Il paranoico bisogno di ostentare il proprio sapere, molto spesso solo nozionistico, raramente frutto di una profonda metabolizzazione delle conoscenze acquisite, rappresenta una tematica di grande interesse nel contesto della psicologia individuale e sociale.
Questa tendenza, identificabile sia in ambiti professionali sia nella vita quotidiana, si manifesta attraverso una eccessiva esternazione, di nomi, dati, date e ricercate altrui citazioni.
Che il sapere sia di natura specifica, legato cioè a una determinata disciplina o competenza, o generalistica, abbracciando un ampio spettro di argomenti, ciò che accomuna le diverse manifestazioni di questo comportamento è una ricerca quasi ossessiva di ammirazione e validazione esterna.
Un primo aspetto da considerare è la radice psicologica di tale comportamento.
L’ostentazione paranoica del sapere, più che un semplice desiderio di condividere informazioni, sembra scaturire da un profondo bisogno di riconoscimento e dall’insicurezza personale. Individui che presentano questo tipo di comportamento spesso si rifugiano nel sapere come mezzo per compensare percezioni di inadeguatezza in altre aree della loro vita.
Il fenomeno dell’ostentazione paranoica del sapere è configurabile come una patologia, una iper reazione alle paure di inadeguatezza al contesto sociale in cui ci si ritrova.
L’esibizione di conoscenza diventa quindi un’armatura contro il giudizio altrui e un metodo per stabilire una posizione di superiorità sociale e intellettuale.
Dal punto di vista sociale, questo fenomeno può avere ripercussioni significative sul tessuto delle relazioni interpersonali.
La comunicazione viene distorta dalla preponderanza di un dialogo unilaterale, dove l’ascolto e lo scambio reciproco di idee vengono soffocati da un flusso incessante di informazioni spesso non richieste.
Questa dinamica può portare a un deterioramento delle relazioni, con sentimenti di frustrazione, incomprensione e distanza emotiva che emergono tra gli individui coinvolti.
Analizzando l’impatto nelle varie sfere della vita quotidiana, è evidente come l’ostentazione del sapere possa creare barriere anche nel mondo del lavoro, influenzando negativamente il clima aziendale e la collaborazione tra colleghi. In ambito accademico, può disincentivare la partecipazione attiva e il confronto costruttivo, elementi fondamentali per un arricchimento intellettuale reciproco e per lo sviluppo di un pensiero critico.
È importante, tuttavia, distinguere tra la condivisione genuina di conoscenza, mossa dalla passione e dal desiderio di arricchimento comune, e la mera ostentazione.
Quest’ultima, priva di una reale volontà di scambio, punta unicamente a elevare lo status dell’individuo, trascurando l’aspetto fondamentale dell’apprendimento reciproco.
In conclusione, l’ostentazione paranoica del sapere va intesa come un campanello d’allarme, un sintomo manifesto di un disagio più profondo legato alla percezione di sé e alla relazione con gli altri.
Affrontare le cause sottostanti a questo comportamento, attraverso un percorso di consapevolezza e crescita personale, può non solo migliorare il benessere dell’individuo ma anche arricchire le dinamiche relazionali, promuovendo un dialogo autentico e uno scambio intellettuale genuinamente costruttivo.
Firenze 14 aprile 2024

Credito immagine :
https://www.ilgiomba.it/ostentazione-la-maschera-gigantesca-insicurezza/25853

Una risposta a "“Dalla condivisione all’ostentazione” di Riccardo Rescio"

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