
Questo parco ospita meravigliosi giardini all’italiana, fontane, grotte artificiali e sculture, tra cui spicca il famoso Colosso dell’Appennino, una statua di un gigante barbuto che regge un laghetto artificiale.
La statua era originariamente utilizzata per rinfrescare gli ospiti durante le calde giornate estive.
La Villa Demidoff di Pratolino ha subito vari restauri nel corso dei secoli per preservarne la sua bellezza e autenticità.
Oggi è possibile visitare la villa e il parco, ammirando da vicino l’arte, l’architettura e la natura che li circondano.
Questo luogo incantevole rappresenta un importante patrimonio storico e culturale della Toscana, continuando a affascinare i visitatori con la sua maestosità e la sua bellezza senza tempo.
Il Musart Festival di Firenze si prepara a vivere una rinnovata edizione nel 2024, promettendo di offrire ai suoi partecipanti scenari completamente nuovi e un’esperienza culturale immersiva. Questa edizione, che si terrà dal 17 al 27 luglio, è particolarmente attesa sia dal pubblico locale che da quello internazionale, grazie alla sua suggestiva nuova location: il Palcoscenico principale sarà situato nel Parco Mediceo di Pratolino. Questo parco, noto per essere il più grande spazio paesaggistico della regione Toscana, vanta non solo una straordinaria bellezza naturale ma anche il prestigioso riconoscimento di essere incluso nella lista dei siti patrimonio mondiale dell’Unesco.
Situato a pochi chilometri dalla vibrante città di Firenze, il Parco Mediceo si prepara ad accogliere una selezione di artisti e gruppi musicali di fama internazionale, garantendo un’atmosfera magica sotto le stelle della Toscana.
L’edizione darà il via il 17 luglio con una serata indimenticabile all’insegna della musica rock e classica, grazie alle performance dei Pink Floyd Legend e dell’Orchestra della Toscana.
Questo evento rappresenterà l’unione perfetta tra rock progressivo e armonie classiche, promettendo un’esperienza senza precedenti per gli spettatori.
Nei giorni successivi, il festival continuerà a sorprendere il suo pubblico con artisti del calibro di Roberto Vecchioni, che si esibirà il 18 luglio, portando sul palco la sua poesia cantata che da decenni incanta il pubblico italiano.
Il 21 luglio sarà la volta di Loreena McKennitt, la celebre cantautrice canadese conosciuta per la sua musica che fonde elementi celtici con influenze mediorientali, regalando al pubblico una serata di viaggi musicali incantati.
Seguiranno poi le voci armoniose de Il Volo, il 22 luglio, che con le loro interpretazioni operistiche e pop hanno conquistato le platee di tutto il mondo. Per non parlare dei Pooh, il leggendario gruppo musicale che il 25 luglio delizierà i fan con i loro successi senza tempo.
Oltre a questi nomi già confermati, il festival ha in serbo ulteriori annunci riguardanti altri spettacoli che arricchiranno la line-up, promettendo di rendere il Musart Festival 2024 un evento imperdibile per gli amanti della musica e dell’arte.
Con una posizione così emblematica e una varietà di esibizioni che spaziano tra generi diversi, il Musart Festival si appresta a diventare uno dei momenti più luminosi dell’estate culturale toscana.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità
Firenze 7 marzo 2024

MusArt Festival 2024 – Parco Mediceo di Pratolino MusArt Festival

La coerenza dei valori espressi deve concretizzarsi con le azioni perpetrate……..

La consapevolezza, la considerazione e il  rispetto, sono condizioni essenziali che la Cultura, lo Sport e l’Arte non possono e non devono ignorare.
Identificare i governi e i governanti con le persone da loro governate, equiparando il popolo a coloro che detengono il potere decisionale, è un grave errore concettuale che mina alla base la struttura stessa della società.
Questo equivoco non fa altro che alimentare divisioni, favorire l’odio, e accentuare disparità già esistenti tra le nazioni.
La cultura, nella più ampia accezione del termine, proprio per la sua ricchezza e diversità, dovrebbe svolgere un ruolo di responsabilità critica fortemente inclusiva, non dimenticando mai il suo dovere di mediare e promuovere la reciproca comprensione.
Riconoscere la fragilità degli esseri viventi e dell’ambiente circostante rappresenta un passo fondamentale per intraprendere un percorso di cambiamento e evitare un tragico destino di autodistruzione.
È deplorevole constatare come spesso si faccia ricorso a pretesti, soprattutto quando istituzioni culturali, che dovrebbero essere custodi di valori universali, si rendono complici di pratiche discutibili.
L’uso distorto della cultura, dell’arte e dello sport come strumento di propaganda politica, che mira a favorire o screditare un intero popolo, è una forma di manipolazione morale che rende il mondo culturale, artistico e sportivo un terreno di scontro ideologico.
Escludere atleti che si dedicano con impegno e passione alla loro disciplina da competizioni internazionali per motivi estranei alle loro capacità sportive rappresenta non solo un’ingiustizia manifesta ma anche un grave attacco ai valori fondamentali dello sport e della competizione leale.
La cultura, intesa nella sua forma più ampia e inclusiva, deve agire come un faro che illumina, arricchisce e apre le menti di tutti, compresi coloro che detengono poteri decisionali e a cui spetta il compito di governare con giustizia e integrità, senza dimenticare mai di considerare le conseguenze delle proprie azioni sui più deboli e indifesi.
È fondamentale separare le espressioni artistiche, culturali e sportive nazionali e internazionali dall’influenza dei governi ai quali sono associati, favorendo invece la creazione di occasioni che promuovano l’unità, la comprensione reciproca e la pace tra le diverse comunità e popoli.
In questo modo, le manifestazioni diventano un ponte che collega le persone attraverso valori condivisi, contribuendo a costruire legami di solidarietà che vanno al di là delle barriere politiche e geografiche.

Riccardo Rescio
Firenze, 7 marzo 2024

L’ accoglienza inizia con un sorriso di benvenuto e finisce con un abbraccio di arrivederci…….

L’accoglienza rappresenta un concetto di vasta portata ricco di sfumature.
A tal proposito, si potrebbe persino evocare le celebri parole di Manzoni del 5 maggio, ”Dalle Alpi alle Piramidi, dal manzanarre al Reno”, per sottolinearne non solo l’ampiezza geografica, ma anche la profondità psicologica.
L’accoglienza abbraccia un’ampia gamma di pensieri, gesti, empatia, che vanno dal primo sorriso di accoglienza fino all’ultimo abbraccio di arrivederci.
Oltre a esprimere calore umano, l’accoglienza incorpora anche l’efficienza e la qualità dei servizi offerti, insieme al rispetto e alla considerazione per chi sceglie di intraprendere un viaggio nel nostro Paese, di soggiornare nelle nostre strutture e gratificare il proprio palato con le offerte della nostra ristorazione, non è determinante il tempo che sia per un solo giorno, per breve soggiorno o per un periodo prolungato, ma l’esperienzialita’ che saremo in grado di offrire.
Questi valori sono stati pienamente vissuti durante la nostra piacevolissima serata di lunedì 4 marzo 2024, ospiti di Massimo Morandi proprietario del Gruppo Cartabianca e del suo Team, al Cartabianca club a San Mauro a Signa, che hanno condiviso con noi l’importanza di creare e proporre ambienti accoglienti, inclusivi dove ognuno si possa sentire veramente accolto, apprezzato e considerato.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità
Firenze 6 marzo 2024

Gruppo Cartabianca
https://www.cartabiancacafe.it/

La gentilezza come valore fondamentale per una convivenza civile e per contrastare il malessere sociale………

Cara gentilezza ti scrivo è la storia che narra di Daniele, un bambino di poco più di dieci anni che scrive una lettera alla gentilezza immaginandola come una giovane donna con le ali per poter volare e portare gentilezza in tutto il mondo.
Daniele invita la gentilezza a ritornare nella vita di tutti i giorni, chiedendole di uscire dal suo nascondiglio.
Questa lettera diventa parte del libro “Cara Gentilezza ti scrivo” scritto da Gaia Simonetti, una giornalista professionista con una lunga esperienza nel mondo dello sport e Illustrato da Beatrice D’Onofrio.
Il libro non solo mette in evidenza l’importanza della gentilezza nei gesti quotidiani e nei rapporti interpersonali, ma sottolinea anche il positivo confronto tra le generazioni.
La storia racconta di come un bambino conservi la speranza di ritrovare la gentilezza nei piccoli gesti, mentre la nonna, a cui segretamente leggerà la lettera, rappresenta un’altra prospettiva generazionale.
“Cara Gentilezza ti scrivo” include la prefazione de giornalista Riccardo Cucchi e l’introduzione di Anna Astori, mamma del calciatore Davide Astori, che ricorda la gentilezza di suo figlio come una delle sue forze.
Il libro “Cara gentilezza ti scrivo” è un’opera che vuole contribuire a sottolineare l’importanza della gentilezza come valore fondamentale per una convivenza civile e per contrastare il malessere sociale.
“Cara gentilezza ti scrivo”, edito da “I libri di Mompracem” è disponibile in libreria e sulle piattaforme web.
Gaia Simonetti, persona sempre attenta alle necessità e problematiche sociali, applica la gentilezza come filosofia di vita.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità

Libreria Gioberti I libri di Mompracem Ministero della Cultura

L’ Inalienabile storia delle donne protagoniste di epoche passate e contemporanee……

“Firenze Archeofilm” in programmazione dal 6 al 10 marzo al Cinema La Compagnia di Firenze in via Cavour 50/r è un evento imperdibile giunto al suo sesto anniversario si concentra sui film documentari che esplorano in profondità la condizione femminile nell’antichità e pongono sotto i riflettori le storie ispiratrici di donne contemporanee che si distinguono per il loro impegno nella ricerca scientifica e archeologica.
Il 10 marzo sarà una data significativa, in quanto si commemorerà la tragica scomparsa dell’archeologo Sebastiano Tusa, noto soprintendente del Mare in Sicilia e assessore regionale ai Beni culturali.
In onore della sua memoria, il “Firenze Archeofilm” presenterà due emozionanti pellicole che narrano importanti scoperte archeologiche compiute da Tusa sia in ambiente marino che terrestre. Un elemento che rende unico questo evento è la partecipazione attiva degli studenti universitari, che, in collaborazione con UniFi, formeranno una giuria studentesca per valutare oltre 40 cortometraggi e attribuire il prestigioso “Premio studenti UniFi”.
Al termine della manifestazione, verranno conferiti vari premi per celebrare l’eccellenza nel mondo cinematografico e archeologico. Tra i riconoscimenti ci saranno il “Premio Firenze Archeofilm” al film più votato dal pubblico come giuria popolare, il “Premio Università di Firenze”, il “Premio Studenti UniFi” per il miglior corto cinematografico e il “Premio Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria” per il miglior film di archeologia preistorica. 
Grazie a queste iniziative, si promuove la valorizzazione e la divulgazione della ricerca nel campo archeologico, inclusa la storia delle donne protagoniste di epoche passate e contemporanee. “Firenze Archeofilm” è il Festival internazionale di Archeologia Arte e Ambiente organizzato dalla rivista Archeologia Viva di Giunti Editore.

Riccardo Rescio  –  Firenze 5 marzo 2024


Info e programma completo: www.firenzearcheofilm.it
 

Un viaggio tra mito e realtà nell’antica Grecia………

La Mattonella di Afroditi di Pompeo Maritati è indubbiamente un libro, ma soprattutto è un’immersione totale in un’epoca che intreccia con maestria mitologia, storia e fantasia. Questo viaggio avvincente e senza tempo si configura non solo come una narrazione, ma anche come un’esperienza sensoriale e spirituale che catapulta il lettore-viaggiatore in un universo in cui filosofi e dei dell’Olimpo convivono con gli uomini. Tra questi spiccano figure illustri quali Platone, Socrate, Aristotele, Pericle ed Omero, ma anche quella di una dea fino ad ora ignota, Korallia, dominatrice del Mediterraneo e particolarmente legata all’isola di Aegina, scelta come dimora eterna dagli dei. L’opera tesse una trama densa di personaggi, filosofi e miti, che si intrecciano mirabilmente con la realtà, dipanandosi attraverso i suggestivi scenari dell’epoca. Il libro celebra con fervore la cultura greca, rievocando la sua storia, la mitologia, la filosofia, l’arte e la bellezza intrinseca. “La Mattonella di Afroditi” si distingue per un flusso narrativo fluido e accattivante, un trait d’union tra le pagine che trascina il lettore già dalle prime righe, in un viaggio tra sogno e realtà, mito e verità storica. La lettura diventa così un’esperienza di riflessione profonda sulla natura stessa della storia narrata, spingendo a chiedersi se non celino al loro interno una veridicità sorprendentemente tangibile. Attraverso un sapiente equilibrio di fantasia e erudizione storica, l’autore offre un libro che incanta e appassiona, incitando il lettore a proseguire l’esplorazione dei confini tra mito e realtà. Per gli appassionati di mitologia greca e di storia della Grecia classica, “La Mattonella di Afroditi” è un’opera imperdibile. Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità Firenze 4 marzo 2024

Un luogo dove l’ospitalità si fonde con la maestria culinaria………

Cartabianca Club: Esplora un Mondo di Gusti e Delizie
di Riccardo Rescio

Immergiti in un viaggio culinario senza confini con Cartabianca Club a San Mauro a Signa, dove ogni istante si trasforma in un’esperienza memorabile. Dal caffè ai dolci più prelibati, fino a pranzi e cene rilassanti con amici e familiari, questo club è il rifugio perfetto per coloro che cercano qualità e un’accoglienza calorosa. Sotto la guida illuminata di Massimo Morandi, un imprenditore con oltre un decennio di dedizione, Cartabianca Club ha portato il suo calore da Firenze a Sesto Fiorentino, Osmannoro, Calenzano e Prato, diventando un punto di riferimento in tutta la zona. Il segreto del suo successo risiede in un modello d’affari unico che si divide elegantemente in due concetti distinti: Cartabianca Café e Cartabianca Club, entrambi pensati per soddisfare le esigenze più disparate della clientela. Al centro di questa strategia vincente si trova il “progetto fedeltà”, un’app innovativa che premia la lealtà degli ospiti tramutando ogni euro speso in punti fedeltà, che possono essere scambiati con esclusive cene omaggio o prestigiose bottiglie di Champagne presso il ristorante di Cartabianca Club a San Mauro. Nonostante non sia situato nel cuore di una grande metropoli, Cartabianca Club è riuscito a superare i confini geografici attirando clientela da ogni parte desiderosa di scoprire il suo variegato menu stagionale. Da carni fresche a delizie marine, passando per pizze fragranti cotte nel forno a legna e una selezione curata di vini e birre artigianali, ogni piatto è un viaggio nei gusti autentici che rappresentano la passione e l’eccellenza culinaria del Cartabianca Club. Un luogo dove l’ospitalità si fonde con la maestria culinaria per creare esperienze indimenticabili.

Firenze, 5 marzo 2024

Visita il sito ufficiale per saperne di più: Cartabianca Café

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