Renato Guttuso

Il confronto delle idee, ovviamente, è un fatto positivo e inalienabile in un consesso sociale, poiché rappresenta uno dei fondamenti della crescita collettiva e dello sviluppo culturale. Permette a diverse prospettive di emergere e di entrare in dialogo, favorendo la comprensione reciproca e la condivisione del sapere.
Fatta questa inconfutabile affermazione, bisognerebbe approfondire la questione dividendo il confronto di idee in due filoni principali: il “Words in the Wind”, le parole al vento, come le chiacchiere al bar dello sport o le conversazioni più forbite dei salotti, e il “Words to Build”, le parole per costruire, quelle conversazioni che portano a un concreto confronto di idee, progetti, programmi e soluzioni per il miglioramento comune.
Le prime, le “Words in the Wind”, pur avendo un certo valore nel promuovere la socializzazione e il diffondersi di opinioni, spesso risultano essere fugaci ed effimere.
Queste discussioni tendono a rimanere superficiali e non lasciano un impatto durevole.
Disquisire su dettagli delle questioni, anche se importanti, come le retribuzioni concesse a ruoli o mansioni, non porta a nulla se non c’è una reale volontà di trovare soluzioni efficaci.
Parlare per esempio di un solo specifico aspetto come quello relativo alle retribuzioni, disquisire se dimezzare, azzerare o raddoppiare queste retribuzioni è solo un dispendio di tempo e di energie, soprattutto quando diventa un esercizio retorico, funzionale alla perpetuazione dello status quo.
Invece di focalizzarsi su queste discussioni sterili, sarebbe molto più costruttivo concentrare le energie su un confronto di idee, suggerimenti e proposte concrete.
Un macchinario, più o meno complesso, una città, una regione e una nazione possono funzionare solo se tutte le componenti sono tra loro comunicanti in un sistema sinergico e funzionale al loro scopo, esattamente come avviene nel corpo umano.
Ogni organo del corpo umano ha una funzione specifica ma è strettamente legato agli altri, se uno di essi non funziona correttamente, l’intero organismo ne risente.
Se avessimo l’ardire di paragonare ogni nostro singolo organo a quelli che impropriamente vengono definiti organi di una città, di una regione e di una nazione, avremmo la conferma che la loro presunzione di autonomia funzionale, senza un’interdipendenza coerente e armonica, non porterebbe mai a nulla di buono.
Quindi, in conclusione, gli organi istituzionali devono rispondere al concetto di interdipendenza, di funzionalità e di responsabilità.
Il funzionamento efficace di qualsiasi sistema complesso richiede la cooperazione e il coordinamento tra tutte le sue parti, indipendentemente dal loro ruolo singolare.
Sta a tutti noi il compito di suggerire come, dove e quando portare quei correttivi utili a far sì che la macchina proceda senza intoppi e che il corpo sociale viva e prosperi.
Ogni individuo deve sentire la responsabilità di contribuire al processo, partecipando attivamente e costruttivamente al dialogo, con la consapevolezza che solo attraverso il pensiero collaborativo e innovativo si può raggiungere un progresso reale e duraturo. Firenze 23 maggio 2024

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