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“La Bellezza è nella Luce”
di Anna Micheletti
Sono sempre stata iperattiva, fin da quando ero ancora nella pancia.
Infatti, anziché nascere a Johannesburg (Sud Africa) od a Salisbury (Zimbabwe) nacqui, decisamente anticipatamente, a Beira, Mozambico.
Beira, cittadina dalle spiagge lunghissime e dorate bagnate da acque calde turchesi le cui onde oceaniche Indiane portano migliaia di vongole, ma anche squali spaventosi.
La mia iperattività – disperazione di mia madre – mi condusse a quattro anni e mezzo sui banchi scolastici, accompagnata dal viatico incoraggiante del preside: “vediamo se c’è la farà a passare l’esame di fine anno”.
Laggiù, nell’Africa Australe Britannica, gli esami scolastici si svolgevano a dicembre ed in base ai voti ottenuti si determinava in quale classe si sarebbe stati inseriti.
La classe A per i voti più alti etc. Ce la feci.
Riuscii poi a diplomarmi con il Lycentiate Diploma del Trinity College of Music, London in pianoforte classico – con 2 anni d’anticipo e con esaminatore very, very British giunto appositamente da Londra – ed ad essere accettata alla Witwatersrand Univeristy Medical School di Johannesburg (120 posti su 3000 domande).
Il mio destino comunque era già segnato.
Sarei andata a vivere in Italia, Paese a me totalmente ignoto, dove ci condusse mio padre i suoi motivi di salute.
La vita in Sud Africa era brutta ed al contempo bellissima.
La bruttezza risiedeva nel grembo orrido, soffocante e buio del più bieco apartheid: onnipresente, rigido, iniquo e apparentemente senza speranza o risoluzione.
Per fortuna, c’era il grande Madiba.
In prigione a Robben Island, ma resistette tanto da portare il Paese dell’Arcobaleno alla luce.
La bellezza è nella luce, nel profumo della terra al tramonto, nella meraviglia della sua flora e fauna e delle sue montagne Drakensberg (Monti dei Draghi) le più antiche al mondo, l’ultimo residuo di Gondwana.
Il fascino risiede nei nomi dei luoghi e della storia indigena africana: Bulawayo, Zambesi, Limpopo, Kalahari, Karoo, Umhlanga, Knysna. Luoghi visitati, vissuti, studiati e tuttora ricordati e molto amati.
Sono sempre andata fiera della mia educazione “anglocattoboera”.
Sicuramente la disciplina della componente “anglo” mi aiutò a superare le difficoltà immani che dovetti affrontare “da immigrante” quale mi sentivo nei primi anni di Medicina e Chirurgia. Nulla sapevo degli usi, costumi, consuetudini dell’Italia. Non parlavo l’italiano.
La caparbietà tipica dei boeri mi sostenne in quei primi anni della laurea, nelle successive tre specializzazioni e nella professione medica che è la mia gioia e passione.
La stessa gioia e gratitudine che ho verso l’Entità Superiore che mi ha concesso di vivere, vedere, capire la mia vita così varia e che ha radici profonde quanto quelle del baobab.
Anna Micheletti
Nata in Africa Australe cresce nella cultura anglosassone con l’inglese come madrelingua, si trasferisce a Genova laureandosi in medicina e Chirurgia. Lo studio della genomica, l’osservazione degli effetti che l’interazione tra clima, territorio ed alimentazione ha sulla longevità della popolazione genovese, insieme alla crescente preoccupazione di prevenire gli effetti dell’invecchiamento e l’insorgenza delle malattie degenerative croniche, la portano a sviluppare il Progetto Vitality and Longevity: Know Thyself.
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